una città - n. 295 - settembre 2023

una città 22 il tragitto della memoria fred Lewin, segnalato in Olanda e reduce da Belsen, non era suo fratello e una, degli inglesi, per dirle che probabilmente sua mamma e suo fratello erano morti in Romagna. Quindi passano cinquantasette anni senza che possa sapere nulla. È stata un’esperienza importante per voi… Rosanna. Beh, sì. Conoscere Lissi, diventare suoi amici, è stato bellissimo. Tant’è che ci ha fatto venire l’idea di fare la Fondazione Alfred Lewin, una piccola e povera fondazione, che però dedica il suo impegno alla memoria e a tener vivi fra i giovani gli ideali che erano anche di Alfred. Alfred e Lissi erano giovani socialisti del Bund berlinese, l’organizzazione ebraica socialista tedesca. Alfred amava le lingue e voleva che Lissi le imparasse, era un internazionalista, pensiamo che credesse nell’Europa. Gianni. Ma anche rispetto alla memoria incontrare Lissi ci ha fatto capire che se si vuole parlare ai giovani bisogna raccontare il dipanarsi delle piccole storie nella bufera tremenda della storia “grande”: quand’è che una famiglia decide di muoversi da dove è sempre stata, di abbandonare la sua casa? Immaginare le discussioni, fra chi prevede il peggio e chi non vuole crederci, “fa lavorare” un ragazzo. Oppure pensiamo al momento tragico in cui dei genitori capiscono di essere diventati un pericolo mortale per i loro figli e li devono scacciare per tentare di salvarli. Ecco, lì i ragazzi riescono a immedesimarsi. Altrimenti la memoria rischia di diventare o vuota retorica o il doveroso ricordo di un orrore “esotico”, che a loro non potrà mai capitare. Ecco, incontrare Lissi ci ha insegnato questo. Vittorio Foa in un’intervista disse che eravamo riusciti a rendere viva la memoria… Ma non avevamo alcun merito, ovviamente. Quindi lei è rimasta anche in contatto con voi... Gianni. Sì, ed è venuta a trovarci varie volte, ha continuato a seguire con grande soddisfazione tutto il lavoro della Fondazione. Rosanna. Dal 2003 fino alla sua morte, avvenuta il 25 settembre del 2009, è stata Presidente onoraria della Fondazione... Ma non è stato solo un omaggio formale, perché lei è venuta a Forlì per i giorni della memoria, e si è instaurato un vero rapporto di scambio. Seguiva le vicende italiane e ogni tanto ci mandava ritagli di articoli di fatti che avvenivano in Germania, soprattutto riguardanti rigurgiti di razzismo. Possiamo dire che si era molto legata a Forlì. Quindi avete continuato a cercare… Gianni. Sì, abbiamo conosciuto i Morpurgo e pubblicato il diario di Attilio Morpurgo, padre di Gaddo. Anche la loro storia è emblematica. Attilio è il capo della comunità ebraica di Gorizia, una comunità importante, ed è una persona anziana, malandata di salute, ma molto avveduta. Vive con la moglie, la governante, e il figlio Gaddo; il figlio grande l’ha già mandato al sicuro a Roma, e lui è pronto a far partire anche Gaddo, lo dice nel diario, è pronto a farlo partire da un momento all’altro, perché evidentemente ha modo, sa come fare... Quando vengono via da Gorizia dopo l’8 settembre, fanno tappa a Venezia Il numero di “una città” del 1992 in cui si racconta l’inaugurazione della tomba

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