Una città n. 282

una città 14 cosa sta succedendo non viene riconosciuta, eccetera. Anche molti profughi ucraini russofoni che ho incontrato riportavano questa cosa: “Per noi la fine dell’Unione sovietica non è stata indolore; nel giro di pochi anni se andavo alla posta e parlavo russo, l’impiegato faceva finta di non capire: ‘Parli ucraino, questa è la lingua del nostro paese’”. Molte delle signore ucraine con cui ho parlato denunciavano le difficoltà e le angherie subite. E tuttavia aggiungevano: tra stare in un paese democratico com’è l’Ucraina, con tutti i suoi problemi, la corruzione… e stare sotto la Russia, beh, cento volte meglio stare con l’Ucraina! Putin e i suoi generali si aspettavano di essere accolti dall’altra parte del confine con il pane, il sale, i fiori… beh, non è successo, e quelli che non li hanno accolti con il pane, il sale e i fiori sono stati proprio gli ucraini russofoni, che non avevano e non hanno tuttora nessuna voglia di tornare sotto la Russia! Infatti Kharkiv l’hanno dovuta radere al suolo perché, nonostante quel milione e mezzo di persone che in maggioranza parlano russo, non vuole assolutamente diventare una città russa. Casomai anche per motivi economici... Qui andrebbe introdotto un altro aspetto importante e spesso sottovalutato, che è quello riportato all’attenzione dalle dichiarazioni di Kirill, il principale esponente della chiesa ortodossa russa, che si è lanciato in un attacco contro l’Occidente malato, pieno di omosessuali, dove si fanno i gay pride ovunque; è questa idea che l’Occidente non sarebbe spirituale e invece la Russia sarebbe ricca di religiosità, di valori alti… Si potrebbe anche aprire una parentesi su tutta questa discussione che è nata intorno alla stupida iniziativa di impedire a uno scrittore di parlare di Dostoevskij, sulla cui onda l’ambasciata russa, seguita da tutta una serie di persone, ha per giorni e giorni denunciato una sorta di russofobia… Apriamo allora una parentesi su Dostojevskij... Dostojevski è un immenso scrittore, però discutere per esempio della sua ideologia non sarebbe male. Già molti anni fa ci fu un dibattito importante tra Milan Kundera, Kazimierz Brandys e Josif Brodskij su questi aspetti. Se uno si legge il libro di Steiner, Tolstoj o Dostojevskij, o si legge addirittura le lezioni che faceva Nabokov all’università sulla letteratura russa, beh, quando si arriva a Dostojevskij, Nabokov dice: “Non lo sopporto, è un reazionario”; insomma, è un grande scrittore, profondo, però è portatore di una visione reazionaria della vita, con un aspetto misticheggiante, ma non solo. Il libro che Dostoevskij scrive di ritorno dal suo viaggio in Europa, intitolato Note invernali su impressioni estive, tradotto anche in italiano, è il manifesto dell’antioccidentalismo. Lui ha fatto un viaggio in Europa, ha giocato nei principali casinò, ha perso tutti i soldi che aveva, la sua amante parigina non l’ha aspettato, è tornato in Russia arrabbiatissimo e ha scritto questa cosa qua, che è la descrizione di un mondo decadente, senza futuro. Sono temi che riprende lo stesso Solgenitsin, che negli ultimi anni scrive: “Noi siamo la spiritualità, voi siete la decadenza”. Non è un caso che Putin, o chi gli scrive i discorsi, lo citi spessissimo. Tanto il fatto che sia stato nel Gulag lo si dimentica, non è importante; lui viene citato in quanto portatore di un’ideologia russa. Quando nel 1991 l’Ucraina diventa finalmente un paese indipendente, Solgenitsin pronuncia la famosa frase riportata anche da Putin: “Gli ucraini stanno abbattendo le statue di Lenin, però beneficiano dei confini da lui costruiti”. A ribadire che l’Ucraina non esiste, in quanto sarebbe un’entità costruita artificialmente dopo il 1917, dopo la rivoluzione bolscevica. Operazione considerata dalla storiografia putiniana come un enorme errore. Cioè, mentre era un’operazione accettabile per l’Armenia, per l’Azerbaigian, dire che esisteva una repubblica socialista ucraina significava offrire a quel territorio uno statuto di indipendenza dalla Russia assolutamente sbagliato. E infatti i problemi nacquero quasi subito. Intanto perché questa repubblica socialista ucraina era già allora la più grande nazione d’Europa come estensione, ma poi era un territorio ricchissimo. Campi immensi, una terra nera molto fertile; un paese contadino che dava i suoi frutti a tutta l’Europa. Ebbene, questi contadini, dopo la rivoluzione pensarono di essere finalmente liberi. Già sotto gli zar c’era stata un’abolizione -più formale che sostanziale- della servitù della gleba, ma loro pensavano di essersi finalmente emancipati e di potersi coltivare il proprio pezzo di terreno. Inizialmente gli fu permesso e si creò la classe dei kulaki, i contadini ricchi, anche se poi parliamo di gente che aveva un ettaro e mezzo di terreno. Però erano proprietari, e questo già suonava male, e poi erano relativamente benestanti. Per cui quando venne decisa la riforma agraria per tutta l’Unione sovietica, loro si ribellarono. E la reazione di Stalin e dei suoi dirigenti (ricordo che il principale rappresentante di Stalin in Ucraina era Kruscev) fu quella che l’Onu ha definito (con voto contrario della Russia) un genocidio: tra il 1932 e il 1933 morirono di fame tra i cinque e i sette milioni di persone. L’Unione sovietica decise infatti di creare una sorta di cintura sanitaria intorno all’Ucraina, di requisire con la forza l’intero patrimonio zootecnico, le sementi, ecc., e la popolazione di fatto venne affamata. In Tutto scorre di Vasilij Grossman, anche lui ucraino, ci sono dei racconti spaventosi, con episodi anche di cannibalismo… Qui il punto è che l’Ucraina negli anni Trenta viene massacrata dall’Unione sovietica. Questo spiega perché quando nel 1941 arriveranno i tedeschi, loro sì, almeno inizialmente, verranno accolti con il pane e il sale; ci sono dei documentari che mostrano come i tedeschi venissero salutati come una sorta di liberatori, perfino dagli ebrei, che speravano fosse finito questo incubo; non immaginavano che per loro Solgenitsin negli ultimi anni scrive: “Noi siamo la spiritualità, voi la decadenza”. Putin lo cita spessissimo l’Ucraina è un paese pieno di centrali nucleari. Perché? Perché i russi non le volevano all’interno del loro territorio Mariupol

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==