Anna Maria Tonioni e Simone Sabbatini sono avvocati del Foro di Bologna.

Intanto potete spiegarci cosa sono esattamente questi centri detti Cpt?
Simone Sabbatini. I centri temporanei permanenti sono dei posti dove le persone vengono rinchiuse in attesa di essere espulse. Questo nell’idea del legislatore del ’98, legge Turco-Napolitano. A seguito dell’introduzione delle modifiche della Bossi-Fini c’è stata però un’evoluzione. Intanto sono proliferati, cioè ne sono nati molti di più, e poi sono diventati fondamentali come strumento di carcerazione, di segregazione degli stranieri. Ora infatti l’espulsione è un meccanismo immediatamente esecutivo, automatico. Se tu subisci un decreto di espulsione, da quel momento in avanti devi essere espulso. Per quanto riguarda l’eventuale ricorso, è previsto che tu lo possa fare dall’estero, quindi di fatto la legge esclude l’impugnabilità. Teniamo presente che è normale che chi viene espulso non se ne vada immediatamente: questa gente per venire qui ha corso tali rischi, anche per la vita, che non si può certo pretendere che se ne vada sulla base di un foglio di via rilasciato da una questura di questa o quella città italiana. A quel punto la legge prevede un meccanismo repressivo della disobbedienza: se tu rimani nonostante l’ordine puoi essere addirittura arrestato e messo nel Cpt, che quindi diventa proprio un luogo di smistamento degli stranieri, che vengono tenuti lì mentre si fanno degli accordi con i paesi di provenienza, che chiedono banalmente dei soldi; la Tunisia, ad esempio, chiede tot soldi per ogni rimpatriato. Dopodiché, appena è possibile predisporre un aereo o una nave, (tutti i sabati parte una nave da Genova, il venerdì un aereo di rumeni da Bologna), si riempie il vettore e li si mandano via.
Parliamo di qualcosa di non molto diverso da un meccanismo di tipo lageristico, con persone che vengono rinchiuse sulla base dell’etnia, non di un reato compiuto. Poi, appena si può, li si caccia via, travolgendo ogni eventuale rapporto di lavoro avviato qui. I Cpt sono pieni di colf peruviane o filippine sorprese agli angoli delle strade, di cinesi che a Prato o a Carpi, dove filano il cotone, vengono fermati ai semafori senza documenti; o ancora di rom, che una volta erano tollerati nei campi nomadi, e adesso invece sono diventati anche loro oggetto di espulsione. Diciamo che le modifiche apportate dalla Bossi-Fini in effetti hanno messo a nudo quanto anche la Turco-Napolitano fosse uno strumento inaccettabile per la cultura giuridica, perché fa perdere la libertà personale anche senza aver commesso nessun reato.
Tra l’altro, questo è un provvedimento che il soggetto interessato non riuscirà mai a capire. Quando io vado a fare le convalide al Cpt non riscontro mai la situazione di sottomissione che trovo in carcere. In carcere uno che ha commesso un reato elabora un percorso: all’inizio, certo, tutti sono innocenti, poi però cominciano a dire: “No, in effetti è successo…”. Al Cpt invece c’è solo rabbia. Stanno lì in ciabatte e chiedono: “Perché?”; la domanda è sempre questa: “Perché sto qua?”, non riescono a comprendere. Poi esiste una gradazione, quelli che magari fanno traffici illeciti dicono: “Perché?” a bassa voce; invece chi fa il meccanico, o vende le borse sulle spiagge di Genova-Chiavari, o fa l’apprendista muratore, ti guarda senza comprendere assolutamente nulla della sua situazione. E spesso viene fatto aspettare anche 60 giorni, chiuso là dentro, dopodiché, in assenza di accordi tra il Ministero degli Affari Esteri e il suo paese d’appartenenza, viene rilasciato con un ordine di espulsione.
Inoltre c’è il problema della salute: ci sono quelli che hanno grossi problemi, magari sono malati di Aids e sono venuti qua proprio per avere la possibilità di curarsi. A questo proposito, la legge afferma che avrebbero il diritto di essere curati, invece anche loro vengono rimpatriati. Quindi il Cpt di Bologna si prende la briga di rimandare in Africa della gente con l’Aids che, una volta rientrata, non solo non verrà curata, e quindi molto probabilmente morirà, ma contribuirà a far aumentare l’epidemia. Insomma, vengono travolti tutti i diritti.
Ma la giustificazione qual è? Quella di trattenerli il tempo necessario per appurare il paese d’appartenenza?
Anna Maria Tonioni. Di solito vengono internati o perché non sono identificati, oppure perché non c’è a disposizione il vettore per riportarli nel loro paese d’origine, oppure perché app ...[continua]

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