Una città n. 282

bene sapere chi siano i tuoi compagni. Penso anche a Zelensky come a un compagno, perché ha sempre difeso i diritti dei russofoni dell’Ucraina orientale, anche quando i soldati ucraini erano in guerra contro (alcuni) di loro. A dire la verità, l’Ucraina è in guerra ininterrottamente dal 2014 contro una controrivoluzione foraggiata da uno stato reazionario, una situazione peraltro non rara nella storia delle rivoluzioni. Ma la guerra iniziata pochi giorni fa con l’invasione russa su larga scala, e ora con soldati in uniforme, è molto diversa; è una sfida aperta all'indipendenza e alla democrazia ucraina. Ed è stata accompagnata dal movimento delle truppe russe attraverso la Bielorussia, non soltanto per invadere l’Ucraina da nord, ma anche per mettere in sicurezza il regime autoritario di Alexander Lukashenko, che giusto un anno fa ha scongiurato il rischio di una personale rivolta di Majdan. La guerra russa è stata quasi universalmente condannata, con “spiegazioni” e giustificazioni provenienti da tre tipologie di soggetti: i realisti politici, che credono nelle sfere di influenza e vogliono riconoscere alla Russia una propria sfera; la destra, che ammira i leader autoritari e considera Putin “uno di noi”; e infine, persone di sinistra che si dicono certe che gli Stati Uniti e la Nato debbano sempre essere gli unici “cattivi” della situazione. I tre gruppi hanno questo in comune: non stanno analizzando con abbastanza impegno la realtà di questa guerra. La condanna di questa guerra è perlopiù fondata su una esatta interpretazione del diritto internazionale: la guerra russa è un attacco ingiustificato a un paese vicino, uno stato indipendente e sovrano. Pertanto è chiaramente un atto illegale. Inoltre -cosa ancora più importante- è un atto ingiusto, un crimine, non solo dal punto di vista legale, ma anche dal punto di vista morale. L’invasione russa è un atto che costringe persone comuni, e pacifiche, uomini e donne, a mettere a rischio le proprie vite, a combattere e a morire per il proprio paese. Apparentemente Putin era convinto che la maggioranza degli ucraini non sarebbe giunta a tanto -perché, come ha affermato, l’Ucraina non è un paese distinto dalla Russia; nel profondo, tutti gli ucraini sono russi, e questa guerra serviva a ricordarglielo. Ma la reazione sul campo degli ucraini, dalle strade di campagna alle vie delle città, ha dimostrato che Putin si sbagliava. L’Ucraina è a tutti gli effetti un paese; lo dimostra la volontà dei suoi cittadini di combattere per difenderlo. Costringere queste persone a combattere, ecco il crimine di questa guerra. Ucraini con visioni politiche anche molto diverse oggi stanno combattendo fianco a fianco. Certo, ci sono anche gli ultranazionalisti; fanno parte della vita ucraina da troppo tempo. Ma ci sono anche persone come i ragazzi che ho incontrato nel 2012, e con loro molti altri, che combattono per il proprio paese e per la democrazia. E ce ne sono altrettanti che combattono perché credono in un’Ucraina -quella immaginata dal loro presidente- capace di accogliere tutti i suoi cittadini e di riconoscere i loro diritti. Non so come andrà a finire; a volte l’eroismo e la giustizia alla fine trionfano, ma talvolta non succede. Qualunque cosa accada, noi, a sinistra, dovremmo chiamare questo paese, i cui coraggiosi cittadini si sono dimostrati tanto valorosi, “la nostra Ucraina”, una democrazia di cui anche noi riconosciamo il valore.. (traduzione a cura di Stefano Ignone) una città 29 cosa sta succedendo non so come andrà a finire; a volte l’eroismo e la giustizia alla fine trionfano, ma talvolta non succede Dnipro

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