Addio Franco
Abbiamo raccolto alcune testimonianze di amici che lo ricordano.
Karl Ludwig Schibel
Care e cari,
è morto stamattina Franco Travaglini.
Ci sentiamo vicini a sua moglie Ildico e al figlio Michele.
Non ha ancora parole il dolore della perdita dell’amico e fratello di decenni.
Un senso di vuoto e di amore che ci unisce per una persona che lottava per la vita e la dignità di tutti gli esseri viventi con tenerezza e determinazione.
In lutto, Karl-Ludwig
Adriano Sofri
[...] È morto ieri mattina, per un’emorragia cerebrale che lo aveva colpito a casa sua, nella campagna umbra, dove viveva da tempo, con la sua compagna Ildico, praticando le idee che sentiva giuste.
Era nato a Pescara nel maggio del ’43 ed era diventato presto bolognese. Per noi, suoi compagni e amici fraterni, la sua famiglia bolognese era stata anche la nostra. Suo padre, Carlo, era stato ferroviere e, nella cantina domestica, abile rilegatore di libri di pregio, e sopra tutto anarchico integerrimo. Sua madre Armida era stata ostetrica e fu sempre una donna fortissima. Nel 1972, da Franco e Mirella, di cui eravamo tutti un po’ innamorati, era nato Michele, e nel daffare travolgente di allora Armida fu il suo rifugio. Franco era stato arrestato presto, come si doveva, prima del Sessantotto, manifestando contro la guerra americana in Vietnam. Poi venne Lotta Continua, il trasferimento a Roma, i Pid, il lavoro al giornale. Alex Langer avrebbe ricordato che quando Lc si sciolse, alla fine del ’76, ritenne “di dover contribuire insieme ad altri, tra i quali Paolo Brogi, Franco Travaglini, Enrico Deaglio, Clemente Manenti, all’‘atterraggio morbido’, per evitare una rovinosa ed inconsulta ritirata o un’altrettanto rovinosa e inconsulta radicalizzazione dei militanti”. (Ora, dei nomi di quella citazione, i vivi sono passati in minoranza) [...].
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Enrico Deaglio
Ciao Franco, è stato bello passare molti anni con te. Sei stato il mio “capo” e hai salvato la ghirba di tanti di noi, in quel lontano 1977. Amavi la terra, davvero; e quindi si può davvero prevedere che la terra ti sarà lieve. Te lo deve. Enrico
Fausto Fabbri
Mi dispiace tanto, tanto, tanto. Franco era uno di quelli che quando lo incontri ti si apre il cuore. Ci siamo incontrati varie volte in tempi recenti, dopo che l’avevo conosciuto tanti anni fa, ai tempi del movimento studentesco e della lotta politica, a Bologna. Quando ci siamo rivisti gli ho raccontato del ricordo che avevo di lui e ne abbiamo riso. Una ricordo leggendario, trasfigurato ma vero. Era il ’69, c’era una manifestazione studentesca fronteggiata dalla polizia in tenuta antisommossa, non più di 20 metri fra noi e loro, sotto il portico del teatro comunale, in piazza Verdi. Franco era davanti a tutti e si fece avanti per trattare con il comandante dei poliziotti. La trattativa andò male, improvvisamente abbassarono i fucili caricati con lacrimogeni e partirono con la carica, potevano travolgerci, lo spazio era stretto. Indietreggiando e cercando di scappare lo vidi, era da solo, gigantesco, usando quello che aveva in mano come una spada combatteva di scherma con i loro fucili rallentando la loro corsa. Per me tu sarai sempre quello, gli ho detto, un gigante coraggioso, generoso e leale che sa combattere e amare. E così sarà.
Beppe Ramina
È difficile scrivere di Franco Travaglini, che ci ha lasciato questa mattina: il dolore per la perdita di un amico gentile, affettuoso, intelligente, di un compagno senza paura occupa la memoria.
Lo ricordo nel 1969 davanti al bar Goliardo, ritrovo della sinistra rivoluzionaria bolognese; a Predappio nel 1971, quando ci ribellammo a una marcia fascista e, mentre ripiegavamo davanti a un imponente schieramento di polizia, Franco ci fece tornare sui nostri passi per fronteggiarla.
Franco a Novara nel 1972, allora latitante (era stato già in carcere nel 1968 per una manifestazione contro la guerra nel Vietnam) e responsabile nazionale dei Proletari in divisa, che partecipava a una riunione con noi, militari di leva; a Roma, costeggiando un corteo femminista negli anni Settanta, quando bloccò un poliziotto provocatore di marca Cossiga che aveva estratto la pistola; una notte molto complicata nel settembre del 1977 a Bologna; la casa dove abitò a lungo con Erri De Luca nei pressi di Bracciano; la redazione di Lotta Continua a Bologna e la battaglia per la libertà delle compagne e dei compagni arrestati con l'invenzione, da parte della procura, di una fantomatica "cellula perfughese delle Brigate Rosse".
Non avevamo cellulari e spesso neppure telefoni in casa, ma Franco (come tante altre e tanti altri in quegli anni generosi) nei momenti difficili c'era, rassicurava con la sua calma. Era tosto e gentile, ha scritto un compagno. Era tosto e gentile.
Franco animalista, Franco vegetariano, Franco che organizza la Fiera delle Utopie concrete con Alex Langer e che dirige un mensile antispecista e vegetariano con la scusa della buona cucina; Franco che abitava assieme a Ildico -con la quale, settantenne, infine andò a nozze- in un borghetto umbro recuperato con ostinazione; Franco nonno felice.
Oltre cinquant'anni fa è iniziato un dialogo che si è dipanato tra impegno, pranzi, telefonate, felicità e dolori condivisi. Continueremo a chiacchierare, caro Franco. Ma già manchi molto. Davvero tanto.
Franco Lorenzoni
Conosciuto negli anni della comune militanza in Lotta Continua, ho avuto la fortuna di rincontrare e lavorare insieme a Franco Travaglini a Città di Castello, negli anni in cui costruivamo, anno dopo anno, le diverse edizioni della Fiera delle Utopie Concrete. Una iniziativa ecologica ideata da Alexander Langer nel 1988, a cui ha partecipato attivamente fino al 1995. La coordinava Karl Ludvig Schibel, con cui Franco Travaglini ha sempre collaborato in modo proficuo e fraterno. È stato bello lavorare con lui in quegli anni perché Franco era attento alle posizioni di tutti ed essendo mite, profondamente buono e totalmente alieno da ogni desiderio di potere, aveva una capacità di tessitura rara ed efficace.
Giovanni Damiani
[...] In Abruzzo sono stato il responsabile regionale del Pid , e con altri compagni riuscimmo ad organizzare lo sciopero del rancio nazionale, il 12 dicembre del 1975, con adesione incredibilmente totale dei soldati delle caserme aquilane (la Rossi, con alcune centinaia di alpini e la Pasquali, con 1.500 granatieri di Sardegna). Lo stesso a Sulmona ove avemmo un prete pacifista che collaborava e poi compagni latitanti per la successiva repressione... Anch’io beccai un quantità di denunce per “istigazione alle forze armate a ribellarsi ai poteri dello Stato”, per vilipendio alle forze armate, poi alla bandiera ecc... Io stesso fui Pid (esperto per forza di cose) quando partii militare e in Friuli vissi le vicende del terremoto del 1976-77, proprio mentre Lc si scioglieva all’insaputa di chi non poteva averci più contatti. Lo scoprimmo, col altri Pid, quando riuscimmo a partecipare a una riunione a Udine nella sede di via Pracchiuso e ci sarà da sorridere quando ti dirò come andò.
Con Franco la mia storia si è intrecciata più volte, anche inconsapevolmente. Sua madre , ostetrica, comunista, esercitava a Pescara viaggiando in bicicletta, ed è quella che... mi ha fatto nascere da mia madre giovanissima. Abitava con Franco ragazzino a via Brandimarte, una stradina che è rimasta immutata fino agli anni Ottanta. Io ho incontrato e conosciuto Franco in Lc e per il Pid e l’avevo saputo sempre bolognese e non mio concittadino e per di più figlio della mia "levatrice", come si diceva una volta per l’ostetrica. Finita Lc ci siamo ritrovati, grazie alla fantasia operativa di Alex, a Città di Castello, nell’88, ove Franco è stato una delle locomotive che tirava la Fiera delle Utopie Concrete, una straordinaria iniziativa che ci vide lavorare insieme per alcuni anni. La prima edizione sul tema dell’acqua, argomento di cui mi occupo da una vita (i successivi temi furono il “Fuoco”, la Terra e l’Aria) mi vide impegnatissimo con Franco che coordinava assieme a Karl Ludwig Schibel. In un comitato consultivo europeo ci vedevamo con personaggi tipo Peter Kammerer, Hans Glauber, Wolfgang Sacs, Agostinelli, Lorenzoni....una volta venne pure Adriano e ci passò anche Cesare Moreno. Assieme a Wolfgang Sachs Franco è venuto anche a Pescara a casa mia per scrivere a più mani il libro Acqua, Risorsa, Cloaca e Maraviglia (ed. Macro), che voleva essere una sintesi dopo la prima edizione della Fiera. Alex era assai determinato perchè, alla fine i ogni edizione, vi fosse una “carta” sul tema trattato, una sorta di manifesto, e memoria dell’evento. Da quella esperienza Franco mise le radici in Umbria e quando veniva a Pescara, molto saltuariamente, immancabile era la visita a via Brandimarte. In quella viuzza non di passaggio perchè finisce contro la ferrovia, c’erano alcune vecchie case basse di ferrovieri e un’officina che sembrava uscita da un romanzo del 1800. Disordine alle stelle, poca luce naturale, attrezzi sparsi ovunque ma tanto spazio. Era il regno di due fratelli, i Getto, che erano in grado di fare pezzi meccanici introvabili, di auto, di moto antiche, restauri di lavori in ferro, pezzi speciali di ogni genere, piccoli, grandi o grandissimi di macchine agricole, di motori di imbarcazioni... e per questo ricevevano lavori da tutta Italia: pochi ma ci campavano dignitosamente e lavorando con creatività e mai su cose ripetitive. Si diceva che non c’era cosa che non riuscissero a fare. Una volta restai incantato a vedere come realizzavano un grandissimo ingranaggio di una giostra antica, in sostituzione dell’originale che era andato alla malora. Non solo Pid, anche, ma il Franco ecologista, amico degli animali, rispettoso delle galline che allevata libere prendendo loro solo le uova che gli servivano è una bella storia. Un amico straordinario... Mentre scrivo lo ricordo ai tempi di Lc quando fece di persona riunioni nelle regioni perchè c’era aria di colpo di stato e noi prendemmo a dormire fuori casa mentre di giorno, come concordato, svolgevano una vita assolutamente “normale”... e in qualche modo ci preparavamo. Adesso che ci penso, nella nostra militanza ecologista non abbiamo mai parlato del Pid, del Servizio d’Ordine, della Controinformazione, del periodo delle minacce di colpo di stato. Cose superate, evidentemente, ma non rimosse: forse era giusto lasciarle nella memoria di ciascuno. Però adesso che Franco non c’è più forse ritirare fuori quel che è rimasto nella memoria di noi sopravvissuti è giusto.
Ciao
Giovanni
