Una città n. 283

termine in italiano non c’è, ma per intenderci). In seguito questi discorsi si sono ampliati e hanno coinvolto altri settori. Di recente quest’idea è stata formalizzata in un progetto di legge dal titolo “Fondamenti della politica statale per la conservazione e il rafforzamento dei valori spirituali e morali tradizionali russi”. Esiste una bozza di decreto, che è stata discussa in una commissione della Duma. Posso citarne alcuni frammenti. Qui con valori tradizionali si intendono delle linee guida, di carattere morale, che devono modellare la visione del mondo dei cittadini russi. Quindi è davvero una nuova ideologia, non so come definirla altrimenti. Parliamo di lineamenti di visione del mondo che devono essere condivisi dalla popolazione nel suo insieme, trasmessi di generazione in generazione e che garantirebbero “l’unità civile, l’identità della civiltà russa e un unico spazio culturale nel paese”. Quindi c’è proprio un’idea monolitica di paese, di pensiero; è un pensiero unico. Che trovano -cito dalla bozza- “la loro unica manifestazione nello sviluppo spirituale, storico e culturale di un popolo multinazionale”, che è la Russia. Chiaramente sullo sfondo c’è la contrapposizione con l’Occidente e con l’Europa, perché questa è innanzitutto una guerra antiEuropea, io la leggo così. Ecco, qui ricorre moltissimo quest’idea di una lotta contro un’ideologia distruttiva, che è ovviamente quella occidentale. In quel testo, la formula “ideologia distruttiva” torna cinque, sei, sette volte e dentro ci sono i gay, il femminismo, il consumismo, il globale… tutto ciò che può avere un impatto psicologico, ideologico, sui cittadini della Russia traviandoli da quella che è la via maestra. Quali sono i principi cardine di questa nuova ideologia? Innanzitutto il patriottismo, parola centrale in tutto questo discorso, così come l’idea della cittadinanza, il servizio alla patria e la responsabilità per il suo destino. Questi sono un po’ i principi evocati. A questo si affianca la famiglia forte, fondata su un modello molto tradizionale, quindi patriarcale, tra l’altro in un paese in cui le donne invece erano riconosciute come una componente importante. Poi la priorità dello spirituale sul materiale. Si parla di umanesimo, un umanesimo russo, di misericordia, giustizia, collettivismo, ecc. ecc., sono tutte parole d’ordine che hanno al centro l’unità russa, quest’idea del grande russo che torna con forza. Qui entra in campo anche la questione della sicurezza. Noi siamo abituati a pensare a questo concetto prevalentemente in chiave di politica estera, geopolitica, in realtà qui assistiamo alla rivendicazione di una sicurezza intesa in senso spirituale, morale, culturale. I discorsi di Kirill li possiamo comprendere all’interno di questo discorso, senza dimenticare che sono almeno dieci anni che lui fa queste dichiarazioni contro l’Occidente corruttore e dunque distruttore. Quest’ideologia che descrivevi sembra porsi in discontinuità con l’epoca dell’internazionalismo, di una società più libera almeno nei costumi... In parte è così. Un’altra cosa che mi ha molto colpita è stato l’attacco a Lenin nel corso del discorso in cui di fatto dichiarava guerra all’Ucraina. Adesso non ricordo le parole precise ma, a proposito dell’Ucraina, Putin ha detto che era tutta colpa di Lenin. Ecco, anche questa è stata una cesura forte. Non avevo mai letto un attacco a Lenin così esplicito. Attacchi a Gorbacev sì, tanti e violentissimi; c’è infatti un revisionismo estremo riguardo all’esperienza della perestrojka e anche al primo periodo eltsiniano. Ora, senza arrivare a parlare di neostalinismo, questa difesa a oltranza del periodo della Seconda guerra mondiale, “grande guerra patriottica”, in cui la nazione ritrova la propria unità attorno alla necessità di difendere la patria, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista della posizione di grande potenza all’interno del mondo bipolare; ecco, questa è la grande eredità che l’attuale sistema putiniano vorrebbe recuperare a tutti i costi. Qui c’è invece una grande continuità. Di qui le reazioni alla controversa risoluzione del Parlamento europeo del settembre 2019 sulla memoria europea che (pur con qualche inesattezza storica e semplificazione) condanna i regimi totalitari , vissuta come una sorta di umiliazione del ruolo dell’Unione sovietica durante il conflitto mondiale. Quella mossa in Russia è stato presa proprio come un affronto; ci sono stati interventi a tutti i livelli, anche molto violenti. Detto questo oggi noi prestiamo grande attenzione agli interventi di Putin, ma occorrerebbe iniziare a leggere anche quelli di Lavrov, per capire come si è modificata la politica estera, così come i testi di Medinsky, uno dei grandi responsabili della trasformazione del paese dal punto di vista della sua sfera culturale all’insegna di un irrigidimento davvero forte. Quando si può collocare questa svolta antioccidentale? Ancora nel 2001 una città 11 cosa sta succedendo il mondo della dissidenza è totalmente minoritario e destinato ad assottigliarsi perché chi può sta emigrando Dimitri Kozatsky Soldati nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal

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