una città 31 Antonella Cornale è presidente dell’Associazione Midori, fondata nel 2015 da genitori e famiglie di persone con disturbi della nutrizione e della alimentazione. Oggi opera principalmente nel territorio di Vicenza e della sua provincia. Puoi raccontare dell’associazione? L’associazione è nata dieci anni fa. Eravamo cinque famiglie con le figlie nello stesso centro di cura. L’idea è arrivata anche su sollecitazione dei terapeuti, per fornire un aiuto alle famiglie e venire incontro al nostro bisogno di informazioni e condivisione di percorsi. Volevamo essere una sorta di ponte tra un’assenza totale di informazioni e almeno un orientamento su dove andare e cosa fare rispetto ai disturbi alimentari. È molto importante che un genitore, nel momento in cui si accorge che qualcosa non va, non perda tempo prezioso. Purtroppo, i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, quando diventano evidenti, sono già presenti da un po’. All’inizio noi genitori non ci rendiamo conto di nulla e quando poi cominciamo a capire, rimaniamo scioccati e sconvolti. Una volta che si conosce la malattia, che si capisce come funziona, capita di andare a ritroso e individuare la presenza di alcuni segnali di allarme. Queste sono patologie che coinvolgono molti aspetti della persona, non solo l’alimentazione pura, ma anche la mente, il comportamento, i pensieri, che sono la parte più difficile da modificare. Infatti il recupero, nella persona che ne è affetta, avviene in due fasi distinte. Dapprima c’è il recupero dell’alimentazione e poi quello dei pensieri “sani”. Quest’ultimo è molto più lento e difficile da ottenere. Ecco perché il tempo della cura è molto lungo. Ecco, noi, come genitori, all’epoca abbiamo pensato che, con un’associazione, avremmo potuto aiutare altre famiglie. Ovviamente non siamo medici, siamo solo persone che hanno attraversato questa esperienza, però possiamo dare indicazioni su dove cercare aiuto, poi saranno gli specialisti a formulare una diagnosi. La nostra associazione ha prevalentemente lo scopo di supportare le famiglie, sensibilizzare l’opinione pubblica, creare rete, con il territorio, le scuole, le istituzioni, ecc. Come avete visto cambiare questi disturbi negli anni? Il nostro obiettivo è anche quello di aumentare la conoscenza di questo spettro di disturbi, così che sia più facile chiedere aiuto e di conseguenza arrivare in tempo. Spesso si pensa che solo le persone estremamente magre possano avere questo tipo di problema. Ma non è sempre così, ci sono persone che soffrono di bulimia e nessuno se ne accorge perché sono normopeso. Una volta i disturbi alimentari erano più puri, c’erano casi di sola anoressia o sola bulimia, adesso invece ci sono anche altre patologie associate, ad esempio ci può essere qualcuno che soffre allo stesso tempo di anoressia e bulimia, e a queste si possono aggiungere depressione, disturbi della personalità, bipolarismo ecc... Ultimamente, si è molto abbassata l’età di esordio e c’è un coinvolgimento maggiore dei maschi. Ci sono ora pazienti con un’età che va dai dieci, undici anni fino a oltre i cinquanta. Questi disturbi non nascono per una causa specifica, ma per un insieme di situazioni; a volte c’è anche forse una predisposizione genetica. In certo momento della propria vita, sia una ragazza giovane che una persona adulta, può incontrare una difficoltà che viene avvertita come enorme, inaffrontabile e spesso questo sfocia nel disturbo alimentare. Ci si sente talmente non idonei, inadeguati… Siccome l’unica cosa su cui si può esercitare un controllo è il proprio corpo e le sue reazioni, ci si concentra su quello. Se riesco a non mangiare, cioè metto in atto una restrizione, e vedo che ce la faccio, quella cosa mi dà una grande gratificazione. Infatti all’inizio chi soffre di disturbi della nutrizione non riconosce la propria malattia, perché in realtà avverte il proprio comportamento come una soluzione. Anche visivamente, c’è come una distorsione della propria immagine corporea: continuo a guardare in modo specifico e ossessivo alcune parti del mio corpo, fino a che il mio cervello non mi fa più percepire realmente le immagini, per cui continuo, ad esempio, a vedermi con dei fianchi enormi, quando non lo sono affatto. Ora, è chiaro, che tutto questo non può certo essere risolto dalle parole di chi ti dice che non è così. Servono un percorso e un trattamento terapeutico mirato anche sull’immagine corporea. Quello che ci teniamo a dire è che, per questi disturbi, esistono i terapeuti, esistono le cure, è importante sapere che è una condizione reversibile. Certo non bisogna affidarsi a persone che non sono competenti perché, ripeto, più si perde tempo, più la malattia mette radici e così sarà sempre più difficile uscirne. Noi in provincia di Vicenza siamo fortunati perché abbiamo dei buoni servizi pubblici. Per molte province e regioni d’Italia non è così. Siamo anche una delle regioni che ha più associazioni, quasi in ogni provincia. Chi non ha queste possibilità, rischia di doversi spostare in un’altra regione, situazione che per le famiglie è veramente drammatica. Stare accanto a chi sta male non è facile. Quali sono gli errori più comuni che si commettono? Stare vicino a una persona che ha questi problemi è molto stancante. Il percorso è lungo e impegnativo; se poi l’accesso alle cure costringe ad allontanarsi dalla propria città, questo destabilizza tutta la famiglia. Quando arrivano queste problematiche, la famiglia ne viene letteralmente travolta, perché la compromissione del fisico, del tono, dell’umore è molto pesante e costringe tutti a cambiare. Le stesse parole che noi diciamo vanno scelte con cura, perché anche se dietro ci sono le migliori intenzioni, possono mettere a repentaglio il lavoro terapeutico. Per dire, una domanda che spesso si fa a chi soffre di questi disturbi è: “Ma cosa ti Un’associazione per accompagnare chi si trova a fronteggiare un disagio, quello legato ai disturbi dell’alimentazione, che travolge intere famiglie e che lascia i genitori disorientati, quando invece proprio il fattore tempo è cruciale per avviare un percorso efficace. I tanti errori che si commettono e l’importanza di un luogo in cui poter confrontarsi con chi è nella stessa situazione. La dignità della salute mentale. Intervista ad Antonella Cornale. NEL GRUPPO PUOI ANCHE PIANGERE la compromissione del fisico, del tono, dell’umore è molto pesante e costringe tutti a cambiare buone pratiche
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