A conti fatti

30 Ermira Kola, operatrice sociale, nata in Albania nel 1978, vive e lavora a Bolzano dove collabora con la Fondazione Alexan- der Langer Stiftung. Ha lavorato con rom e sinti, donne senza fissa dimora, detenu- ti ed ex detenuti, minori stranieri non ac- compagnati e richiedenti protezione in- ternazionale. Vi racconto due storie differenti che a un certo punto si incontrano. Per parlarvi di queste due storie dovrei narrarvi di cen- simenti e proporzionali. La mia storia inizia in Albania, dove na- sco nel 1978. Vengo in Italia nel 1995 e nel 2018 acquisisco la cittadinanza ita- liana (o mi viene concessa). Assieme a una copia della Costituzione e una bandierina italiana, a Bolzano, dove risiedo, mi viene consegnato un modulo per la dichiarazione di appartenenza op- pure (che buoni loro!) aggregazione al gruppo linguistico tedesco, italiano o la- dino. Ho buttato via quel foglio ritenen- dolo inutile e un poco offensivo. Certa- mente nel 2018 lo ritenni anche discrimi- natorio. L’altra storia è quella del Centro per la Tutela contro le Discriminazioni della Provincia di Bolzano, che inizia nel 2011 con l’articolo 5 della legge provinciale n.12 che ne prevede l’istituzione, ma di fatto non se ne fa nulla. Riprende negli anni la lotta da parte delle associazioni del territorio per l’insediamento del cen- tro e nel 2019 trenta di loro si uniscono e prendono posizione perché il Centro di- venti realtà. Viene richiesto che il Centro sia indipen- dente dalla politica, la base minima visto che dovrebbe tutelare tutte e tutti. Viene richiesta la collaborazione in rete con le associazioni che da anni combattono le diverse forme di discriminazione. E si ar- riva alla seduta del 17 dicembre 2020 che regola la consulta del centro per la tutela contro le discriminazioni. Finalmente, con una delibera del Consi- glio della Provincia Autonoma di Bolzano a dicembre 2020 si è approvato il regola- mento della consulta del Centro per la Tutela contro le Discriminazioni 1 . La consulta è composta da persone nomi- nate dalle associazioni che si impegnano a titolo volontario. La consulta ha il com- pito di assistere il lavoro della persona responsabile del centro di tutela e di so- stenere e appoggiare le cittadine e i cit- tadini che vi si interfacciano. Accade che io venga nominata all’interno di questa prima consulta come sostituta di una del- le persone titolari. Iniziano gli incontri; bisogna organizzar- si per nominare la persona responsabile del Centro. Questa persona è scelta e so- stenuta nelle decisione da parte della consulta. Al secondo incontro la difenso- ra civica ci informa che si era scordata la questione della proporzionale 2 , e ci chie- de di organizzarci secondo la proporzio- nale, che significa rispettare la propor- zione di sei persone dichiarate tedesche, due persone dichiarate italiane e una persona dichiarata ladina. Rimango stu- pefatta. Penso sia uno scherzo, ma in ef- fetti il luogo non è quello degli scherzi. Attendo qualche minuto e poi faccio no- tare che sono una cittadina albanese in rappresentanza della Fondazione Ale- xander Langer Stiftung, associazione iscritta al registro Unar (Ufficio Nazio- nale Anti-discriminazioni Razziali). Af- fermo in quel primo incontro che non tro- vo giusto dover fare una dichiarazione di appartenenza (oppure di aggregazione a uno dei tre gruppi linguistici prescritti) per poter sostenere le persone vittime di discriminazione. Aggiungo che io, la di- chiarazione, non l’ho fatta. Mi dicono che non è un problema e potrei farne una ad hoc. Chiariamo una cosa: la regola è che se la dichiarazione non la fai quando ti viene data la possibilità (sic!), ma in un secon- do momento, la medesima diviene valida 18 mesi dopo la deposizione presso il pre- posto ufficio in tribunale. È una sorta di penalizzazione, che evidentemente que- sta volta non vale. Dunque, a volte, le re- gole si possono infrangere. La discussione si rimanda a un incontro successivo, questa volta in presenza, presso il Consiglio provinciale. Arriviamo con proposte concrete; dichiariamo e fac- ciamo mettere a verbale che rinunciamo a un eventuale gettone di presenza per escludere qualsiasi cavillo burocratico che ci possa legare alla provincia come istituzione. Ribadiamo che ci mettiamo a disposizione del Centro a titolo volonta- rio e, proprio perché vorremmo che il Centro possa accogliere tutte e tutti e tutte e tutti si possano sentire accolti, ve- diamo inutile e limitante una regola co- me quella della dichiarazione di appar- tenenza linguistica. Qualche giorno fa sono stata alla presen- tazione di un libro e la scrittrice raccon- tava, ridendo, come nel corso di un even- to fuori provincia avessero pensato che la dichiarazione di appartenenza linguisti- 1. Dalla Legge istitutiva (Legge provincia- le 9 ottobre 2020, n. 11): “Presso la Difesa civica [della Provincia Autonoma di Bolzano] è insediata, al ser- vizio di tutte le cittadine e di tutti i citta- dini, una struttura (di seguito denominata “Centro di tutela contro le discriminazio- ni”) che fornisce assistenza alle vittime di discriminazioni a sfondo razzista, su base etnica, linguistica, culturale, religiosa, ba- sate su credenze omobitransfobiche, su una disabilità, sull’aspetto esteriore, sul- l’età, nonché alle vittime di discriminazio- ni fondate sull’origine e sull’appartenenza a una nazione o sulle opinioni politiche, laddove il caso non sia di competenza del- la Difesa civica, della Consigliera/del Con- sigliere di parità, della Commissione pro- vinciale per le pari opportunità delle don- ne, dell’Osservatorio provinciale sui diritti delle persone con disabilità o del Comitato provinciale per le comunicazioni. I casi di discriminazione nei confronti dei minori sono sempre di competenza della/del Ga- rante per l’infanzia e l’adolescenza. Questi diversi organismi formano insieme una rete con l’obiettivo di mettere in atto una collaborazione interdisciplinare, di soste- nersi reciprocamente e di realizzare pro- getti congiunti. I dettagli verranno concor- dati in un protocollo d’intesa tra i vari or- ganismi”. 2. L’articolo 89 dello statuto del Trentino- Alto Adige del 1972 dispone per la provin- cia di Bolzano che i posti pubblici siano ri- servati a cittadini appartenenti a ciascuno dei tre gruppi linguistici, in rapporto alla consistenza dei gruppi stessi, quale risul- ta dalle dichiarazioni di appartenenza re- se nel censimento ufficiale della popola- zione. A questa disposizione si è data at- tuazione con il Dpr 752/1976. Secondo il censimento del 2001: su 5.000 posti pubblici ne spettano 1.324 al gruppo italiano, 3.457 al gruppo tedesco e 219 al gruppo ladino. Avrei potuto dichiararmi tedesca... L’arrivo a Bolzano dall’Albania, il lavoro di operatrice sociale, l’incontro con i censimenti e le proporzionali dell’Alto Adige; due storie che a un certo punto si incontrano... Di Ermira Kola. intervento Note potrei dichiararmi ladina, perché no; sono una minoranza e le minoranze mi sono sempre state a cuore...

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