Luciano Casmiro è direttore di Cercal (Centro ricerca e scuola internazionale calzaturiera), con sede a San Mauro Pascoli.

Ci può parlare del distretto di San Mauro?
In realtà si tratta del distretto della Valle del Rubicone, che comprende tre comuni, San Mauro, Savignano e Gatteo, e conta (tra grandi, medie e piccole), 160 imprese, tutte del settore calzaturiero e pelletteria. E’ un comparto che nel complesso occupa circa 3000 addetti e rappresenta oramai il 60-70% della produzione dell’intera Emilia Romagna; mentre le imprese che lo compongono sono specializzate lungo tutta la filiera produttiva: alcune fanno il prodotto finito, altre la componentistica, cioè suole, tacchi, solette e accessori vari.
La caratteristica che ci distingue è data dal fatto che produciamo esclusivamente calzature da donna appartenenti a una fascia alta o altissima, a differenza, ad esempio, del distretto delle Marche, molto più grande del nostro (rappresenta addirittura il 35% della produzione nazionale, mentre l’Emilia Romagna appena il 5%), che però produce scarpe di medio e soprattutto basso livello.
Qui invece, storicamente, abbiamo fatto la scelta della qualità, e ciò rappresenta un discrimine molto importante; abbiamo aziende come la Sergio Rossi, con 400 dipendenti, la Pollini, la Casadei, la Vicini, la Baldinini, la Testoni, la Mafra ecc.; tutti marchi presenti nelle grandi riviste di moda internazionali. Poi c’è la Bruno Magli, un grande marchio di Bologna associato al nostro sistema e la Valleverde, ubicata nel Riminese.
Sono aziende che producono scarpe sia col proprio marchio, sia per grandi stilisti, come Yves Saint Laurent, Dior, Moschino, Cavalli, D&G, quindi l’eccellenza nel mondo, i grandi brand che fanno tendenza. Per dire, all’Icam, la fiera della calzatura di Milano, la più grande e la più importante del mondo nel settore, tutti i nostri espositori sono collocati nel padiglione cosiddetto “della scarpa per la donna sofisticata” (i padiglioni sono divisi per categorie). Parliamo infatti di scarpe con un prezzo che va dai 200, 250, 300, 350 euro, per il sandaletto più semplice, fino ad arrivare ai 2000 euro degli stivali.
E’ quindi un prodotto con un valore aggiunto importante, soprattutto se si considera che di solito quello calzaturiero, così come il tessile-abbigliamento, è un settore cosiddetto maturo e che generalmente non può contare su un grande margine di utile. Questo significa che tutto si gioca sul costo del lavoro, per cui la produzione viene sempre più delocalizzata nei paesi in via di sviluppo. Inoltre, quanto più il prodotto è di scarsa qualità e quindi con bassi margini di valore aggiunto, tanto più è esposto alla concorrenza spiazzante di paesi fortissimi in questo campo, come la Cina, l’India, il Brasile, il Vietnam, l’Indonesia, oppure, anche se in minor misura, i paesi maghrebini (Marocco e Tunisia) e quelli a nuova industrializzazione come la Romania e l’Albania.
Oltretutto, il settore negli ultimi due anni sta attraversando una crisi piuttosto consistente, dovuta alla stagnazione economica mondiale, che sull’export del made in Italy ha un peso importante, perché costituendo il lusso un bene “a domanda estremamente elastica”, è uno dei primi a venire tagliato in momenti di recessione. Infatti, in due mercati per noi interessanti, come la Germania e gli Stati Uniti, la domanda ha subito una forte contrazione. Va detto però che tradizionalmente il settore del lusso, al quale la calzatura di San Mauro appartiene, soffre meno di queste contingenze rispetto ai prodotti di bassa qualità, perché i ricchi hanno sempre la possibilità di spendere, ovunque e in qualunque situazione.
Ci può dare qualche numero?
L’Italia, attualmente, con una produzione annuale di 60 milioni di paia di scarpe, è il quinto produttore al mondo (più grossi di noi sono la Cina, che ne produce 2 miliardi e 600 milioni, il Brasile, il Messico e l’India) e copre il 33% del mercato mondiale della calzatura di lusso e il 28% della calzatura medio-fine. Questo è dovuto fondamentalmente a due fattori: lo stile e la manifattura, che sono frutto di una tradizione secolare .
Lo stile è ineguagliabile; siamo noi che facciamo moda e tendenza, e per quanto riguarda la manifattura, va detto che le scarpe di San Mauro sono completamente fatte a mano. C’è, sì, l’ausilio di macchinari, ma l’assemblaggio avviene ancora manualmente. Anche i materiali sono di primissima qualità: le pelli vengono lavorate e conciate in ...[continua]

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