Patrizia Costantini, 47 anni, vive e lavora a Vicenza.

Allora, dopo vent’anni, mi sono detta: i ragazzi sono grandi, non hanno più bisogno della mia presenza costante, sto bene, tra l’altro ho un livello di contribuzioni che in effetti non è né carne né pesce, perché con 27 anni di contributi non è da pensione e non è… E così ho preso la decisione: “Bene, si cambia”.

Io sono nata in una famiglia di commercianti e artigiani; avevamo un panificio con la rivendita del pane, quindi sono nata in un negozio e con un mestiere, quello del panificatore. Fare il pane è un bellissimo lavoro, ma comporta tanti sacrifici: intanto occorre alzarsi presto la mattina, tutte le mattine, senza contare che la preparazione dell’impasto si fa la sera prima, per cui sei condizionato anche la domenica sera.
Quando ho cominciato a lavorare al panificio? Durante le vacanze estive l’ho sempre fatto, anche quando finivo i compiti al pomeriggio, andavo lì, anzi facevo i compiti in laboratorio, si viveva lì; da bambina salivo sullo scalino del banco per dare il resto. Quando si nasce in negozio, si comincia subito: “Aiutami, prendimi questo, prendimi quello…”, è automatico.
Dopo vent’anni di una vita così, però, i miei genitori hanno deciso di cedere il forno.
Io sono andata a lavorare in un’assicurazione, dove sono rimasta circa tre anni, mi trovavo molto bene, non rimpiangevo assolutamente il panificio, anche perché era un orario diverso, e poi il sabato e la domenica a casa; tutto più tranquillo. Ma è stata una parentesi. I miei genitori, infatti, ceduto il forno, ed essendo ancora abbastanza giovani, hanno pensato bene di rilevare un altro negozio, ma solo se ci andavo anch’io. Perché anche loro avevano un’età, per cui erano troppo giovani per lasciare, troppo vecchi per ricominciare… Ho accettato: “Va bene, per un po’ di mesi, fino a che non vi avviate, vengo ad aiutarvi…”. Ci sono rimasta vent’anni.
Era un negozio di vernici, colori per l’interno e l’esterno della casa, per l’edilizia, tendaggi, cornici, belle arti, tutto quanto inerente alla pittura…
Un lavoro con pro e contro, come tutti, che però mi ha permesso di allevare due figli: non sono mai mancata a una festa dell’asilo, sono sempre andata a tutte le riunioni alle elementari, dai professori alle medie. Sempre senza problemi, perché in tre, il papà, la mamma e io, ci gestivamo…
E’ andata avanti vent’anni.
Il lavoro in proprio è sicuramente il migliore che si possa fare, però bisogna anche riuscire a mantenerlo. Insomma, a un certo punto è diventato sempre più difficile barcamenarsi, anche perché in breve tempo erano arrivati i centri commerciali… E’ stata una disfatta praticamente.
Nel frattempo i miei infatti si erano ritirati, mio padre era arrivato alla pensione, mia madre pure. Poi mio padre nel frattempo era morto e mia madre mi aiutava perché altrimenti con una famiglia non sarei stata in grado di gestire due figli, anche perché mio marito era sempre in giro per lavoro: partiva al martedì mattina e tornava al giovedì o al venerdì.

Allora dov’ero arrivata? A quando ho preso la decisione: “Si cambia”. “Sì, ma cosa vado a fare?”. Commessa no, perché bisogna lavorare il sabato e uno dei motivi per cui ho ceduto il negozio è stato anche perché arrivare a casa tutte le sere a un quarto alle otto…
Un’amica mi ha detto che stavano facendo dei corsi alla Cisl per la stesura delle dichiarazioni dei redditi. Ho presentato la domanda, che è stata accolta, così ho subito fatto un corso e poi ho cominciato con le dichiarazioni “in diretta”, col cliente. Io per vent’anni non avevo mai usato il computer. Avevo pensato di metterlo nel negozio per gestire il magazzino, le entrate e uscite, la contabilità, però poi era sopraggiunta l’idea di cederlo e quindi non vai a fare investimenti, che magari poi vendi tutto…
Insomma, rispetto alla normativa non c’erano problemi perché avevo delle dispense da studiare, però il computer, inserire i dati, quello sì era un problema! Comunque, chiuso il negozio, ho passato un mese a fare delle simulazioni di dichiarazione: al pomeriggio andavo e inserivo dei dati di dichiarazioni vecchie, per esercitarmi al computer. Infine è arrivato il momento di farle sul serio!
La notte prima non ho dormito. Invece la mattina mi hanno detto: “Vai in cassa” dato che col negozio già lo sapevo fare, e così ho tirato un sospiro di sollievo. Un lunedì mattina però la capo mi ha chiamato: “Guarda che ci manca un ragazzo: tu passi ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!