A conti fatti

2 A conti fatti... Nel gioco delle ricorrenze, il quaranten- nale del Censimento 1981 pare quasi far da contrappeso al cinquantesimo anni- versario del secondo Statuto di autono- mia della provincia di Bolzano. Da una parte le celebrazioni, dall’altra le conte- stazioni. Eppure quel passaggio delicato e controverso del “censimento nominati- vo”, condensato da Alexander Langer con l’evocativa immagine delle “gabbie etni- che”, ci ricorda che, quando parliamo di successo a proposito dei traguardi rag- giunti con l’autonomia provinciale, dob- biamo considerarli frutto di una storia che non è sempre stata di successo. Nella seconda metà degli anni Settanta la so- cietà altoatesina fu attraversata da una crisi di adattamento dovuta all’impatto dell’introduzione delle norme su bilingui- smo, proporzionale e dichiarazione di ap- partenenza linguistica, tre capisaldi del nuovo sistema autonomistico della nuova autonomia. Ne risentì lo stesso clima po- litico e per tutta la prima metà degli anni Ottanta si assistette a una forte polariz- zazione che diede fiato e spazio alle de- stre e al nazionalismo. Il censimento del 1981, con l’obbligo della dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico, pena la perdita di alcuni diritti politici e socia- li, costituiva un tassello fondamentale per il consolidamento dell’assetto del nuovo sistema autonomistico, anche per- ché gli si affidava il compito di certificare -non c’è termine più appropriato- il pro- filo della società che avrebbe dovuto go- derne i benefici. Una società fatta a mi- sura della somma delle comunità lingui- stiche riconosciute e riconoscibili (italia- ni, tedeschi e ladini). Ma non era tutto il Sudtirolo e non ne rappresentava la com- plessità. Fuori rimanevano i mistilingui, i cittadini italiani appartenenti ad altre nazionalità, gli stranieri o semplicemente le persone che per scelta decidevano di non stare alle regole di un simile sistema di intruppamento nei gruppi. Passò l’idea che “etnico” non solo è meglio, ma funzio- na come corsia preferenziale per diritti, garanzie e salvaguardie. Sempre Langer definì un’aberrazione l’idea che la giusti- zia etnica in Sudtirolo si potesse garan- tire solo se tutti erano incasellati e indi- vidualmente fissati, per cui in ogni occa- sione bastava tirare fuori la scheda per sapere a quale quota il tale o la tale ave- vano diritto. Era lecito schedare quasi mezzo milione di persone per distribuire 7.000 posti con la proporzionale? Prima furono le piazze, poi i tortuosi sen- tieri dei ricorsi legali. Una volta esaurita la spinta del movimento contro le “gabbie etniche”, le iniziative volte a denunciare le storture e a sollecitare modifiche al- l’impianto delle norme sul censimento e sulla dichiarazione di appartenenza non si arrestarono. L’importante ruolo avuto dall’associazione Convivia sul piano dei rilievi di natura tecnico-giuridica è qui ri- cordato. Smontata l’impalcatura su cui si reggeva il censimento del 1981 in Sudti- rolo, la rilevazione censuaria è tornata ad avere il carattere statistico che gli è pro- prio. Dal 2018, inoltre, l’Istat ha introdot- to il Censimento della popolazione con cadenza annuale e con carattere a cam- pione, quindi non più né “generale” né decennale. Ciò ha obbligato la provincia di Bolzano a rivedere la normativa in ma- teria e la Commissione dei Sei a varare una nuova norma di attuazione, giunta peraltro all’ultimo minuto. Ancora la scorsa estate, nell’imminenza del censi- mento della popolazione (3 ottobre 2021), all’Astat (Istituto provinciale di statisti- ca) non sapevano come avrebbero dovuto comportarsi con il censimento linguistico. Di aggiustamento in aggiustamento la normativa è stata riscritta per smussare le criticità e le iniquità che conteneva, con l’obiettivo però di salvaguardare, per quanto possibile, l’integrità degli istituti della proporzionale e della connessa di- chiarazione di appartenenza. Anche se va detto che al lato pratico la proporzionale si dimostra sempre più residuale ed ela- stica e la dichiarazione di appartenenza sempre meno rispondente al reale accer- tamento dell’appartenenza. Se già qua- rant’anni fa le tre caselle non bastavano, oggi si dimostrano ancor meno rappre- sentative per una realtà chiamata a ri- spondere ai bisogni e ai diritti di una so- cietà sempre più multietnica. La presun- zione di modellare e cristallizzare un si- stema con un’impronta esclusivista, pen- sato a immagine e somiglianza dei tre gruppi (italiano, tedesco, ladino), perdura come eredità e principio di riferimento, ma i conti con la mutevole realtà locale contemporanea continuano a svelarne tutti i limiti. Vista quarant’anni dopo, “a conti fatti”, una lettura retrospettiva della vicenda del Censimento 1981 suggerisce anche l’importanza di tentarne un bilancio cri- tico e soprattutto allargare lo sguardo all’Europa di oggi che, sempre meno di- sposta ad accettare le diversità, nelle zone di confine e dove sono presenti minoranze vive i censimenti come potenziali bacini di crisi. Questa pubblicazione si chiude mentre non si conosce ancora il contenuto delle nuove norme di attuazione in mate- ria di censimento e dichiarazione di ap- partenenza. Sappiamo che il censimento linguistico continuerà ad aver luogo ogni dieci anni e la dichiarazione di apparte- nenza potrà essere raccolta e resa anche in forma digitale. Di sicuro una semplifi- cazione, quest’ultima, ma tutt’altro che semplice da implementare per soddisfare la garanzia dell’assoluta sicurezza in ter- mini di tutela dei dati. Giorgio Mezzalira e Simonetta Nardin Togliere rigidità all’identificazione etnica reprint di un articolo di Alexander Langer (p. 3) Censimento 1981-2021: accanimento normativo? intervista a Guido Denicolò (p. 6) Un rilevamento che non fotografa più la realtà intervista a Gregorio Gobbi (p. 10) Tracce di convivenza e cooperazione trasversale ai gruppi linguistici articolo di Giulia Galera (p. 12) Un dibattito decisivo intorno al futuro del Sudtirolo intervista a Hans Heiss (p. 16) Il censimento 1981 in Alto Adige-Südtirol articolo di Marco Boato (p. 18) La ricchezza delle molte culture reprint di Lidia Menapace (p. 20) Proporzionale e bilinguismo reprint di Renato Ballardini (p. 21) Nuove norme per il censimento reprint di Franco Kettmeir (p. 23) Cosa dicono gli standard internazionali in termini di censimenti e minoranze? intervista a Francesco Palermo (p. 24) Quanto fa paura contarsi reprint di Guido De Franceschi (p. 27) Avrei potuto dichiararmi tedesca... di Ermira Kola (p. 30) Indice Quaderno della Fondazione Ale- xander Langer Stiftung, Onlus, novembre 2021. Responsabile : Simonetta Nardin, Giorgio Mezzalira. Hanno colla- borato : Edi Rabini, Monika Weis- sensteiner, Emira Kola, Erika Waldboth, Francesco Palermo, Stefano Ignone, Barbara Bertoncin, Guido Denicolò, Francesco Paler- mo, Hans Heiss, Gregorio Gobbi, Franco Kettmeir, Sigrid Pernthaler, Giulia Galera, Marco Boato, Guido De Franceschi. In coper- tina : Manifestazione contro il censimento 1981 in Sudtirolo, Strasburgo 1980. Grafica, impaginazione e realizzazione : Una città soc. coop - Forlì (www.unacitta.it) . Stampa : Grafiche Baroncini Srl, via Ugo La Malfa, 48, Imola. Fondazione Alexander Langer Stiftung, Onlus, via Bottai/Bindergasse, 5 - 39100 Bolzano/Bo- zen C.F. 94069920216 Tel/Fax 0471-977691 info@alexanderlanger.net www.alexanderlanger.org Cassa di Risparmio/Südtiroler Sparkasse IBAN: IT91S0604511613000000555000 BIC: CRBZIT2B059 Quaderno realizzato con il contributo del- la Presidenza della Provincia di Bolzano Ufficio Affari di Gabinetto editoriale

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