Una città n. 283

nati a curare non i civili, ma i militari feriti, oppure sono trasformati in obitori. Vorrei che qualche appassionato telecommentatore filoputiniano italiano rispondesse a questa domanda: come mai sotto i “neonazisti” ucraini queste terre erano luogo di vita, di scienza, di economia, mentre coi “liberatori” russi sono state trasformate in sconfinati cimiteri? Tu comunque metti in discussione questa visione per cui ci sarebbe un dittatore cattivo e il popolo buono... Quando si parla dell’Italia, del fascismo, non possiamo certo liquidare la questione dicendo che gli italiani sono il popolo buono e il fascismo è stato solo frutto di qualche mente perversa. Noi dobbiamo interrogarci sulle origini di questi fenomeni. Nella storia di ogni popolo ci sono pagine nere. Anche nella storia dell’Ucraina ci sono pagine nere. L’importante è fare tutto il lavoro necessario affinché quei fatti non si ripetano. Il dramma della Russia (e del mondo democratico intero) sta nel fatto che non ha mai sviluppato una presa di coscienza dei suoi crimini e misfatti derivanti da quella mentalità imperialistica che dura da secoli e che ha portato alla sistematica distruzione di tanti popoli. Il lavoro di Memorial andava in questa direzione, ma è stato fermato e smantellato. Se prima in Russia c’erano dei dissidenti, qualcuno che poteva parlare, agire, oramai sono andati via tutti e quelli che sono rimasti sono costretti al silenzio perché sono in carcere oppure rischiano la vita al primo cenno di protesta. La Russia post-sovietica per certi versi si sta rivelando peggiore della Russia sovietica. Perlomeno nel periodo post-Stalin si era instaurato un certo equilibrio nel rapporto con l’Occidente, le regole del gioco durante la Guerra Fredda erano insomma abbastanza chiare. Ora la Russia sfida il mondo democratico con una violenza cieca, senza ragioni, senza senso. Il succitato deputato Zuravlëv è arrivato a dire che alla Russia non importa se deve distruggere 28 o 32 paesi della Nato. Per questo quel paese oggi è così pericoloso: fa intravedere la minacciosa prospettiva di un mondo dove a dettare legge sarebbe una violenza indiscriminata e quindi irrefrenabile. Per questo dico che per l’Ucraina resistere è diventato esistere. Il mondo moderno funziona in base ad accordi reciprocamente rispettati. È il mondo del passato quello fondato su minacce e violenza. È per questo che l’Est Europa fugge dalla Russia. È la fuga da un obsoleto passato. L’Ucraina oggi sta difendendo non solo sé stessa, ma il mondo democratico in quanto tale. È un momento storico: a fatica, ma lo sta capendo anche l’Occidente. Come vedi la questione dei negoziati e di questa necessaria via d’uscita che andrebbe concessa a Putin? Macron e certi politici italiani parlano addirittura della necessità di “salvare la faccia” di Putin. Scusate, ma a chi dobbiamo salvare la faccia? A un criminale intenzionato a distruggere una nazione? Attualmente il processo negoziale è stato sospeso. Direi che ci sono state due fasi: “prima di Bucha” e “dopo Bucha”. Nella prima fase delle trattative si parlava addirittura di una neutralità futura per l’Ucraina, con l’impegno di diversi paesi di garantirle l’integrità territoriale. Ma il cambio di scenari è stato repentino. Mentre Macron rifletteva sulla “finlandizzazione” dell’Ucraina, e quindi sullo status di eterna neutralità, la Finlandia ha deciso di integrarsi nella Nato. Mentre si immaginava che i “garanti” potessero essere paesi appartenenti al Consiglio di sicurezza dell’Onu, e quindi anche -per assurdo!- la Russia, quest’ultima veniva espulsa dal Consiglio per i diritti umani. Tutte queste trattative sono state vanificate dalla scoperta delle atrocità perpetrate dai russi a Bucha e in altre zone occupate. Nel frattempo nella società ucraina si è rafforzata l’idea della necessità di un’integrazione nella Nato. Oppure della costruzione di un nuovo sistema di sicurezza nel quale l’Ucraina, con una ferrea garanzia della sua sovranità e integrità territoriale da parte dei paesi occidentali (forse dei paesi del G7), diventi uno dei pilastri di questo sistema. Oltre alla questione della sicurezza futura, c’è anche una questione immediata: l’accordo sul confine dell’Ucraina. Prima la formula ucraina era il ritorno alla situazione precedente al 24 febbraio. In quel modo la questione del Donbass e della Crimea veniva rimandata a trattative successive che sarebbero durate anni (15 anni nel caso della Crimea). Recentemente l’ottica è cambiata. E questo cambiamento è sempre dovuto alle crescenti devastazioni compiute dalla Russia e all’inasprirsi della crisi mondiale dovuta a questa guerra, tra cui il blocco dell’esportazione del grano, fatto che potrebbe scatenare la fame in vaste zone dell’Africa e dell’Asia. Adesso diventa sempre più verosimile l’ipotesi espressa dai paesi del G7 di liberare l’Ucraina tornando ai confini precedenti al 2014, altrimenti il rischio di una nuova guerra non rientrerà mai. La dichiarazione ufficiale del 14 maggio lo dice chiaro: i G7 proseguiranno con l’assistenza militare all’Ucraina e non riconosceranno mai il cambiamento dei confini ucraini internazionalmente riconosciuti. In sintesi: i paesi più potenti del mondo hanno deciso che è meglio spendere i soldi oggi per la sicurezza di un paese così importante per gli equilibri mondiali che non investire in strutture ed energie per prepararsi a una prossima e imminente guerra della Russia su scala più vasta e ancora più pericolosa. Pensi che la situazione pre-24 febbraio sia ancora accettabile come obiettivo di una trattativa? Da una parte questa radicalizzazione delle posizioni è più che giustificata. Dall’altra parte, in effetti Donbass e Crimea sono ormai due aree così intossicate dalla propaganda, così compromesse anche economicamente (la Russia ha smantellato e portato via dal Donbass interi stabilimenti) che l’Ucraina non riuscirà comunque a farsene carico dovendo fare un gigantesco lavoro di ricostruzione del Paese. Per cui, secondo me, l’Ucraina, anche solo dal punto di vista economico, non può assumersi questo fardello, ora che dovrà far risorgere dalle rovine tantissime città e campagne, infrastrutture, tutto il sistema economico, culturale, civile sconvolto dai russi. Non a caso si è parlato di un piano Marshall da parte dell’Occidente, esattamente come dopo la devastazione nazista. In seguito, però, una volta liberata, l’Ucraina rinascerà e se entrerà in Europa diventerà una sorta di magnete per le zone occupate. Sono convinta che per quel che riguarda la stessa Crimea, che già ora sta subendo un degrado allucinante, e altrettanto il Donbass, saranno loro a voler riassociarsi all’Ucraina! Se si allenta la morsa di Mosca con il suo apparato propagandistico, molta gente vorrà tornare alla normalità, a una vita dignitosa e tranquilla. Gli umori che serpeggiano ora nel Donbass sono proprio quelli. Ci sono anche questioni militari. Le prospettive della guerra dipendono moltissimo sia dal coraggio degli ucraini sia dagli aiuti occidentali. Non dimentichiamo che nel 2014, nel momento dell’Euromajdan e della fuga di Yanukovych, creatura del Cremlino, l’Ucraina aveva solo poche migliaia di militari a sua difesa. L’esercito era stato letteralmente smantellato. Il presidente Poroshenko ha creato dal nulla un forte esercito di più di duecentomila militari ben equipaggiati, addestrati dai militari della Nato. Ora si dice che, con le forze della “difesa territoriale” e altre unità, l’Ucraina arriverà ad avere un miuna città 5 a chi dobbiamo salvare la faccia? A una persona che ha rovinato il suo stesso paese? nel momento in cui l’Ucraina entrerà in Europa diventerà una sorta di magnete per le zone occupate cosa sta succedendo

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