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dell’armeno e dell’arabo. Nella Repubblica
Islamica la religione ufficiale è l’islam sciita
duodecimano, ma circa il 20% della popola-
zione professa altre fedi. In Iran convivono
sunniti, cristiani ortodossi, cristiani cattoli-
ci, ebrei, zaraustriani, yezidi, e baha’i. Pur
se la Costituzione attuale riconosce alcune
di queste minoranze religiose, altri come i
Baha’i sono colpiti duramente. La politica
di persianizzazione in alcune regioni, come
per esempio il Khuzestan, ha creato non po-
chi disagi. Nel sud del paese, dov’è custodito
gran parte del tesoro sotterraneo (petrolio e
gas) la percentuale degli arabi sul totale del-
la popolazione continua a diminuire, mentre
l’indice di popolazione generale è in crescita.
Durante la Seconda Guerra mondiale, quan-
do l’Iran era occupato dalle forze alleate, con
gli inglesi nel sud e i russi nelle regioni occi-
dentali, gli azeri e i curdi colsero l’occasione
per dare vita a due repubbliche indipenden-
ti. Un’indipendenza durata appena 12 mesi.
Con il ritiro dell’Armata Rossa, l’esercito
iraniano riuscì a smantellare in pochi gior-
ni sia la Repubblica Curda di Mahabad, che
quella dell’Azerbaijan, al confine con l’allora
Unione Sovietica. I gruppi secessionisti sono
però sopravvissuti, negli ultimi decenni, alle
ondate repressive dei governi centrali che si
sono succeduti, grazie alle protezioni ricevu-
te dai paesi confinanti con l’Iran. L’Iraq di
Saddam Hussein sosteneva da una parte i
gruppi curdi e, dall’altra, i movimenti
arabi
.
I beluci hanno sempre ricevuto protezione
dal Pakistan, mentre il governo di Baku si
considera da sempre il paladino dei diritti
dei fratelli dell’Azerbaijan meridionale, tan-
to da voler modificare il proprio nome dalla
La sanzioni economiche, le minacce di un
intervento militare israeliano e l’isolamento
internazionale non sono le uniche sfide con
le quali deve fare i conti il regime teo-cratico
guidato dall’ayatollah Seyyed Ali Khame-
nei. Le minoranze etniche, oltre metà della
popolazione iraniana, sono forse la più seria
sfida che l’attuale regime deve affrontare. Lo
stesso governo di Mahmoud Ahmadinejad
parla ormai apertamente di una “crisi con
le minoranze”, ovviamente, attribuendone
la responsabilità alle potenze straniere, in
primo luogo agli Stati Uniti e alla Gran Bre-
tagna. La bomba etnica è stata innescata da
tempo, precisamente dal 2005, quando alcu-
ne organizzazioni rappresentative delle mi-
noranze azere, arabe, beluche e curde hanno
annunciato la nascita di un’alleanza chia-
mata Il
Congresso dei popoli per l’Iran fede-
rale
. La risposta del governo iraniano alle
richieste, anche legittime, delle minoranze
etniche, non è stata l’avvio di un dialogo, ma
semplicemente l’inasprimento della repres-
sione e nuove limitazioni e intimidazioni.
Gli arresti nelle aree popolate dalle mino-
ranze, soprattutto curde, arabe e beluche,
sono ormai quotidiani, tanto da non fare più
notizia. Il Pentagono, che guarda quanto ac-
cade nella Repubblica Islamica con estrema
attenzione, tempo fa ha incaricato
Hicks &
Associated
, una società che spesso collabo-
ra con le istituzioni militari statunitensi, di
studiare le minoranze etniche e valutare le
loro capacità e la loro influenza. Con i nego-
ziati sul nucleare tra Teheran e i rappresen-
tanti dei cinque paesi membri permanenti
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uni-
te, più la Germania, che continuano senza
portare ad alcun risultato, e l’ipotesi di una
guerra temuta da tutti, compresi molti mili-
tari israeliani, le minoranze rappresentano
forse l’ipotesi più concreta per fare pressione
sul governo di Teheran e obbligarlo ad accet-
tare un cambio radicale per non passare il
timone del potere.
Se c’è un paese nel mondo che merita la de-
finizione di mosaico etnico, culturale e reli-
gioso, quello è sicuramente l’Iran.
L’Iran, praticamente, non ha un’etnia mag-
gioritaria, in quanto i persiani costituiscono
solo il 48% della popolazione. Le altre etnie
che vivono nell’altopiano iraniano sono gli
azeri (24%), i gilaki e i mazandarani (8%),
i curdi (7%), gli arabi (4%), i beluci (3%), i
lor (2%), i turcomanni (2%), gli armeni (1%),
gli assiri (1%). Anche se la maggioranza dei
quasi 70 milioni di cittadini della Repub-
blica Islamica utilizza la lingua farsi, qua-
si tutte le minoranze conservano ancora la
loro lingua madre. Non mancano, infatti, in
Iran giornali e libri pubblicati in altre lin-
gue, come l’azero o il curdo, per non parlare
Repubblica dell’Azerbaijan in Azerbaijan
del Nord. Alcuni movimenti azeri godono
anche dell’appoggio di partiti nazionalisti e
panturchi di Ankara e Istanbul.
Le minoranze etniche in Iran sono da secoli
i guardiani delle frontiere del paese: a sud,
al confine con l’Iraq meridionale, vivono gli
arabi che controllano le città che si affac-
ciano sul Golfo Persico; a nord, i gilaki e i
mazandarani si affacciano sul Mar Caspio,
che segna il confine con la Russia; sempre al
nord, i turcomanni si trovano nella zona del
confine con il Turkmenistan; gli azeri vivo-
no lungo il confine con la Turchia, la Repub-
blica dell’Azerbaijan e l’Armenia; mentre i
beluchi, a oriente, sono vicini del Pakistan
e dell’Afghanistan; infine, la frontiera con
il nord dell’Iraq è situata nelle aree abitate
dai curdi. In pratica, il governo centrale di
Teheran si trova accerchiato dalle sue mino-
ranze, oltre che dalle forze militari statuni-
tensi presenti, a vario titolo, in Turchia, in
Azerbaijan, nel Bahrain, nel Qatar, in Iraq,
nel Pakistan e in Afghanistan.
(A.R.)
La bomba etnica
Ecco il ruscello di mille mormorii in me,
sgorga:
magari…
magari l’uomo la sua patria
potesse con sé portare
ovunque volesse
come le viole
(nelle scatole di argilla).
Nel chiarore della pioggia,
nel sole puro.
(Mohammad Reza Shafi’i Kadkani)
se c’è un paese nel mondo che merita la
definizione di mosaico etnico,
culturale e religioso, quello è l’Iran