una città - n. 295 - settembre 2023

8 settembre 1943 - Armistizio Attilio Morpurgo1. Gioia fugace. Nel primo momento tutti sperano nella pace, poi l’esercito italiano si sgretola. Ufficiali e soldati si tolgono la divisa e tentano di svignarsela. Intanto a Gorizia apprendiamo che i tedeschi sono vicini... e che a Trieste da Opicina bombardano alcune navi che si trovano in porto. Si comincia a pensare seriamente di allontanarsi da Gorizia per timore di una nuova invasione tedesca e perché tutti dicono che bisogna andare al di là del Po dove ci sarà la linea di difesa2. 9 settembre Gina Viterbo. Incertezza, dubbi, nervosismi in famiglia. Finalmente alle 4 del pomeriggio il Sig. Attilio decide, per salvare Gaddo, di partire intanto per Udine, poi, se possibile, proseguire per Ostra Vetere dove abbiamo fissato un appartamentino. Dopo crisi di nervi da parte del Sig. Attilio e mia, alle 5 siamo pronti per partire, ognuno con una valigia, costretti a lasciare tutte le casse e bagaglio grande perché ormai il trasporto non è più possibile. Lasciamo tutto in custodia, preparati a non ritrovare più nulla, al Sig. Santoro, e con un’auto ci dirigiamo alla stazione. Alle 7 partiamo e alle 8 arriviamo a Udine. Scendiamo e prendiamo il treno per Venezia, ma dobbiamo stare fermi in stazione 5 ore, fino all’una di notte. Il treno è affollatissimo, tutti sono in piedi nei corridoi, infine troviamo posto. 10 settembre Gina. Arriviamo a Venezia alle 5 del mattino. Nella vettura che deve portarci a Bologna incontro i cugini Viterbo anch’essi diretti verso le Marche. Apprendiamo durante il viaggio che il treno non può andare a Bologna a causa dei danni causati dai bombardamenti alla stazione, dobbiamo perciò andare a Ferrara e prendere la linea per Ravenna. Scendiamo a Ravenna e andiamo a rifocillarci al ristorante della stazione giacché siamo a digiuno dal giorno prima. Proseguiamo il viaggio per Rimini e poi Senigallia. Treni lunghissimi e affollatissimi, soldati in abiti borghesi tutti strappati che si nascondono e cercano di fuggire. Alle 4 del pomeriggio arriviamo a Senigallia dopo 24 ore di viaggio e, dopo molte ricerche di camere in albergo, troviamo due stanze nella pensione Regina. Bella posizione al mare, ci fermiamo due giorni a riposare, ma il conto dell’albergatore è esagerato. 12 settembre Gina. Alla mattina presto andiamo in corriera da Senigallia a Ostra Vetere. Troviamo l’appartamento in ordine e di nostro gradimento. La padrona, la signora Maria Manoni, è simpatica e affabile, come pure la sua figlia Rosaria. Ci mettiamo a posto, troviamo gente molto buona in paese che ci favorisce in ogni maniera e rimaniamo relativamente tranquilli sino al 7 dicembre. 17 dicembre Gina. Da qualche giorno sono state emanate delle leggi d’inasprimento verso gli ebrei: riunione in campi di concentramento di tutti gli ebrei fino a 70 anni e confisca di tutti i loro beni. Noi purtroppo non abbiamo preso la notizia sul serio, mentre quasi tutti gli altri hanno cercato di nascondersi in altri luoghi cambiando nome. Come un fulmine a ciel sereno la mattina di buonora la signorina Fanucci, moglie dell’appuntato dei carabinieri, venne gentilmente ad avvertirci che fra poco avremo una perquisizione in casa. Mi sento gelare il sangue, vado a svegliare Gaddo, avverto il Sig. Attilio e procuriamo nascondere gli oggetti di valore e i denari perché non li sequestrino. Poco dopo viene il segretario del Partito, Galeazzo Titti, col seguito dell’appuntato, il Maresciallo dei carabinieri e due militi. Per prima cosa chiedono di Gaddo, poi rovistano dappertutto senza trovare nulla di sospetto. Chiedono i documenti e i denari che dobbiamo consegnare. Sono molto agitata, anche Gaddo mi chiede di continuo cosa sarà di noi. Ci conducono tutti in caserma dei carabinieri dove rimaniamo tutta la mattinata con interrogatori e perquisizioni. Al Sig. Attilio portano via i denari e i libretti di deposito, a me restituiscono per fortuna i miei risparmi. Qui decidono che Gaddo purtroppo dovrà andare al campo di concentramento Unes a Senigallia e che noi possiamo rimanere a Ostra Vetere firmando una carta in cui ci impegniamo a non muoverci dal paese senza uno speciale permesso delle autorità3. Attilio. Devo osservare che sono partito da Gorizia solamente per salvare Gaddo e purtroppo tutti tre si misero d’accordo di non informarmi quanto intesero per radio, se avessi saputo lo avrei mandato via da Ostra Vetere, a Firenze, tanto più che una prima visita dei carabinieri che avevano chiesto le nostre generalità mi aveva impressionato. Dio voglia che possa riabbracciare il mio Gaddo; guai altrimenti per me, tutta la mia vita è finita, egli è la luce dei miei occhi. Giulio lo si informò, ma con precauzione per non comprometterlo, lui che ha la fortuna di essere a Roma. Cominciano così le giornate tristi d’inverno col pensiero di Gaddo lontano e con la difficoltà di poterlo aiutare. Bene o male si passa dicembre, gennaio e febbraio, con temperature per fortuna miti e belle giornate di sole, potendo fare delle belle passeggiate per riscaldarci. 18 febbraio 1944 Gina. Verso sera la signora Manoni viene a chiamarmi dicendo che deve dirmi qualche cosa. Sono molto ansiosa ed essa piangendo mi comunica che ha saputo che l’indomani verranno a prenderci per condurci, noi pure, nel campo di concentramento di Senigallia. Nel frattempo Gaddo era stato trasportato nelle carceri giudiziarie di Pesaro e poi in quelle di Urbino. I carabinieri, dietro supplica del Sig. Flaminio, economo del Comune, ci lasciano alcuni giorni di tempo prima di partire. 24 febbraio Gina. Accompagnati dall’appuntato Fanucci e da un altro carabiniere partiamo al mattino presto con la corriera di Maganini per Senigallia diretti all’Unes, campo di concentramento. È una colonia marina per bambini, un bell’edificio pulito con un bel giardino e in una bella posizione. Siamo trattati abbastanza bene, soltanto siamo sempre in continua agitazione per il timore di venire mandati in un altro posto, e sempre sorvegliati dai carabinieri. 1 marzo Gina. Arrivano i cugini Foà. Credevo fosuna città 49 GIOIA FUGACE “27 settembre. Kippur senza casa senza figlioli e senza tempo. Iddio abbia pietà di Israel!”. Il vecchio padre spera ancora. Non sa che Gaddo è stato fucilato già da tre giorni e non ne saprà più nulla per il resto della vita. E nessuno lo aiuterà a sapere. A un padre che gli chiede di un figlio che gli è sparito in un raggio di 50 km, il questore risponde gelido che è stato portato via dai tedeschi il 7 settembre. Per ignota destinazione. Ignota? Il questore non sapeva delle fucilazioni di settembre? Qui alcune pagine del diario tenuto dal ’43 al ’45 dal vecchio Attilio e dalla signora Gina Viterbo, governante di casa Morpurgo. le storie

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