Una città n. 282

una città 12 Francesco Cataluccio ha studiato Filosofia a Firenze e Letteratura a Varsavia. Ha lavorato per oltre vent’anni nell’editoria, prima come redattore presso la casa editrice Feltrinelli e in seguito dirigendo la Bruno Mondadori e poi la Bollati Boringhieri. Ha scritto numerosi saggi sulla cultura e la storia della Polonia e del Centro Europa. È stato, tra l’altro, curatore delle opere di Witold Gombrowicz e delle opere complete di Bruno Schulz. Tra i suoi scritti ricordiamo, Immaturità. La malattia del nostro tempo, Einaudi, 2004, e Vado a vedere se di là è meglio, Sellerio, 2010. Per capire la situazione in cui ci troviamo è importante ripercorrere la storia recente, ma anche quella più remota... Dopo il 1989 e la caduta del Muro, si è posto il problema di come si dovessero collocare i paesi che appartenevano al cosiddetto blocco orientale, così come di quelli che avevano fatto parte direttamente dell’Unione sovietica, come per esempio i paesi baltici, l’Ucraina e tutti i paesi il cui nome finisce in -stan, Tagikistan, Uzbekistan, ecc. La storiografia non ha ancora acquisito una visione unanime nell’interpretazione dei passi compiuti dalle varie diplomazie. In queste settimane si è parlato di un impegno preciso -e però non scritto- che gli Stati Uniti avrebbero assunto… Cioè gli Stati Uniti si sarebbero impegnati a non intromettersi, non solo militarmente, ma anche dal punto di vista geopolitico, nelle zone che la Russia considerava come una necessaria fascia di protezione. La Russia ha sempre giustificato il fatto che paesi come la Polonia e l’Ungheria stessero sotto la sua orbita, come una questione soprattutto di sicurezza: tra noi e l’Occidente serve un cordone sanitario visto che nel periodo ’39-’45 noi abbiamo sperimentato una tragedia che ci è costata venti milioni di morti. Antonio Gambino, famoso responsabile esteri de “l’Espresso”, che scrisse vari libri per Laterza sulla geopolitica, sosteneva che l’Unione sovietica, più che sul comunismo, più che sulle idee, giustificava la sua presenza in questi paesi proprio con un discorso di sicurezza militare. Anticipo che un discorso a parte merita l’Ucraina. Già Gorbaciov in alcune conversazioni con i dirigenti americani aveva sostenuto che quella era una cosa a sé, non si trattava di un paese amico, fratello, l’Ucraina faceva parte della Russia. Insomma l’Ucraina è proprio un’altra cosa. Comunque i paesi dell’Est, anche alla luce della debolezza della dirigenza Gorbaciov, immaginavano (giustamente col senno del poi) che una volta che la Russia si fosse ripresa da quella che Putin ha definito “la più grossa catastrofe del Ventesimo secolo”, cioè la fine dell’Unione sovietica, avrebbe tentato di riprendersi quei territori in nome di una tradizione imperiale alla quale non ha mai rinunciato. Dicevi che servirebbe una riflessione storica approfondita su quello che è stato l’Unione sovietica per la Russia. A partire dal 1924, dal momento in cui Lenin muore e finisce la cosiddetta spinta rivoluzionaria, per cui c’è un Trotzky che prefigura che dalla Russia partirà la rivoluzione mondiale, c’è la Terza internazionale, i partiti fratelli…; ecco, a partire dal 1924, l’Unione sovietica diventa una sorta di maschera dell’imperialismo russo. La Russia, cioè, approfitta di questa grande scenografia in cui molti hanno creduto, per la quale molti sono morti, per farne una perfetta copertura per la propria politica imperialista. Diversamente non si capisce per esempio il fatto che alla fine degli anni Trenta Stalin mandi a morire tutto il gruppo dirigente del Partito comunista polacco, in esilio in Russia, perché si opponeva al patto Molotov-Ribbentrop. Il patto Molotov-Ribbentrop non aveva nulla a che fare con il comunismo, era un patto politico-diplomatico che serviva alla Russia. Proprio perché serviva alla Russia, tutti i partiti comunisti dovevano assoggettarvisi. Questa sorta di inganno, per cui la Russia è la portatrice e la garanzia del comunismo (e non invece una delle due grandi potenze che si sono spartite il mondo, come i comunisti greci e i combattenti nella guerra civile spagnola sapevano benissimo) finisce nel 1989. Ecco, all’indomani del crollo del Muro, questi paesi sanno che molto velocemente la Russia tornerà sui propri passi e farà di tutto per riprendersi il controllo su quelli che storicamente considera paesi a lei affiliati. Di qui la scelta dell’adesione alla Nato... Quando ero a Varsavia e facevo gli studi di dottorato, il mio professore Bronislaw Geremek, grande studioso del Medioevo, uno dei principali intellettuali dell’opposizione polacca, ministro degli esteri alla fine degli anni Novanta, si era battuto affinché la Polonia, ma anche gli altri paesi dell’est europeo, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, ecc., diventassero membri addirittura prima della Nato e poi successivamente della Comunità europea. Perché - come mi spiegò in una chiacchierata che facemmo a Roma- solo così la Polonia avrebbe potuto finalmente essere un paese indipendente e democratico. Solo col cappello della Nato questo sarebbe stato garantito. In questi ultimi anni tale prospettiva era risultata sempre più chiara anche all’Ucraina; di qui i tentativi di avvicinamento, che la Nato ha responsabilmente scoraggiato, perché altrimenti in questo momento avremmo una guerra di proporzioni ancora maggiori. O forse non l’avremmo perché, come sosteneva Geremek, quello sarebbe stato un deterrente molto forte contro un’espansione della Russia. Del resto in questi anni l’abbiamo ben visto: la Russia si espande dove non c’è una presenza americana. Basti pensare alla Siria: quando l’America ha deciso di non intervenire, si è creato un vuoto immediatamente riempito dalla Russia, con il risultato che oggi la Siria è di fatto un suo protettorato. Allora, come dicevo, gli ucraini avevano capito questa cosa, e tuttavia una loro entrata nella Nato avrebbe messo a dura prova, diciamo così, la pazienza della Russia. Così negli anni passati la Russia ha potuto annettersi tranquillamente la Crimea senza che nessuno dicesse nulla; all’epoca le sanzioni sono state assolutamente inefficaci e, infine, con l’aiuto di la Russia si espande dove non c’è una presenza americana. Basti pensare alla Siria cosa sta succedendo LA RUS’ DI KIEV La storia complicata dell’Ucraina, che inizia ben prima della Russia e che è all’origine della sua nascita; dominata dai polacchi e poi dai russi, a differenza della Polonia questi ultimi non li hamai odiati, mentre ora l’odio potrà durare per centocinquanta anni; il genocidio per fame perpretato da Stain e l’idea nefasta, cara a Putin, che dove si parla la stessa lingua è un unico paese; l’incredibile impreparazione dell’esercito russo. Intervista a Francesco Cataluccio.

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