Una città n. 282

una città 45 “Niente armi agli ucraini”. “Per non aumentare la tensione”. Una superpotenza sta invadendo e bombardando un paese sovrano, colpendo i civili, distruggendo città, e questi sanno solo dire che “non va aumentata la tensione”? Un organizzatore ha detto che devono essere gli ucraini a fare il primo gesto, quasi a dare l’esempio a Putin. La vittima deve deporre le poche armi che ha per dare l’esempio all’aggressore che le è già addosso! La verità è che se l’America, come spiega oggi la Repubblica, non avesse dato per tempo le armi anticarro agli ucraini, oggi i russi sarebbero a Kiev, il fantoccio sarebbe al potere e l’epurazione sarebbe iniziata. Infatti: per non aumentare la tensione, è proprio questo che bisogna evitare: la resistenza degli ucraini. Putin ha pronunciato le parole fatidiche: “allarme atomico” e quindi l’Ucraina va sacrificata. Bersani s’è chiesto cosa voglia in fondo Putin: “Credo una sfera di influenza”. Beh, diamogliela, cosa sarà mai, tuttalpiù vediamo se, dell’Ucraina, riusciamo a dargliene solo un pezzo. Bersani dovrebbe almeno ripetere quel che fece capire Berlinguer, che eravamo fortunati noi a essere nella “sfera d’influenza” di qua. State tradendo tutti gli ideali di una sinistra democratica. E non parlate più della nostra guerra partigiana, per favore. La guerra per i tedeschi e i fascisti era persa, l’“imperialismo uguale” stava liberando l’Italia, i partigiani aumentarono solo la tensione. 12 marzo. “Arrendersi” La contrapposizione demenziale fra resistenza e negoziato (tutti, anche i ragazzini, e forse anche Landini, sanno che l’esito di qualsiasi trattativa è condizionato dai rapporti di forza. Che, cioè, far strage di carri armati dell’invasore può favorire un negoziato) è durata due giorni. Di fronte all’intensificarsi dell’aggressione e al rifiuto di ogni compromesso da parte dell’aggressore (che evidentemente aveva fini diversi da quelli previsti e sperati) ora si parla apertamente della necessità di arrendersi. “Meglio schiavi che morti” è la nuova morale da insegnare ai nostri ragazzi. Se non sei sicuro di avere la meglio sul branco in azione, voltati dall’altra parte, non aggiungere danno al danno. L’aggredito che non si arrende diventa il responsabile di quel che sta accadendo e accadrà. La colpa ricadrà su di lui. Gente di sinistra che sputa su secoli di rivolte, di lotte degli oppressi, spesso intraprese malgrado le scarse probabilità di vittoria, su resistenze armate alle cui azioni seguivano rappresaglie da parte degli invasori. Gente di sinistra che invita a piegarsi al mostro fascista. 13 marzo. Al caldo Cosa possiamo fare? Continuare impotenti a guardare in tv il martirio di un popolo? “Stando al caldo”, come ci rinfaccia un interlocutore. Già, stando al caldo. E se fosse proprio lì l’unica cosa, ma anche la più importante, che potremmo fare? Se Germania e Italia interrompessero l’acquisto del gas russo sostenuti da una stragrande maggioranza di cittadini disposti a ridurre il riscaldamento fino alla primavera? Di un grado o due gli anziani e le famiglie con bimbi piccoli e proprio del tutto gli altri, restando al freddo come gli ucraini? E se poi accettassimo di buon grado una tassa una tantum per garantire l’acquisto, da altri, di un gas più costoso, per permettere ad aziende e ospedali di continuare a lavorare? Sarebbe l’annuncio di un’alba radiosa nella storia d’Europa (ovviamente ho fatto un sogno). 16 marzo. Il male assoluto Ci siamo di nuovo con la guerra come “male assoluto”. Decidiamo, ognuno di noi decida in cuor suo, se il male assoluto è la guerra o Auschwitz. Da lì discende tutto il resto. Voglio solo dire che la persecuzione, la prepotenza, l’aggressione verso l’inerme o il debole, verso un gruppo umano, una minoranza, verso un popolo, è il “male assoluto”, se vogliamo usare questa espressione. Assoluto perché non ci sono eccezioni. E Auschwitz è stato il punto più terribile, tuttora ineguagliato, di questo male. La guerra invece, che è certamente un male, è un male relativo, proprio perché può essere la risposta difensiva a una persecuzione o a un’aggressione; una risposta necessaria non solo per scongiurare o rimediare al male fatto o tentato, ma anche per cercare di convincere altri, e noi tutti maschi al fondo, a stare lontani dalla tentazione della prepotenza, che, si sa, è altamente contagiosa. Quindi la guerra, a volte, può essere giusta, anche se l’accostamento fra le due parole ci ripugna. 16 marzo. Bravo Biden! Bravo Biden a mettere gli eroici ucraini nelle condizioni di potersi difendere con efficacia! Qualcuno ha scritto che “la logica dei blocchi blocca la logica” e che così il clima diventa spaventoso. Ma cosa c'entra la logica dei blocchi? Da una parte ci sono paesi democratici, con tutti i difetti del mondo, dall’altra una potenza “tecnicamente” fascista, anche se non si professa tale, che vuol sottomettere e, in pratica, annettersi, un paese sovrano e democratico (la storia del “cuscinetto” e della neutralità è agghiacciante. Accetteremmo da un vicino potente, e particolarmente espansionista e aggressivo, la pretesa di fargli da “cuscinetto”, accetteremmo che ci detti un articolo della nostra costituzione?). Insomma, negli anni Quaranta avremmo potuto ripetere “che la logica dei blocchi blocca la logica”? Ecco, fatte tutte le dovute differenze, è così anche oggi. 22 marzo. Il pericolo di vincere Speriamo che sia vero che gli ucraini stanno vincendo, ma anche, o proprio, in questo caso, il pericolo, per loro, può diventare massimo. Allora vien da chiedersi se gli Alleati abbiano tracciato una linea rossa invalicabile da parte della Russia, pena l’estensione della guerra. E vien da chiedersi se non sia il caso di comunicarla solennemente. Non credo che possa essere solo quella del “centimetro di Polonia”. Se Putin dovesse usare mezzi di distruzione di massa (chimici, batteriologici o atomici tattici) si potrebbe accettarlo? Su questo qualcosa gli americani hanno detto. Ma se diventasse chiaro che, tramite l’uso di tali armi proibite, o anche solo tramite un’intensificazione massiccia di bombardamenti indiscriminati al fine di terrorizzare la popolazione per spingerla alla fuga, tramite la cancellazione di intere città e cittadine e le deportazioni di massa, il tentativo è diventato quello di un genocidio, di una “pulizia etnica” non verso una minoranza ma verso un intero popolo e verso un’intera nazione, allora bisognerebbe che Putin, i suoi accoliti e il popolo russo sapessero che sarà detta la parola “basta”. 27 marzo. La Nato A chi pensa che la Nato sia responsabile, in parte o in tutto, di quello che sta succedendo, chiedo: pensate che i paesi confinanti che per quasi mezzo secolo sono stati sotto il tallone del vicino potente e prepotente, che quando hanno provato a ribellarsi si sono trovati nelle proprie strade i suoi carri armati a cannoneggiare i rivoltosi, che per decenni hanno visto il resto dell’Europa, agiata e libera, dialogare con il prepotente per interesse e quieto vivere, una volta liberati per via del crollo del regime oppressivo del vicino e diventati paesi democratici, ebbene pensate veramente che non avrebbero chiesto di condividere, insieme agli altri paesi europei e all’America, il patto di reciproca protezione? E pensate che europei e americani avrebbero dovuto respingere la richiesta? Insomma, quei paesi avrebbero dovuto accettare di restare per sempre neutrali e disarmati, cioè, di fatto, soli e indifesi all'ombra del vicino, divenuto nel frattempo di nuovo potente e prepotente? (Nel ’58, due anni dopo la repressione russa della rivolta degli operai e dei cittadini ungheresi, fu fissato il giorno della fucilazione del capo della rivolta, oggi eroe nazionale, il “comunista umanitario” Imre Nagy. Ebbene il capo dei comunisti italiani, Palmiro Togliatti, uno dei padri della nostra costituzione, intervenne, ma per chiedere di posticiparne di due mesi l’esecuzione perché in Italia c’erano le elezioni. Non è incredibile che a distanza di più di cinquant’anni, tanti dei discendenti ormai lontani del Nostro, non provino, e si sente, alcuna simpatia verso gli “insorti” ucraini?) 28 marzo. Smentire Biden Sono tutti talmente convinti che Putin sia un criminale pericoloso per il mondo e vada deposto, che bisogna assolutamente smentire Biden che l’ha detto, bisogna dissociarsi, far passare il presidente americano per un irresponsabile, perché non si sa come potrebbe reagire il criminale. (In Europa abbiamo già il cappello in mano? E speriamo che Macron non assomigli sempre più a un Daladier). Biden invece ha ragione. Forse il modo così diretto è stato un errore, ma parlava in Polonia e in gioco forse c’è ben altro, il rischio, cioè, che per le paure dell’Europa Putin, che forse sta perdendo la guerra, vinca la pace, ottenendo lo smembramento dell’Ucraina. Sarebbe un risultato terribile e un esempio per tutto il mondo di come la prepotenza, la brutalità, i crimini di guerra e contro l’umanità, paghino. 3 aprile. Bucha Cosa possiamo fare? Quasi niente. Sperare che l’Europa decida per lo stop al gas e che Stati Uniti, Inghilterra e Germania forniscano al più presto le armi “offensive”, dare quel che si può per aiutare i vivi e spegnere, chi può, la caldaia, per ricordare i morti. (a cura di Gianni Saporetti) appunti

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