Alberto Giovanni Biuso insegna Filosofia della mente presso l’Università di Catania e collabora con numerose riviste. Ha pubblicato L’antropologia di Nietzsche, ed. Morano, 1995; Contro il Sessantotto, ed. Guida, 1998; Antropologia e filosofia, ed Guida, 2000; Cyborgsofia. Introduzione alla filosofia del computer, ed. Il Pozzo di Giacobbe, 2004.

Stai lavorando a una ricerca che si occupa dei rapporti fra una possibile intelligenza artificiale e l’evoluzione dell’umano. Vuoi spiegarne le linee fondamentali?
La mia ricerca, che coinvolge anche i miei studenti, verte sul plesso uomo-mente-tempo, ovvero sui rapporti tra l’antropologia, intesa come visione complessiva dell’essere umano, la mente, nel senso più ampio del termine, e le possibilità di evoluzione dell’umano a partire dalla tecnologia, in particolare dall’intelligenza artificiale. Lo scopo della ricerca è di individuare quali possano essere gli sviluppi e le interazioni possibili di questi rapporti, soprattutto tenendo presenti le varie ipotesi che vanno sotto il nome di post-umano. È chiaro che il mio approccio all’intelligenza artificiale non è tecnico, informatico o computazionale (anche perché non avrei gli strumenti adeguati), ma è soprattutto antropologico e filosofico, e la stessa cosa vale per la mente, della quale sono state date le definizioni più varie e della quale cerchiamo di comprendere non tanto la struttura biologica o neuronale quanto i modi di essere che poi definiscono la specificità della mente umana. La mente, infatti, non è un oggetto ma piuttosto un evento, un processo molto complesso costituito dall’autocoscienza, cioè dal fatto che non soltanto percepiamo un colore o la fame ma sappiamo di percepirli, ne siamo consapevoli. Il secondo elemento fondamentale della mente è l’intenzionalità, una parola tecnica -che ha le sue origini, a metà ‘800, nella filosofia di Brentano, il maestro di Husserl- che indica il fatto che i processi mentali sono sempre “rivolti a qualcosa”, cioè appunto “intenzionati a”. Ciò significa che, ad esempio, “pensare” vuol dire sempre pensare qualcosa o qualcuno; temere, amare, significano sempre temere o amare qualcuno o qualcosa e così via. L’intenzionalità indica che i processi mentali sono strutturalmente teleologici, cioè diretti verso quanto non è in loro, e questo vale per qualunque tipo di mente concepibile: umana, artificiale, marziana, divina. Quindi la mente è coscienza, la mente è intenzionalità ma la mente è anche corpo. Questo del body-mind problem è un elemento essenziale della nostra ricerca ed è tra i più difficili da affrontare. Il problema mente-corpo, infatti, ha avuto, e ha, le risposte più diverse, non di rado assolutamente contrastanti, e io credo sia un problema che si possa risolvere soltanto a partire dalla consapevolezza che corpo e mente indicano due aspetti diversi ma inscindibili della stessa realtà.
Faccio un esempio banale: la moneta da un euro da un lato ha l’Europa e dall’altro ha l’uomo vitruviano: le due immagini sono certo diverse e sarebbe sciocco confonderle, ma l’oggetto è lo stesso e le due facce sono due aspetti non separabili della stessa realtà. Il tener insieme, inscindibilmente, mente e corpo è un’ipotesi che va contro la tradizione dualistica, sia essa platonica o cartesiana -per cui mente e corpo sono due realtà concomitanti ma totalmente separate-, ma va anche contro la concezione materialistica, per la quale la mente è, in fondo, solo una funzione del corpo e tutto è riducibile a meccanismi biologici.
La mia posizione è quindi critica sia nei confronti del dualismo (che mi pare non spieghi perché, se le due cose sono separate, non sia in alcun modo pensabile una mente senza un corpo), che nei confronti del monismo materialistico, soprattutto quando si articola come riduzionismo e vuole interamente spiegare una realtà più complessa sulla base di una realtà più semplice -cosicché la biologia sarebbe solo una funzione della chimica e la chimica una funzione della fisica- riducendo l’essere umano a puro meccanismo neuronale.
E’ la logica che, ad esempio, porta qualcuno a ricercare il gene dell’omosessualità…
Esattamente. Dicevo comunque che la mente è coscienza, è intenzionalità, è corpo, ma a me pare che vada aggiunto un quarto elemento essenziale: il tempo, perché la mente è tempo, tempo incarnato. Infatti, tutti questi aspetti -la coscienza, l’intenzionalità, il corpo, che rapporti hanno tra di loro? Come si spiegano? In altri termini, ...[continua]

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