Alfonso Botti, storico, insegna Storia dell’Europa all’Università di Urbino. Condirettore della rivista Spagna contemporanea, ha tra l’altro pubblicato Nazionalcattolicesimo e Spagna nuova, 1881-1975 (ed. Franco Angeli, 1992)

Le polemiche che periodicamente si innescano a proposito della guerra civile spagnola sembrano nascere dall’impossibilità di un giudizio storico obiettivo su questo avvenimento cruciale per la storia del secolo....
Non è così. La ricerca ha oggi materiale sufficiente per consentire un giudizio storico che, però, non necessariamente deve essere univoco. Proprio perché un giudizio storico è possibile, penso che le polemiche sulla guerra di Spagna trovino quasi sempre la loro ragione in motivi che esulano dalla guerra di Spagna stessa. Tali polemiche, infatti, spesso dimenticano un dato primario, che emerge con forza quanto più ci allontaniamo dagli anni ’30, e cioè che la guerra civile spagnola è innanzitutto la guerra civile spagnola. Cioè una guerra le cui origini e motivazioni dipendono dalla storia della Spagna, soprattutto da quella dell’800 e del primo ’900. Questo, ovviamente, non vuol dire che il contesto internazionale contemporaneo allo scoppio della guerra e quello seguito a tale scoppio non l’abbiano condizionata. Ma anche l’internazionalizzazione nulla toglie al dato centrale: la guerra civile spagnola è prima di tutto un fatto spagnolo, che nasce a partire dalla reazione popolare che, il 19 luglio 1936, impedì la piena riuscita del colpo di stato militare -guidato da Emilio Mola, Francisco Franco e altri militari- contro la repubblica democraticamente eletta.
Di colpi di stato militari, però, in Spagna ce n’erano stati anche in precedenza e quindi, per capire la specificità della guerra civile, occorre chiedersi perché proprio questo fallisca e inneschi una guerra che dura tre anni. A me sembra chiaro che il fallimento del colpo di stato sia da attribuire al fatto che la società spagnola della metà degli anni ’30 non era più la società spagnola che, ad esempio, non aveva reagito più di tanto al precedente colpo di stato, quello attuato nel 1923 da Primo de Rivera.
A partire dalla fine degli anni ’20, e soprattutto dalla caduta della monarchia col conseguente avvento della repubblica, nel 1931, il contesto spagnolo si era fatto molto complesso e contraddittorio. La politica si era socializzata, diventando un fenomeno di massa, mentre la repubblica aveva avviato -soprattutto nel primo biennio, quello maggiormente riformatore- una serie di riforme che avevano non poco mutato l’intera società spagnola. Proprio tali riforme, attuate in pochissimo tempo, avevano coalizzato contro la repubblica tutti coloro i cui interessi erano stati toccati: la Chiesa e gran parte del mondo cattolico per via della politica di tipo anticlericale, i latifondisti -i tierratenientes- a causa della riforma agraria, molti settori militari in seguito della riforma dell’esercito. Tutte queste forze si allearono e arrivarono a vincere le elezioni del ’33, che portarono al governo una coalizione di centro-destra comprendente i radicali di Lerroux e la sempre più fascistizzante Ceda (Confederacion española de derechas autonomas), il partito di Gil Robles. Contro questo governo le lotte popolari e delle sinistre furono durissime, come durissima fu la repressione governativa, fino ad arrivare alle elezioni del febbraio ’36, in cui a vincere di stretta misura fu il Fronte Popolare, che raggruppava tutti i partiti democratici e della sinistra e godeva anche dell’appoggio di fatto degli anarcosindacalisti. Fu contro tale governo che Franco e gli altri insorsero, partendo dal Marocco spagnolo in cui erano localizzate molte delle truppe loro fedeli. E proprio all’interno della risposta popolare che ostacolò il tentativo franchista si innescarono le dinamiche rivoluzionarie che tanto colpirono gli animi della sinistra europea.
Se si dimentica tutto questo, cioè se si dimenticano i motivi specificamente dovuti alla situazione spagnola, non si può comprendere la natura della guerra di Spagna e si finisce per giudicarla con ottiche che ne confondono i termini. Spesso, infatti, si sostiene che la guerra di Spagna è la prima battaglia della seconda guerra mondiale o che è stato l’ultimo grande tentativo di rivoluzione proletaria in Europa: tutte cose vere, ma solo da un certo momento in poi e fatta la fondamentale premessa cui ho accennato.
Quello che comunque colpisce è che la guerra di Spagna si sia ...[continua]

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