Una città n. 282

una città 20 cosa sta succedendo ebrei?”, il rabbino capo ha risposto: “Non ne ho idea ma so che tutti erano figli di dio”. L’altro ha riattaccato il telefono e due minuti dopo l’ha richiamato non per scusarsi ma per dire che non aveva alcun bisogno di sorbirsi le sue prediche. “Invece pare che ne abbia proprio bisogno”, ha risposto il gran rabbino… Insomma stanno succedendo anche tanti episodi che restituiscono un po’ di fede in un paese che era molto difficile amare fino a un paio di mesi fa. Però la fiducia non può prendere lo spazio dell’organizzazione e dell’azione collettiva. La legge speciale per i profughi è comunque molto ben intenzionata (pure l’opposizione l’ha votata, anche se in cambio il governo ha cercato, per l’ennesima volta, di ottenere una immunità retroattiva per gli abusi commessi da pubblici ufficiali durante il periodo della pandemia). Oggi tutti i bambini ucraini hanno diritto all’educazione, però secondo la legge l’istruzione deve essere impartita nella lingua polacca! Ma che senso ha? Tanto più che le loro famiglie non pensano di rimanere in Polonia; sono qui per qualche settimana nella speranza di poter presto tornare a casa. Molte delle donne ucraine arrivate sono professoresse e potrebbero fare lezioni, potrebbero offrire un intero programma in ucraino, o in russo. Invece c’è un no categorico del ministro dell’educazione: siamo in Polonia, si studia in polacco. Davvero non trovo le parole. Poi c’è l’assistenza sanitaria, che in Polonia funziona così: ogni medico firma un contratto con il fondo nazionale per la salute, che rimborsa i servizi messi a disposizione dei pazienti. Ora, le persone non residenti, che non pagano le tasse, secondo la legge possono essere assistite ma è prevista un’unica visita. Il che significa che se arriva una persona ferita, verrà visitata, ma non si potrà programmare un followup, perché il fondo della salute non lo rimborserebbe. Il ministero della salute ha impiegato tre settimane per dare istruzioni al fondo per la salute affinché i profughi fossero coperti come i cittadini polacchi. L’ennesima prova che abbiamo uno stato inadeguato. Però, ripeto, abbiamo una società civile meravigliosa. Io sono così fiero per quello che sta succedendo, così grato per questo piacere di sorridere agli sconosciuti, non so neanche bene come spiegare questa emozione, come esprimere questa gioia... e però vorrei anche uno stato che funziona! Tanto più che, oltre alla stanchezza dei volontari e alle disfunzionalità che ho citato, c’è il problema enorme dell’inflazione, con i prezzi che stanno letteralmente esplodendo; una situazione presente già prima della guerra, dovuta anche alla decisione di aumentare le spese per la difesa nazionale che hanno comportato una contrazione delle altre voci. Intanto le file dal dottore si allungano, le classi scolastiche si fanno più grandi... Voglio dire che c’è un prezzo da pagare per l’aiuto che stiamo dando e bisognerebbe intervenire tempestivamente. Però l’Unione europea esita, perché non si fida. D’altra parte, non solo rimane aperta la questione della violazione dello stato di diritto (rispetto all’indipendenza della magistratura), ma soprattutto Bruxelles non si fida che i fondi trasferiti in Polonia vengano usati come dovrebbero. E vista la quantità degli scandali connessi alle spese cosiddette sanitarie durante la pandemia, questa sfiducia è legittima. Se poi si aggiunge che il sistema giuridico, che sarebbe quello deputato a vigilare, è ostaggio dell’esecutivo... Insomma, è chiaro che per ottenere dei fondi la Polonia dovrebbe abbandonare questo progetto di controllo sulla magistratura, cosa che il governo non ha nessuna fretta di fare. La città di Varsavia ha organizzato un programma per fornire pari accesso ai servizi per tutti i cittadini: anziani, handicappati, polacchi, non polacchi, donne, maschi, Lgbt... Il governatore della provincia di Varsavia ha bloccato tutto denunciando l’iniziativa come pura propaganda Lgbt. Quindi abbiamo un governatore provinciale che blocca un concorso nel quale si parla della uguaglianza di persone Lgbt con le altre. Insomma, siamo in uno stato di delirio totale. Dicevi del problema di una memoria potenzialmente esplosiva rispetto ai passati rapporti tra Polonia e Ucraina... Questa è una cosa che mi sta molto a cuore. Una delle tante note liete è che finora non sono riemerse le problematiche relazioni storiche con l’Ucraina. Anche in rete, chi prova a fomentare viene immediatamente bloccato e denunciato come troll di Putin. Il problema però esiste. Durante la Seconda guerra mondiale centoventimila polacchi sono stati massacrati dagli ucraini e circa ventiquattromila ucraini sono stati massacrati da polacchi. È impossibile che questo tema non emerga, soprattutto con il crescere delle tensioni... Già oggi la popolazione di Varsavia è aumentata del 17%. Tristemente, gli ucraini non hanno fatto il necessario lavoro di elaborazione della memoria. Per carità, è comprensibile, avevano altre priorità, non si tratta di un complotto anti-polacco, però la maggioranza di loro ignora o sottovaluta questa memoria. Considera che una percentuale significativa di famiglie polacche ha perso dei membri in questi massacri, e questo prima o poi emergerà. Per iniziare ad affrontare il problema, servirebbe un programma comune polacco-ucraino, preferibilmente dal basso, animato dalla società civile; certo, con lo Stato che accompagni, ma senza pretendere di parlare a nome del popolo. Anzi, si potrebbe dire che questo sarebbe il momento migliore per affrontare il problema, perché oggi si vede quale è il nemico reale di ambedue i paesi, e come è importante la cooperazione. Purtroppo invece, da questo punto di vista, nessuno sta facendo niente, e ho molta paura che in un mese, in due mesi, quando l’entusiasmo iniziale calerà e i costi degli aiuti si faranno pesanti, ecco che una propaganda fondata su slogan tipo: “Beh, noi li aiutiamo però loro hanno massacrato i nostri... Stiamo aiutando i nipoti dei boia”. Ecco, questa propaganda potrebbe trovare eco e avere effetti devastanti. Anche alla luce di queste considerazioni, si è detto che il problema dei profughi ucraini rischia di essere la vera bomba atomica di Putin... È legittimo immaginarsi che questo fosse l’effetto desiderato. Anche Milosevic pensava che l’espulsione di un milione di albanesi avrebbe impedito ogni azione contro la Serbia, perché tutti sarebbero stati occupati a occuparsi dei profughi. Aveva fatto male i suoi calcoli. Dal punto di vista di Putin, se lui può permettersi di aspettare un anno, avremo presto un milione e mezzo di ucraini in Polonia, con quasi nessuna prospettiva di ritornare a casa, il che ci metterà di fronte a una scelta radicale: o queste persone ottengono la cittadinanza rapidamente, e la Polonia diventa anche istituzionalmente uno stato multinazionale, con l’ucraino in parlamento, oppure non ottengono la cittadinanza e diventano una popolazione bistrattata e senza diritti politici, e già vittimizzata da un altro Stato. Non potendo vendicarsi sulla Russia, ed essendo discriminati in Polonia, con chi se la prenderanno? Questa non è politica, è geometria. Certo, trovare una maggioranza politica che dica: sì, vogliamo che la Polonia divenga uno stato multinazionale, mah… Tra la popolazione polacca si avverte il pericolo di un possibile allargamento dell’intervento russo? La paura c’è. Lo si vede anche da piccole Fotoreserg “beh, noi li aiutiamo però loro hanno massacrato i nostri...”, una propaganda dagli effetti devastanti potremmo trovarci qui con un milione e mezzo di ucraini senza alcuna prospettiva di ritornare a casa...

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