una città - n. 295 - settembre 2023

dai cugini e poi arrivano a Bologna e lì si fermano. Una sera la moglie, la governante e Gaddo sentono alla radio che hanno inasprito le leggi razziali, ma non dicono niente al vecchio perché sta male, è malato di cuore e hanno paura che lo stress sia troppo forte. Il giorno dopo arrivano a prendere Gaddo. E dal diario poi, in diversi punti, si capisce che il vecchio alle due donne non perdona di non averlo avvisato quella sera. Per un po’ il vecchio padre saprà dov’è Gaddo dalle cartoline che arrivano da un campo di concentramento a Senigallia, poi all’improvviso di lui non si sa più nulla. Gaddo gli sparisce in un raggio d’azione che alla fine sarà di cinquanta chilometri e il vecchio padre, per tutta la vita che gli resterà, non saprà cos’è successo al figlio. È una storia terribile, alla Giobbe. Infatti, nel diario, il vecchio padre in un punto, con tutto il garbo possibile, però qualcosa dice: “Spero quindi ancora nella bontà di Dio”, quasi a volere avvertire Dio che la sua pazienza non è infinita. Rosanna. Anche la storia di Bernard Brumer è emblematica. Brumer era in Italia dal ’22. Grande esperto del legno piegato, le famose sedie Thonet, dopo aver lavorato a Milano, proprio nella fabbrica Thonet, era venuto a lavorare in Romagna, a Cesenatico. A leggere gli incartamenti fa impressione, perché il suo datore di lavoro scrive lettere su lettere perché glielo lascino, perché era lui, artigiano provetto, a tenere in piedi la fabbrica; e i funzionari accettano, glielo lasciano, per due o tre volte, poi alla fine glielo prendono. E Brumer, nelle lettere che manda a sua volta, cita le decorazioni ricevute durante la prima guerra mondiale, da lui combattuta come austro-ungarico, ma non c’è niente da fare. Verrà fucilato a Forlì con la moglie. Poi, ci sono gli Amsterdamer, che stanno per arrivare in Palestina, con una nave presa a Trieste, ma questa viene fermata per l’entrata in guerra dell’Italia a Bengasi e saranno costretti a rientrare in Italia. Anche gli Amsterdamer si ritroveranno nel carcere di Forlì nel settembre del ’44. Poi, grazie all’Istituto storico della resistenza, abbiamo trovato la lettera di Maria Rosenzweig Pacht, che scrive al figlio, al sicuro in Svizzera. Evidentemente anche loro si erano separati dal figlio che, infatti, si salverà. È una lettera straziante, in cui gli dà anche delle indicazioni molto concrete, su dove sono i mobili, dove hanno lasciato le cose, eccetera, e poi c’è un postscriptum che dice: “Ecco, stamattina stanno arrivando e ci portano via”… Cosa avevano detto loro? Rosanna. Alle donne avevano detto che andavano in Germania, dicevano di aver già mandato gli uomini una settimana prima. Anche alle suore dissero che le portavano in Germania. Come mai l’aeroporto? Rosanna. Perché lì c’erano le buche già predisposte, per via dei crateri fatti dai bombardamenti alleati. Chi furono gli esecutori materiali? Gianni. Anche lì non si può sapere. Di sicuro c’erano i fascisti ad aiutare i tedeschi. una città 23 Lissi Lewin nella redazione di “una città” nel cortile della Fondazione Lewin

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