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Azeri
Le ipotesi più accreditate sull’origine degli
azeri, circa il 24% della popolazione irania-
na, sono due. La prima sostiene che siano
i discendenti degli abitanti delle regioni a
nord-ovest dell’antica Persia, migrati intor-
no al VII secolo verso i territori dove attual-
mente vivono, le regioni occidentali dell’o-
dierno Iran. La seconda tesi, invece, afferma
che loro siano in realtà i primi abitanti della
regione, assimilati dagli invasori persiani
dopo secoli di occupazione. Oggi gli azeri ira-
niani vivono principalmente nel nord-ovest
della Repubblica Islamica, divisi in cinque
regioni amministrative. Una cospicua pre-
senza azera è da segnalare anche nella ca-
pitale, Teheran, nella città santa di Qom e
nella provincia del Khorasan settentrionale.
La lingua azera, derivata dal ceppo turco, è
stata fortemente influenzata dal farsi e dal-
le lingue russo-caucasiche. Sfogliando i libri
di storia, scopriamo che dalle regioni azere
provengono potenti dinastie che hanno re-
gnato nel paese, come i Selgiuchidi, i Safavi-
di fino ai Ghajar. Da questa parte dell’Iran
sono iniziati eventi importanti della storia
recente del paese. Nel 1906, la rivoluzione
costituzionale che ha posto fine alla monar-
chia assolutista, regalando al paese la sua
prima costituzione, è partita da Tabriz. Nel
1828, al termine di una lunga guerra con la
Russia zarista, la Persia perse una parte del
suo territorio, tra cui quella settentrionale
dell’Azerbaijan che in seguito divenne la Re-
pubblica dell’Azerbaijan.
Curdi
I curdi, dei quali non si è ancora capito con
certezza la provenienza, con il 7% della po-
polazione rappresentano in Iran la quarta
etnia del paese, dopo i persiani, gli azeri e i
gilaki-mazandarani. I curdi iraniani vivono
in un territorio diviso in 2 regioni ammini-
strative: Kurdistan e Kirmanshahan. Una
presenza consistente va segnalata anche
nell’Azerbaijan occidentale e nella regione
del Khorasan settentrionale. La loro lingua,
come il farsi, al quale assomiglia molto, di-
scende dal ceppo linguistico indoeuropeo. I
curdi iraniani parlano il kormanji e sono per
la stragrande maggioranza sunniti, anche
se circa 50.000 sono yazidi. Gli yazidi ado-
rano il dio Malek Tawous, un angelo dalle
sembianze di pavone caduto in disgrazia.
Il culto yazidi è un misto di elementi pro-
pri del mitraismo, del mazdeismo, del ma-
nicheismo, dell’islam, del cristianesimo e
del giudaismo. Molto diffuso nel Kurdistan
è anche il misticismo sufi, in particolare le
scuole Naqshbandi e Qadiri. Il Partito de-
mocratico del Kurdistan Iraniano (Pdki) ha
festeggiato nel luglio 2005 il sessantesimo
anniversario della sua nascita ed è soprav-
vissuto a diversi tentativi di decapitazione
della sua leadership. Dopo l’impiccagione di
Ghazi Mohammad nel 1946, alla fine dell’e-
sperienza indipendentista, il 13 luglio del
1989 i sicari della Repubblica Islamica uc-
cisero a Vienna Abdolrahman Ghassemlu,
leader storico del partito. Il 17 settembre
1992, a Berlino, un commando dei servizi
segreti iraniani fece irruzione nel ristorante
Mykonos, dove uccise Sadegh Sharafkan-
di, successore di Ghassemlu alla guida del
Pdki, e altri membri del partito. Nel Kur-
distan iraniano è attivo da decenni anche il
Komala (Partito delle Masse), di formazio-
ne marxista. Da poco è presente sulla sce-
na politica del Kurdistan iraniano anche
il gruppo armato Pjak (Partito per la Vita
Libera nel Kurdistan), formato dai sosteni-
tori iraniani del Pkk di Abdullah Ocalan.
I
peshmarghah
(guerrigliero, in curdo) del
Pjak, dalla fine del 2004 sono impegnati in
scontri molto violenti con le forze dell’ordine
e i
pasdaran
iraniani.
Beluci
I beluci risiedono prevalentemente nel Be-
lucistan, una regione desertica compresa
tra Iran e Pakistan, che si estende dal de-
serto di Kerman alla provincia pachistana
del Punjab. Insieme al Sistan, il Belucistan
iraniano forma la regione del Sistan-Belu-
cistan con capoluogo Zahedan. I beluci di-
scendono da alcune tribù nomadi presenti
nel deserto di Kerman e la loro organizza-
zione sociale è stata sempre di tipo triba-
le. La loro lingua è un dialetto del farsi e
professano prevalentemente l’islam sunnita
di scuola hanafita. I beluci sono il 2% della
popolazione. La situazione del Belucistan
iraniano si è aggravata sensibilmente negli
ultimi anni, da quando cioè un gruppo ar-
mato tribale chiamato
Jondallah
(i soldati
di Allah) è comparso sulla scena politica re-
gionale. Nel Belucistan sunnita, oltre a
Jon-
dallah
, sono attive anche alcune formazioni
politiche come il Fronte Unito del Beluci-
stan Iraniano, il Movimento Nazionale del
Belucistan Iraniano e il Partito del Popolo
del Belucistan.
Lor
Il Lorestan è una regione montagnosa della
Repubblica Islamica situata al centro ovest
dell’Iran. I lor, che sono il 2% degli iraniani,
vivono anche nelle regioni adiacenti Kahki-
louyeh e Boyerahmad. Di religione sciita, i
lor parlano una lingua che deriva dal far-
si antico, vicino al curdo. Divisi in quattro
tribù (Bala Garideh, Delfan, Selseleh e Tar-
tan), i lor vivono di pastorizia e continuano
a spostarsi con il cambio delle stagioni. Sti-
mati per il loro coraggio, sono ricordati nei
libri di storia iraniani per la loro resistenza
a tutti gli invasori.
Turcomanni
Discendenti da tribù centro-asiatiche pre-
senti in Iran sin dal IV secolo dopo Cristo,
si sono mescolati con i mongoli durante
le guerre di conquista del famoso Gengis
Khan. I turcomanni parlano una lingua del
ceppo turco. Le principali tribù turcomanne
sono nove, ma in Iran ne vivono solo due:
Kuklan e Yamote. Sono circa il 2% della
popolazione della Repubblica Islamica, vi-
vono nell’est del paese, nelle pianure del
Gorgan, in due regioni amministrative: Go-
lestan e Khorasan Settentrionale. I turco-
manni sono, per la maggior parte, sunniti
della scuola hanafita, anche se una parte
aderisce al misticismo sufi dei Naqshbandi.
Storicamente avversi al governo centrale,
il movimento indipendentista turcomanno
è stato represso violentemente negli anni
immediatamente successivi alla rivoluzione
khomeinista del 1979. Oggi, questa mino-
ranza di origine centro-asiatica è rappre-
sentata politicamente dal Fronte Unito dei
Turcomanni, un’organizzazione di stampo
marxista che dopo il crollo del muro di Ber-
lino, ha assunto posizioni più moderate e
socialdemocratiche.
Arabi
La leggenda vuole che i primi arabi siano
migrati verso il Khuzestan, provenienti dal-
la penisola arabica, nei primi secoli dopo
Cristo. Gli arabi iraniani, che rappresenta-
no il 3% della popolazione nazionale, sono
stanziati nelle regioni del Khuzestan, di
Bushehr e Hormozghan, nonché nelle isole
sparse per il Golfo Persico. La comunità ara-
ba nel Khuzestan, che è la regione più ricca
di petrolio e gas della Repubblica Islamica, è
stata spesso strumentalizzata allo scopo di
destabilizzare l’Iran. Gli arabi iraniani sono
prevalentemente sciiti e hanno una struttu-
ra sociale-tribale e molto conservatrice. Le
tribù dei Bani-Kaab, Bani-Torof, Bani-Ta-
min, Al Khamis e Kenane, sono le più impor-
tanti del Khuzestan. Gli arabi iraniani han-
no conservato la loro lingua e anche molti dei
loro costumi e tradizioni. Negli ultimi anni
il numero di partiti che si autoproclamano
rappresentanti della minoranza araba si
sono moltiplicati. Tra questi, hanno un certo
seguito tra la minoranza araba il Partito del-
la Solidarietà Democratica di al-Ahwaz e il
Fronte Popolare degli Arabi di Ahwaz.
Gilaki-mazandarani
I gilaki e i mazandarani si sono stabiliti al
nord, nell’altopiano iraniano almeno die-
cimila anni fa. Mentre dei gilaki si sa ben
poco, i mazandarani, chiamati anche tabari,
sono ricordati nei libri di storia come i primi
soldati organizzati del paese. A loro ha de-
dicato uno dei suoi studi il noto viaggiatore
italiano Pietro della Valle, che li definì “gli
unici veri soldati su cui hanno potuto con-
tare per la difesa del territorio le diverse
monarchie che si sono succedute al comando
della Persia”. Nella lingua tabari, o mazan-
darani, sono stati scritti alcuni capolavori
letterari, solo recentemente tradotti in farsi.
I gilaki e i mazandarani vivono su un terri-
torio che dal nord-ovest al nord-est si affac-
cia sul Mar Caspio.
(A.R.)
Un mosaico etnico linguistico