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Una Città 90 / 2000
NOSTALGIA DI DIKTAT
Intervista a Sergio Givone di Gianni Saporetti
La Veritatis splendor tradisce la nostalgia per la verità oggettiva, ‘dettata’ da Dio una volta per tutte, verità di fede ma anche di fatto e di ragione, dimenticando che la verità cristiana è legata a una persona, al ‘tu’ e all’‘io’, una verità che, al pari del suo Dio, si umilia. Intervista a Sergio Givone.

Una Città 89 / 2000
LA VERITA’ PLURALE E QUELLA TOTALITARIA
Intervista a Pier Cesare Bori di Monica Marino
Intervista a Pier Cesare Bori.

Una Città 87 / 2000
IL RIMEDIO DELLA SINISTRA
Intervista a Gianni Vattimo di Gianni Saporetti
Cosa vuol dire sentirsi di sinistra? Destra naturalista e sinistra culturalista. La sinistra come correzione, mediazione, contenimento delle pulsioni vitali dell’economia. L’idea di un cristianesimo che è storia, evento, e che con il suo egualitarismo fonda la nostra democrazia. Il ritorno di un clericalismo becero, immobilista, autoritario e discriminatorio. Precetti divini, Aids e preservativo. Intervista a Gianni Vattimo.

IL CORPO A CORPO DELLE RIUNIONI
Intervista a Nadia Urbinati di Thomas Casadei, Franco Melandri
La vicenda intellettuale di John Stuart Mill, pensatore della moderna democrazia. La sua idea di sfera pubblica, maturata nelle discussioni nella fitta rete dei club studenteschi, anello fondamentale di congiunzione fra sfera privata e sociale e gestione dello stato. L’influenza della questione femminile. La superiorità del vociare di Atene sul silenzio di Sparta. La sua concezione dell’uguaglianza, e del cooperativismo, come condizioni di libertà individuale e diversità. Intervista a Nadia Urbinati.

Una Città 86 / 2000
IN MEMORIA
Intervista a Sergio Givone di Tamara Tagliacozzo, Daniela Angelucci, Gianni Saporetti
Sergio Givone ricorda Gianni Carchia

Una Città 85 / 2000
DISPOTISMO E MISERIA
Intervista a Giampietro "Nico" Berti di Franco Melandri, Gianni Saporetti
Perdenti nel confronto coi marxisti nella Prima internazionale e in seguito, gli anarchici hanno visto confermate dalla storia tutte le loro intuizioni, prima fra tutte quella, profetica, di Stirner sul fatto che l’assolutizzazione della storia avrebbe portato ai manicomi per dissidenti. Parole come uguaglianza, libertà, solidarietà per Marx non avevano alcun valore. Fu il marxismo a ridurre l’ideale comunista di una possibile convivenza diversa fra gli umani a un totalitarismo quasi perfetto. Intervista a Giampietro Berti.

Una Città 84 / 2000
IMMAGINA DEGLI UOMINI LEGATI...
Intervista a Pier Cesare Bori di Gianni Saporetti
L’idea strana di andare in carcere a leggere testi di Platone, Averroè, Tolstoj e altri a detenuti nordafricani e a italiani condannati a lunghe pene detentive. Il presupposto platonico che il sapere libera e che a muovere verso il sapere è l’eros, che tutti hanno. La soddisfazione dei maghrebini a leggere testi anche in arabo. Una lettura laica e pluralistica per arrivare a trovare il fondo comune. Intervista a Pier Cesare Bori.

Una Città 83 / 2000
PIENO POTERE
Intervista a Claude Lefort di Marco Bellini
La concezione di una società uniforme, omogenea, immanentemente autoritaria, distingue il comunismo da tutti gli altri autoritarismi e totalitarismi. Il grande successo comunista non derivò affatto dalla simpatia per un ideale giusto, bensì da quella per l’uniformità e l’autorità. L’idea democratica del conflitto e della varietà, ineliminabile nella società umana. Intervista a Claude Lefort.

Una Città 80 / 1999
IL GRUPPO DI AMICI E LA CONCORDIA
Intervista a Augusto Illuminati di Marco Bellini
L’amicizia aristotelica di una comunità di pari, omogenea, virtuosa, oggi potrebbe dar vita solo a un comunitarismo chiuso, ostile verso l’estraneo. L’idea di amicizia politica nella Arendt e i gruppi di adolescenti di Stephen King, la cui socialità ancora incontaminata è scollata e contrapposta a quella della comunità. Nell’epoca dei videogiochi e della posta elettronica l’amicizia resta possibile solo nel faccia a faccia. Intervista a Augusto Illuminati.

Una Città 78 / 1999
IL PRESTIGIO E LE INFERMIERE
Intervista a Giancarlo Gaeta di Gianni Saporetti
Nella guerra di Spagna, in cui operai e minatori furono lasciati soli dalle democrazie europee, Simone Weil maturò la sua presa di posizione pacifista: la guerra fra stati sarebbe stata comunque contro gli operai e una catastrofe per l’Europa. Sempre in Spagna iniziò la sua riflessione sulla forza e la violenza. La proposta visionaria delle infermiere di prima linea, da contrapporre al prestigio mortifero delle SS. Intervista a Giancarlo Gaeta.