Angelo Speranza è direttore e amministratore delegato del Catas, centro per la ricerca e laboratorio prove nel settore del legno, di San Giovanni al Natisone, in provincia di Udine.

Questo distretto della sedia ha un’origine curiosa...
In effetti è una storia un po’ strana. A metà del secolo scorso, qui c’era un paese, Mariano, allora austriaco, a cui Maria Teresa d’Austria -così riportano le ricerche- aveva lasciato una selva che si trova appena varcato il confine, in Yugoslavia, e gli aveva dato la possibilità di tagliare un po’ di alberi per costruire la chiesa. Gli abitanti di Mariano però, dopo aver costruito la chiesa, si erano trovati con della legna avanzata e così hanno cominciato a costruire sedie e anche ad esportarle. Infatti fin da allora si misero a vendere le sedie per apertura di credito in Turchia. Andavano con i carri da Mariano a Monfalcone, mettevano le sedie sulla ferrovia e vendevano in Turchia. Infatti lo sbocco in quegli anni erano i paesi mediterranei, innanzitutto Malta che faceva da distributore per tutto il nord dell’Africa.
Poi a seguito delle vicissitudini storiche, il confine tra Italia e l’Austria è stato spostato, per cui per vendere in Italia erano costretti a pagare dei dazi, e in più produrre di là costava di più. Così l’economia ha fatto trasferire la produzione: sono venuti qua, scoprendo anche il grosso vantaggio della presenza di canalizzazioni fatte dai signori di allora che portavano l’acqua dalle colline di Udine fino alle loro ville; utilizzavano i salti di queste canalizzazioni anche per tagliare il legno. E’ cominciata così. A Udine già all’inizio del ’900 c’era un’azienda di produzione di sedie che aveva 300-400 persone.
A quanto ammonta oggi la produzione di sedie nel distretto?
A suo tempo, avevo cominciato a fare un’indagine sui dati di consumo del legname, di vernice e colle, adesivi, calcolando una produzione di 70.000 sedie al giorno, che se si moltiplicano per 220-230 giorni all’anno vengono fuori intorno ai 20 milioni. Qua parlano anche di 40 milioni di sedie all’anno, ma a me paiono eccessivi.
In origine era Manzano la zona più importante, tant’è che San Giovanni si chiamava "San Giovanni di Manzano", quasi fosse una frazione. In seguito però Manzano, superando i 5000 abitanti, ha cominciato a essere gestito come i comuni grandi, perdendo i vantaggi di una situazione in cui il sindaco faceva praticamente quello che voleva e soprattutto prendeva decisioni in tempi rapidi. Inoltre le aziende erano tutte ubicate al centro, perché uno cominciava dal sottoscala per mettersi in proprio e poi si allargava un po’ alla volta. A un certo punto, però, questa situazione è diventata insostenibile, la gente cominciava a protestare per il rumore, la polvere, la verniciatura, per cui chi l’ha potuto fare si è trasferito a San Giovanni. Così Manzano si è spopolata di aziende, ma non della popolazione che invece è rimasta, a vantaggio di San Giovanni e degli altri comuni limitrofi.
Comunque se una volta si parlava del "triangolo della sedia", adesso ci troviamo di fronte un dodecaedro o qualcosa del genere.
Che tipo di sedia viene prodotta qui?
Tutte le tipologie, da quelle per la cucina a quelle da soggiorno. L’unica specificità riguarda i materiali. C’è stata una notevole evoluzione in questo ambito: dal legno si è passati al ferro -adesso si sta utilizzando un misto legno-ferro. Non si è passati alla sedia completamente in plastica, per via dei grossi investimenti che si dovrebbero fare in questo caso.
La materia prima che viene usata è di provenienza straniera, da sempre sono i paesi dell’Est a fornirla perché di fatto sono i principali produttori di faggio, che è il legno principe: l’80% delle sedie in legno sono in faggio. La novità degli ultimi anni è data da alcune aziende che hanno aperto delle filiali in alcuni paesi dell’Est che forniscono semilavorati. Non vanno più là a comprare il legno, ma vanno a investire.
Il trasferimento di queste fasi di lavorazione all’estero non ha però inciso sulla qualità del prodotto, perché vengono svolte solo le prime fasi della lavorazione. Su alcune tipologie di sedie, come le sedie curvate, si era cercato di rivolgersi all’estero, ma erano sorti seri problemi dal punto di vista qualitativo: la verniciatura, per esempio, doveva essere rifatta.
Il procedimento di lavorazione è cambiato nel tempo?
I cicli sono sempre quelli, però ci sono state enormi trasformazioni nelle attrezzature. Tra l’altro in qu ...[continua]

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