Piero Castoro è insegnante di filosofia. Ha pubblicato il romanzo Farauall, un saggio, Albert Camus, Il Pensiero Meridiano ed è fra i curatori del volume Alta Murgia: natura, storia, immagini.

Dai tuoi studi su Albert Camus, emerge una figura inserita in modo significativo anche nelle riflessioni più attuali sul Mediterraneo...
Camus è, come dicono i Francesi, un pied-noir, un francese d’Algeria. Camus è uno scrittore algerino, nato in Algeria e vissuto in Algeria fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quindi per gran parte della sua giovinezza.
Ad Algeri ha vissuto nel quartiere di Belcourt, a stretto contatto con la popolazione indigena musulmana. Gran parte dei Francesi che risiedevano in Algeria era lì in seguito alla repressione della Comune di Parigi o della guerra franco-prussiana. Era figlio di emigranti indigenti, suo padre morì nella battaglia della Marna quando lui era piccolissimo. La sua cultura si forma a contatto con il Mediterraneo, con il pensiero solare, con il pensiero meridiano. Gli fu possibile studiare grazie alla sensibilità di qualche insegnante.
Che cos’è il "pensiero meridiano"?
Camus precisa fin dall’inizio che non si tratta di una sorta di nazionalismo del sole. I nazionalismi, secondo lui, nascono come segni di decadenza. Il tema è affrontato a partire dalle sue prime opere: Il diritto e il rovescio e Nozze, dove si assiste all’ unione, all’integrazione dello scrittore con la natura e il paesaggio del Mediterraneo. Il paesaggio è fondamentale nell’opera di Camus: egli avverte che ai popoli mediterranei occorre una politica mediterranea. Il Camus povero, in un quartiere povero, a contatto con la popolazione araba, non ha mai sofferto le privazioni della natura. Il sole, il mare, in Africa, dice Camus, non costano niente. Quando, malato di tubercolosi, Camus si reca in Francia per curarsi meglio, vi resta prigioniero a causa dell’invasione tedesca. Lì scopre altre forme di povertà, quelle brutali dei sobborghi metropolitani. La povertà, riflette, non è la stessa sotto cieli diversi. Il privilegio del clima, il sole, la presenza della natura, allietano pure le povertà. Il discorso sul fascismo è analogo, e giunge a seguito di un viaggio in canoa compiuto fra il 1937 e il 1938 insieme a sua moglie e a un suo amico attraverso l’Europa lungo il Danubio, fino a Praga. In Germania, pensa Camus, il fascismo è stampato persino sui volti dei passanti, nei gesti, negli sguardi. In Italia, invece, il fascismo non ha potuto addomesticare il paesaggio.
Considerare che il clima mediterraneo renda più sopportabili le povertà non deve assumere il tono della rivalsa. Il Mediterraneo è per Camus il luogo dell’incontro di varie di culture, la sintesi di grandi processi culturali. L’Europa del Nord cerca spesso non solo di dimenticare, ma anche di ostacolare, la sintesi tra le culture, mentre il pensiero meridiano vuole essere un avvertimento alla coscienza storica europea sull’ostracismo di cui è vittima la cultura mediterranea. Riscoprendo le tradizioni della cultura mediterranea, e prima di tutto la cultura del dialogo, Camus offre il pensiero meridiano come contrappeso al nichilismo contemporaneo, localizzato nei luoghi del progresso dove maggiormente si condensano le contraddizioni della modernità.
Si tratta di una sorta di ricetta per uscire dalla decadenza moderna?
Camus indica la soluzione in un patto, in un dialogo con la cultura mediterranea, quella algerina per esempio, dove al tempo di Camus (anni ’30-’40) era possibile sperimentare il rinnovamento dei linguaggi, della politica, una ricodificazione dei termini imposti fino ad allora da una tradizione obsoleta quale quella del marxismo e delle altre ideologie sviluppatesi fino ad allora. Era chiaro a Camus che le ideologie, dalla Rivoluzione Francese in poi, non riuscivano a contenere, a comprendere, i nuovi eventi. In Algeria il confronto non era tra comunismo e capitalismo, ma tra Nord e Sud, tra Paesi ricchi e Paesi poveri, così come la coscienza storica contemporanea sembra aver finalmente compreso. L’Algeria di Camus, ove convivevano Francesi, Berberi e Maghrebini, era un laboratorio del dialogo. L’intellighèntia francese contemporanea a Camus non colse questo aspetto, pertanto non apprezzò le posizioni di Camus sul destino dell’Algeria, che furono considerate ambigue. Molti erano persuasi di una soluzione categorica come quella dell’ indipendenza dell’Algeria, una realtà nazionale che non era mai esistita, anche a prezz ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!