Una città n. 282

una città 16 cosa sta succedendo l’Ucraina era un posto dove si costruivano delle chiese meravigliose che i russi si guarderanno bene dall’abbattere. È lì che nasce poi la Russia, infatti si chiama la Russia di Kiev, la Rus’ di Kiev. Quindi anche questo negare che esista una nazione Ucraina... l’Ucraina esiste da prima della Russia! La Russia esiste dal 1400, metà del 1300, prima c’era l’Ucraina. Questa storia molto lunga si può sintetizzare con uno schema: quando vengono cacciati i cavalieri teutonici, in Ucraina ci stanno i polacchi, che sono i signori, quelli che hanno le proprietà. Gli ucraini, i cosacchi, sono in fondo dei cowboy, persone che si occupano delle bestie; i cosacchi e gli ucraini sono il popolo. Cioè, ci sono i signori polacchi che dominano e sotto ci sono i cosacchi e i contadini. In mezzo fra queste due realtà sociali ci sta un’altra fascia, che sono gli ebrei. Perché i polacchi, non fidandosi degli ucraini e approfittando del fatto che molti ebrei erano in fuga dalla Germania in seguito alle manifestazioni di antisemitismo, danno loro la possibilità di entrare in Ucraina attraverso la Polonia e di svolgere tutta una serie di ruoli di intermediazione. Cioè, gli ebrei sono la burocrazia, sono quelli che hanno il monopolio sugli alcolici, eccetera. Questo spiega anche l’insorgere di sentimenti antisemiti da parte della popolazione contadina, nel senso che l’odio per i polacchi, cioè per i signori, si trasferisce nell’odio per chi rappresenta lo strumento del loro dominio. Le cose cambiano nel 1600 quando la Russia, diventata forte, fa esattamente quello che ha fatto oggi nel Donbass, individua una minoranza all’interno del paese, i cosacchi, e li finanzia, li appoggia. Prende così forma la ribellione animata dal cosacco Bogdan Chmielnicki che dichiara guerra ai nobili polacchi, ma anche agli ebrei. I primi massacri degli ebrei in Europa li fanno i cosacchi insieme ai russi. Dopo la guerra russo-polacca, il dominio della Russia sull’Ucraina è totale. Un dominio su una terra, a quel punto, piena di contadini poveri e con la più grande popolazione di ebrei di tutta Europa, se non del mondo. È lì che poi cominciano, fomentate dagli zar, le persecuzioni, i pogrom -pogrom è una parola russa. Si tratta di un fenomeno che inizia appunto in quel periodo e che vede la stessa polizia zarista incitare i contadini ad ammazzare gli ebrei. Nel film di animazione prodotto da Spielberg “Fievel sbarca in l’America” viene raccontata la storia di questi topolini ucraini che dopo l’ennesimo pogrom dei gatti che assaltano il loro paesino, decidono di emigrare in America. Alla fine dell’Ottocento gli Stati Uniti assistono a un’enorme immigrazione ebraica dall’Ucraina; in Canada quella ucraina è la prima comunità etnica dopo quella francese e inglese. Molti ebrei e anche molti contadini ucraini, in questi anni, emigrano dall’altra parte dell’oceano. Questo è un po’ il quadro storico. Quindi i polacchi non hanno mai avuto buoni rapporti con gli ucraini, anche perché la parte occidentale dell’Ucraina, dove c’è Leopoli, la zona dove c’è più resistenza, fino al 1945, fino allo scoppio della guerra, era Polonia. La parte orientale della Polonia era la parte occidentale dell’Ucraina. Con gli accordi di Yalta quella parte venne presa dai russi e in cambio ai polacchi venne data la parte tolta ai tedeschi, i territori di Breslavia, Danzica, Stettino, ecc. Nel ‘45 questa parte della Polonia si ritrova all’interno dei ridisegnati confini dell’Ucraina e anche lì avvengono dei massacri terribili, cioè gli ucraini si pigliano la loro vendetta contro i polacchi, che sono costretti a fuggire; parliamo di due-tre milioni di persone che nel giro di poche settimane si trasferiscono in Polonia in fuga dalle terre occidentali. Per dire, Adam Zagajewski, uno dei maggiori poeti della Polonia contemporanea, era nato a Leopoli; così come il poeta Zbigniew Herbert o Stanislaw Lem, l’autore di Solaris; c’è tutta una letteratura polacca che trova le sue origini in quelle terre. Erano tutti ebrei della medio-alta borghesia che vivevano a Leopoli e che nel 1945, senza pensarci un attimo, prendono e si trasferiscono a Cracovia. Oggi la Polonia sta mostrando un atteggiamento di grande e inattesa solidarietà nei confronti degli ucraini. Si calcola che ad oggi siano arrivati in Polonia oltre due milioni di ucraini. Quanto può durare questa solidarietà? Questa è una grande domanda. Tanto che viene il sospetto che la vera bomba atomica, non chiaramente programmata, di Putin, possa essere il problema dei migranti. Se questa situazione dovesse durare ancora mesi, il numero dei migranti, secondo le organizzazioni internazionali, è destinato a raggiungere i cinque milioni di persone, un numero impossibile da gestire per tante ragioni. Tutte le persone con cui ho parlato nel mio recente viaggio in Polonia dicono molto chiaramente che loro non intendono muoversi di lì perché vogliono essere pronte a rientrare in Ucraina. Trattano la Polonia come una sorta di bunker temporaneo, dove metti al riparo la famiglia, ma sei anche pronto a tornare a casa appena possibile. E alla mia domanda: “Ma se la tua casa non c’è più?”, rispondono: “Non importa, la ricostruiremo”. Insomma, gli ucraini vogliono tornare in Ucraina. Una famiglia di afghani che si presenta al confine bielorusso in fuga dalla guerra, dalle ingiustizie, dalla povertà ha come obiettivo di trovare un lavoro e vivere decentemente in Germania, in Svezia, in Italia… Gli ucraini non vogliono rimanere in Polonia e attualmente vengono anche trattati come dei “temporanei”. Se però questo fenomeno temporaneo diventa, diciamo, endemico, beh, allora c’è di che preoccuparsi. A Varsavia ci sono 95.000 ragazzini che devono andare a scuola; riorganizzare le scuole non è una cosa semplice. E poi parliamo di persone che non hanno una lira, per cui prima o poi si cercheranno un laviene il sospetto che la vera bomba atomica, non programmata, di Putin, possa essere il problema dei migranti il bottone ce l’hanno tre persone: due militari e Putin. Quei due militari non lo pigerebbero mai Kharkiv

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