Aldo Businaro è imprenditore, Clara Peranetti, dirigente della Direzione Turismo, Regione Veneto, Angelo Tàbaro dirigente presso la Direzione Cultura della Regione Veneto.

Il colle della Rocca di Monselice è un parco regionale della Regione Veneto. Come avvenne l’acquisizione?
Aldo Businaro. Ricordo molto bene l’ultima visita che Vittorio Cini fece al suo Castello, di origine ezzeliniana e carrarese e da lui restaurato, accompagnato dalla consorte marchesa Maria Cristina dal Pozzo. Cini, che aveva da tempo passato la soglia dei novant’anni, ci domandò a chi avrebbe dovuto lasciare in eredità il castello e il sovrastante colle. Subito suggerimmo la Fondazione Giorgio Cini a Venezia. Così fu. In seguito fui avvertito da Bruno Visentini, presidente della Fondazione, della decisione di vendere le ex-proprietà Cini in Monselice. Domandai “vendere a chi?” e lui celiando rispose: “Anche alla Volkswagen”, ricordando il precedente della Villa Camerini a Piazzola sul Brenta ceduta alla Siemens. Obiettai: “Professore, per Monselice è l’occasione di ricostruirne la storia fin dalle origini”.
Subito l’argomento circolò nelle sedi amministrative regionali e provinciali. Ci adoperammo per convincere il Consiglio regionale ad acquisire quel patrimonio, che altrimenti sarebbe andato disperso perché gli antiquari già proponevano l’acquisto a porte chiuse. Dopo varie difficoltà nel 1981 l’intero complesso Cini fu acquistato e affidato alla Società a r.l. Rocca di Monselice, i cui esclusivi quotisti in parti uguali sono Regione Veneto, Provincia di Padova e Comune di Monselice.
Iniziarono quindi i lavori. Si trattava di catalogare tutte le collezioni, restaurare il Castello e mettere a norma gli impianti idraulici ed elettrici della Villa Duodo Balbi-Valier. Il colle della Rocca, abbandonato da tempo, ricco di strutture bizantine, longobarde e federiciane, doveva essere oggetto di una campagna di scavi archeologici e di restauri dei vari episodi murari. Celava testimonianze del bizantino castrum Montis Silicis e di una necropoli longobarda ritrovata a mezza costa del colle. Bisognava riscoprire e consolidare i resti della formidabile fortezza di Federico II che avvolgeva l’intero colle e rendere agibile il Mastio ancora integro, al centro della Rocca. Solo per pulire la Rocca, i degradanti terrazzamenti della fortezza franati e riaprire gli antichi sentieri invasi dalla boscaglia, spendemmo 350 milioni.
La fortuna fu quella di trovare nei dirigenti della Regione una immediata corresponsione che consentì via via di constatare l’opportunità di accedere a dei finanziamenti Cee-Regione.
Come mai fu coinvolta la Direzione del Turismo?
Clara Peranetti. Di Monselice mi aveva parlato un collega che aveva lavorato al Consorzio per la valorizzazione dei Colli Euganei, informandomi che c’era una zona “molto bella, ma in stato di abbandono”. Constatai effettivamente una situazione desolante. La gradinata monumentale che fa da sfondo architettonico al piazzale della Villa Duodo Balbi-Valier e lo apre verso la sommità del colle era impraticabile. Pericoli di smottamento incombevano. Mi convinsi della necessità di intervenire. Un primissimo finanziamento fu destinato dalla Giunta regionale all’impianto di riscaldamento e aria condizionata nella biblioteca del Castello (per poterla utilizzare per riunioni) e, primo passo del risanamento del colle, al recupero della scalinata. Utilizzammo dei fondi dell’obiettivo 5B, si considerò quindi il colle di Monselice in termini di sviluppo sostenibile, come un luogo indicato per un finanziamento finalizzato al turismo compatibile con edifici di grande pregio artistico e con un ambiente di elevato significato storico. E con l’orientamento di una gestione economica non in perdita.
Cosa intende per “non in perdita”?
Clara Peranetti. Far fronte ai costi di gestione con destinazioni d’uso e attività compatibili con il bene recuperato, cose che allora erano tutte da inventare e, in parte lo sono ancora. Si pensava a un parcheggio e al restauro di un rustico dove sostare e ristorarsi. La biblioteca del Castello poi è adatta a convegni, come pure la Villa Duodo Balbi-Valier, che aveva già ospitato corsi dell’Università di Padova e congressi accademici.
Una S.r.l, che sostanzialmente è un ente pubblico locale, gestisce una proprietà della Regione ed è condotta da un privato che opera, gratuitamente, come un dirigente pubblico. Una scelta singolare. Il Demanio regionale ha richiesto un ...[continua]

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