Una città n. 282

scopo, ma non è uno scopo costruttivo. Credi ci sia un’area filoputiniana a Occidente? Se Putin non avesse invaso, come invece ha fatto, se fosse rimasto solo nel Donbass, magari anche solo stabilendo un corridoio con la Crimea, se avesse fatto solo questo, probabilmente gente come Viktor Orban o Jaroslaw Kacynsky ne starebbero ancora tessendo le lodi, così come molti repubblicani Usa che ora si dicono sostenitori dell’Ucraina starebbero ancora a prendere in giro Zelensky e a tifare Putin, come hanno fatto fino a qualche mese fa. Il putinismo conserva ancora in Occidente e nell’Europa orientale un appeal importante per l’estrema destra, per i nazional populisti e i critici della democrazia liberale. Ma credo che, con le sue azioni, Putin abbia fatto un gran favore a tutti i liberali d’Occidente rendendo estremamente difficile per un conservatore essere ancora putiniano. Se si eccettua un pugno di radicali estremisti, tutti coloro che fino a ieri erano putiniani in America oggi non possono più professarsi tali, perché nessuno di loro gioisce del vedere le città ucraine completamente distrutte; sì, gli piaceva l’autoritarismo di Putin, non avevano problemi con il pugno di ferro esercitato sul paese, e magari ne avrebbero voluto vedere un po’ all’opera anche negli Stati Uniti, in Polonia o in Ungheria, ma certo non auspicano la devastazione di interi stati sovrani. Credo che Putin non goda più della popolarità che aveva un tempo; è interessante notare come Orban, ora, sia convintamente schierato con la Nato e che addirittura si sia detto pronto ad accogliere i profughi ucraini! Certo non ha cambiato la sua politica illiberale, ma almeno non sta più con Putin; e chi avrebbe mai immaginato che Marine Le Pen avrebbe dovuto mandare al macero i pamphlet contenenti le foto che la ritraggono al fianco di Putin? Eppure lo ha fatto. Nel tuo blog hai scritto di alcuni segnali di resistenza che stanno venendo avanti in Russia, in particolare di una petizione avanzata da insegnanti contro la guerra in Ucraina. L’Occidente spera sempre che scoppi una rivoluzione in Russia, cosa che appare improbabile... Sì, c’è una resistenza in Russia, e uno dei motivi per cui ritengo sia importante parlare degli insegnanti è per esprimere una solidarietà con queste persone. Un altro motivo è che ci aiuta a rendere più evidente a chi vive in Occidente cosa significhi essere un accademico, un cittadino che si impegna ad assumere importanti posizioni morali, così magari da ispirare simili comportamenti anche qui da noi. Naturalmente il movimento composto da questi coraggiosi insegnanti russi è politicamente del tutto marginale, e a Putin non costa nulla isolarli, o arrestarli, perché la maggior parte dei russi non ha idea di ciò che sta realmente accadendo. Si informano tramite media controllati dallo Stato, che nella maggior parte dei casi divulgano vere e proprie menzogne. Credo che l’opposizione democratica, come il movimento pacifista russo, siano cause nobili: sono sì marginali, ma perlomeno sono un fenomeno che in qualche modo potrebbe accendere un cambiamento. Per il cambiamento, però, c’è bisogno che intervengano delle dinamiche nelle élites oligarchiche russe. Ciò che finì per far cadere il comunismo in Europa dell’Est non fu Charta 77, né gente come Havel: per quanto quelli fossero importanti, servì una combinazione di quella resistenza con le tipiche contraddizioni del comunismo sovietico, e poi con la sbandata sovietica in Afghanistan, con la capacità di Gorbaciov di attuare riforme, con delle fratture in seno all’élite comunista… un processo molto complesso. È auspicabile che si verifichino incroci di questo tipo tra il movimento pacifista russo, l’ancora debole movimento per la democrazia e un contesto in cui il costo morale, economico e militare della guerra diverrà insostenibile, e in cui parte dell’élite russa si sarà stancata di perdere i propri patrimoni e il proprio status di celebrità costruito in Occidente. Forse allora questa élite potrà cominciare ad auspicare un altro leader, corrotto, sì, autoritario, sì, ma magari più umano, qualcuno che non sia un pazzo, o che non sia talmente germofobico da non volersi avvicinare a più di 15 metri da loro… Se dieci o venti di questi esponenti dell’élite entrassero nel suo ufficio e gli dicessero che “è ora di fermarsi”, magari li farebbe giustiziare, ma a un certo punto non potrà giustiziare tutti i componenti della sua cerchia di potere - anche se Stalin, a dire il vero, riuscì a farlo per un bel po’ di tempo! Vedi un ritorno del mondo bipolare? No, perché al momento ci sono almeno tre “superpotenze”. Una è sicuramente la Cina; un’altra gli Stati Uniti, che ritengo essere ancora una superpotenza, anche se non nello stesso modo in cui lo sono stati 25 o 50 anni fa; per quanto riguarda la Russia, è dubbio se lo sia, perché sicuramente non lo è economicamente, e come vediamo ora non lo è militarmente, però ha le armi nucleari. In più, ha le risorse energetiche. Tutto ciò ci fa pensare che non ci sia un bipolarismo, piuttosto un tripolarismo, ma credo che su questo triangolo Biden stia lavorando bene. D’altra parte la Cina sta guardando con molta attenzione all’evolversi della situazione in Ucraina, con Taiwan in mente. Ci sono molti paralleli che si possono tracciare tra l’Ucraina e Taiwan; come la Russia, anche la Cina rivendica Taiwan come parte del proprio territorio, ma ci sono differenze che renderebbero più facile un’ipotetica occupazione cinese di Taiwan di quella russa dell’Ucraina; fra queste, la prima, e fondamentale, è che Taiwan sta al largo delle coste cinesi e non a fianco di paesi Nato! A questo proposito segnalo le analisi di Yvonne Chiu, una collega che lavora allo Us Naval War College di Monterey, California. Dunque Pechino starà molto attenta a come si evolveranno le cose e non credo guardi a quanto accade in Ucraina come a un modello positivo. Questo ci dà speranze circa il ruolo cinese nella crisi ucraina, anche se la Cina è una potenza molto opportunista e faranno sempre ciò che può indebolire gli Stati Uniti. Quel che è sicuro è che dopo questa guerra gli equilibri geopolitici saranno molto più complicati, ma è altrettanto sicuro che Putin non riuscirà a resuscitare il blocco sovietico, né l’impero russo. Questo non accadrà. Quindi, per concludere, che fare? A parte tutte le complessità e gli aspetti vari di cui abbiamo parlato, resta il fatto che le forze militari russe stanno devastando l’Ucraina, uccidendo migliaia di civili e costringendo milioni di persone a fuggire dal proprio paese, a nascondersi, a dormire nelle stazioni della metropolitana, nelle cantine o nei bunker. Tutto questo è una terribile catastrofe umanitaria, un crimine contro la morale -e un crimine anche contro il diritto internazionale. Il popolo ucraino merita il sostegno di chiunque nel mondo ritenga di essere contrario ad atti barbarici come forma elementare di solidarietà umana. Inoltre, il governo ucraino ha bisogno del sostegno continuo della Nato e degli Stati Uniti. A Putin non può essere concesso di conquistare l’Ucraina. Per quanto la situazione sia politicamente complessa, ho bisogno di concludere sottolineando come l’invasione dell’Ucraina sia un atto criminale e come il governo dell’Ucraina e il suo popolo meritino il nostro sostegno morale e politico. (a cura di Stefano Ignone) una città 11 cosa sta succedendo forse l’élite potrà cominciare ad auspicare un altro leader, corrotto, sì, autoritario, sì, ma magari più umano l’invasione dell’Ucraina è un atto criminale e il governo dell’Ucraina e il suo popolo meritano il nostro sostegno

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