François Gèze è direttore generale delle Editions La Découverte dal 1982 (nel 1998, la casa editrice è stata integrata nel gruppo Havas, ora Editis). E’ inoltre presidente del gruppo degli editori in scienze umanistiche e sociali del “Syndicat national de l’édition” e vice-presidente del “Centre français d’exploitation du droit de copie” (CFC) che ha presieduto tra il 1996 e il 1999.

Il 17 ottobre 1961, alla vigilia della fine della guerra, una manifestazione di protesta degli immigrati algerini contro l’imposizione di un coprifuoco selettivo si concluse con l’arresto di migliaia di manifestanti e con un’esplosione di violenza sanguinaria da parte della polizia, che fece circa 200 morti e migliaia di feriti. La vicenda venne passata sotto silenzio dalla stampa e presto rimossa. Possiamo ricordare quell’episodio?
Si era verso la fine della guerra e risultava del tutto evidente che la Francia si sarebbe ritirata e l’Algeria sarebbe diventata indipendente. Era quindi un periodo di particolare tensione perché, paradossalmente, la decisione politica di porre fine al conflitto era stata presa dal generale De Gaulle contro una parte dell’opinione pubblica francese, soprattutto i coloni d’Algeria e l’esercito, impegnato in questa guerra dal 1954.
Questa tensione riguardava ovviamente anche la comunità algerina immigrata in territorio francese, che costituiva una pedina politica di fondamentale importanza, sia per l’Fln che per il governo. L’Fln, infatti, grazie a un’organizzazione capillare capace di mobilitarsi per finanziamenti, collette, sottoscrizioni, traeva da questa comunità la maggior parte delle sue risorse. C’è da dire che molti algerini vi avevano aderito spontaneamente, ma molti altri vi erano invece stati costretti. Va infatti ricordato che c’è stata una guerra anche sul territorio francese, fra gli algerini sostenitori dell’Fln e quelli del Movimento Nazionale Algerino di Messali Hadj. Dall’altra parte c’erano però il governo e la polizia, che sottoponevano la comunità algerina di Francia a controlli di polizia molto pesanti. Ad aggravare la tensione, intervenne poi il fatto che all’interno dell’Fln, ad un certo punto si aprì un dibattito sulla possibilità di compiere azioni armate anche in territorio francese; la scelta venne scartata, ma dal governo fu percepita ugualmente come una minaccia.
Faccio queste premesse perché è importante ricostruire il clima di quegli anni; diversamente gli avvenimenti del 17 ottobre ’61 paiono non avere alcuna logica. In realtà invece non furono un’anomalia, una mostruosità isolata, un momento di follia, si collocarono all’interno di un continuum di anni di sorveglianza e repressione feroce degli algerini di Francia da parte della polizia francese.
La repressione infatti era iniziata un po’ in sordina, con avvenimenti e episodi isolati, per poi aumentare a partire dal ’55, in concomitanza con l’invio di contingenti francesi. Fu a quel punto che cominciarono i controlli e le repressioni che si inasprirono con la battaglia di Algeri.
Il ‘58 quando arriva a Parigi Maurice Papon, come Préfet de Police (carica all’epoca della massima importanza, equivalente più o meno al nostro Questore) rappresenta un’altra data decisiva. Siccome la fetta più consistente degli immigrati algerini si era insediata nella regione parigina, Papon fu incaricato della loro sorveglianza, compito che assolse con metodi terribili, che non avevano niente da invidiare a quelli usati dall’esercito in Algeria. A questo proposito c’è un libro pubblicato da François Maspéro, Les Harkis à Paris, che colloca l’arrivo degli Harki (ovvero gli algerini che si erano schierati coi francesi) proprio nel 1960. In alcuni quartieri c’erano parecchi alberghi occupati da forze ausiliarie che arrestavano e torturavano sistematicamente le persone nelle cantine.
Insomma, nel ’61 sono già parecchi anni che gli algerini in Francia sono sottoposti a una tensione terribile.
Arriviamo così all’ottobre 1961, a guerra praticamente finita, quando Maurice Papon decreta il coprifuoco per gli algerini della regione parigina, una misura coercitiva estremamente violenta e severa. La federazione di Francia dell’Fln, come forma di protesta indice una grande manifestazione assolutamente pacifica, con una parola d’ordine rigorosa: niente armi -allo scopo vengono mobilitati anche donne e bambini.
Questa decisione, tra l’altro, fu il frutto di un acceso dibattito all’interno dell’Fln. In precedenza si erano svolte a ...[continua]

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