Una città n. 282

Ucraina e in Europa orientali, spesso ignorando le posizioni emerse in quegli stessi territori, trattandole come oggetti e non come soggetti della storia, e che comunque pretendono di comprendere perfettamente la logica e le motivazioni dell’agire russo”. Questa sinistra finisce per dare per scontato che l’“espansionismo” Nato sia stato guidato dai desideri aggressivi e imperialisti degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale, più che dagli auspici degli abitanti dei paesi dell’Est Europa stessi. Un’altra studiosa polacca, Zosia Brom, ha usato termini più coloriti contro i “saputelli dell’Est Europa” (know fuck-all about Eastern Europe, Ndt), il cui “orientalismo” li spinge ad affermare di comprendere gli interessi dei popoli est-europei più e meglio di quanto non possano essi stessi: “Noi vediamo la Nato in maniera diversa, oserei dire più sfumata. Quando voi dite: ‘Fanculo la Nato’, o ‘Stop all’espansionismo Nato’, ciò che sento io è che non ve ne importa nulla della sicurezza e del benessere dei miei amici dell’Est Europa, dei miei familiari, dei miei compagni […]. O avete semplicemente deciso, come già avete fatto innumerevoli volte in passato, con tutti quei paesi verso i quali nutrivate un senso di superiorità, che sarete voi e i vostri leader a dare le carte, e con quelle noi dovremo giocare? Avete per caso già pronto il vostro righello per cominciare a tracciare delle belle linee dritte sulle mappe? Solo che, questa volta, la mappa su cui traccerete quelle linee sarà del posto in cui sono cresciuta io?”. Deboli e ipocrite Durante la Guerra fredda, il disgusto verso la politica estera americana ha portato una certa sinistra ad adottare una visione del mondo campista che andava oltre la critica giustificata agli Stati Uniti, spingendosi fino alla ingiustificata razionalizzazione dei crimini, spesso ben peggiori, dei suoi avversari. Nonostante la fine della Guerra fredda e l’avvento del ben diverso mondo multipolare in cui viviamo oggi, l’invasione russa dell’Ucraina ci rende chiaro che questa tendenza continua ad ammorbare parti della sinistra, portandola fino ad avanzare argomentazioni intellettualmente deboli e ipocrite per giustificare le azioni di un dittatore aggressivo. Così facendo, i campisti permettono agli avversari della sinistra di evidenziarne le debolezze, le ipocrisie e gli ovvi sentimenti antiamericani che si trovano sotto i loro argomenti. Non solo, si evitano così di affrontare le rivendicazioni assolutamente cruciali che la sinistra dovrebbe invece promuovere con tutte le sue energie: pace, democrazia, diritti umani e giustizia. (traduzione a cura di Stefano Ignone. questo articolo è stato pubblicato su Social Europe e IPS-Journal al link: https://socialeurope.eu/ time-to-decamp-from-cold-war-ideas) una città 4 Pavel Dorogoy dove sta l’alternativa alla Nato per cui lottate voi? Avete mai pensato di chiedere a noi dell’Est cosa ne pensiamo? cosa sta succedendo

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