Una città n. 283

Oxana Pachlovska è docente di Ucrainistica all’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato libri e numerosi saggi sulla storia della letteratura ucraina e italiana e sulla trasformazione democratica delle società dell’Est d’Europa. In questo momento è a Kyiv, sua città natale, dove si trovava all’inizio del conflitto, in visita alla madre Lina Kostenko, poetessa, scrittrice, saggista e storica dissidente ucraina. L’intervista che ti facemmo nel 2014 in cui mettevi in guardia sul tentativo di Putin di rigenerare l’impero sovieticozarista ortodosso e di impedire che l’Ucraina si avvicinasse all’Europa risulta oggi tristemente profetica. Non è mai piacevole fare brutte previsioni, e tuttavia devo dire che quello che è successo supera di gran lunga le nostre ipotesi più pessimistiche. Che si potesse arrivare a questa furiosa devastazione del Paese, alle atrocità indicibili, alla denigrazione totale della vita umana, al disprezzo di qualsiasi regola e legge internazionale... Significa che sul piano morale la Russia è catastroficamente degradata, per cui rappresenta un pericolo per tutto il mondo democratico. I deputati della Duma e vari esponenti del potere hanno detto a chiare lettere che lo scopo dell’“operazione speciale” è quello di eliminare gli ucraini e il nome stesso dell’Ucraina. Aleksej Zuravlëv, vice presidente del Comitato per la Difesa, ha anche fatto calcoli precisi: per reintegrare l’Ucraina nell’Urss-2 bisogna uccidere due milioni di ucraini. Siamo di fronte a un progetto di genocidio in piena regola. È stato anche spiegato che “denazificazione” significa deucrainizzazione e deeuropeizzazione. Intanto alla vigilia della festa del 9 maggio è stato bombardato il cimitero ebraico di Hluchiv. Volano minacce di “denazificare” la Polonia, le repubbliche Baltiche e altri paesi ancora. Eppure non possiamo dire di essere di fronte a qualcosa di inedito. In fondo quello a cui assistiamo oggi ci aiuta a rileggere i fatti del passato, in particolare i crimini del regime sovietico perpetrati in vari momenti storici: la collettivizzazione e l’Holodomor, l’occupazione dell’Ucraina occidentale prima della guerra, la nuova occupazione dopo il ’45... Tutti crimini che hanno portato alla morte milioni di ucraini e che hanno impiegato decenni prima di venire alla luce ed essere riconosciuti. Non dalla Russia ovviamente. Le notizie e i primi studi sull’Holodomor (che risale al ’32-33) arrivano solo negli anni Ottanta. Possiamo dire che quello che avviene oggi è il prosieguo del tentativo di genocidio che la Russia ha compiuto nei confronti dell’Ucraina per tutto il Novecento. Intanto a Mariupol’, in soli due mesi i russi hanno ammazzato venticinquemila cittadini ucraini, il doppio delle persone uccise in due anni di occupazione nazista. Colpisce il piacere sadico che trovano i soldati russi nell’ammazzare, spaventare, umiliare. Alla fine “denazificare” significa fucilare i civili disarmati, violentare e perfino uccidere dei bambini di fronte a genitori legati, divertirsi a torturare, depredare le case. Mariupol’ sotto il potere “nazista” di Kyiv era una fiorente città portuale, un giardino che dava sul mare. “Liberata” dai russi, è un cimitero dove i cittadini sopravvissuti, per avere la razione di cibo dai “liberatori”, devono scavare le trincee per seppellire i concittadini morti. Il 24 febbraio eri in Ucraina... Sì, ero in partenza per l’Italia, ero venuta a trovare mia madre durante una pausa in mezzo agli esami. Quando ho capito cosa stava per accadere non ho avuto scelta. Eravamo di fronte all’attacco alla capitale. Si guardava la morte in faccia. Sapevo che mia madre non sarebbe venuta via con me in Italia. È stata perentoria: “Questa è casa mia”. E per paradosso: “Chi non scappa non sarà mai catturato”. Per lei psicologicamente è impossibile fuggire, arrendersi. Poi, niente voli, niente treni. Sarò per sempre grata alla direzione del mio Dipartimento, che mi ha concesso letteralmente in un attimo la possibilità di fare lezioni online. Tutti i miei colleghi sono stati straordinari. Così abbiamo vissuto quasi un mese e mezzo di assedio della capitale, sotto i bombardamenti, lavorando con sano fatalismo. La resistenza degli ucraini ha stupito tutti. Gli ucraini hanno reagito con determinazione e coraggio. Se non l’avessero fatto, non ci saremmo più. La nostra è una nazione paradossale. In tempi normali gli ucraini possono sembrare inclini alla tranquillità, ma quando incombe il pericolo a un tratto è come se si svegliasse qualche antico codice di resistenza. Se guardiamo alla storia di questo paese, di periodi di resistenza ce ne sono stati tanti e sempre drammatici. Aggiungo che, ripercorrendo i tempi passati, in tutte le epoche si riscontrano un odio sistemico della Russia nei confronti dell’Ucraina, e ripetuti tentativi di distruggere questa identità che mette in crisi il paradigma ideologico russo incentrato sull’espansione e sull’omologazione. Alla vigilia della Prima guerra mondiale l’Ucraina era vista come “principale nemico” della Russia. In effetti, è agli antipodi di un modello sociale oppressivo e chiuso. Anche se storicamente è una cultura ortodossa, si è sviluppata entro coordinate culturali decisamente differenti. L’Ucraina è plurale e dialogante, dato che la sua identità moderna si è formata all’interno dello stato polacco-lituano, una Repubblica, Rzeczpospolita, spazio di più religioni, lingue, codici culturali. Quanto realmente incide la cultura in questa situazione? Oggi si è tornati a discutere sul ruolo della letteratura nella formazione delle teorie imperialistiche russe. Questione seria. Riuna città 3 Cosa significava denazificare? Significava distruggere l’Ucraina e la sua cultura fatta di pluralismo, multiculturalismo, multilinguismo; una “bulimia politica” che da sempre caratterizza la Russia; l’ordine di fare come nei Balcani: violentare, uccidere, razziare; senza la resistenzadegli ucraini oggi Kiev sarebbe come Bucha; Putin è riuscitoa seminare inUcraina un odio per i russi, che non c’era, e che ora durerà per decenni. Intervista a Oxana Pachlovska. NON CI SAREMMO PIU’ se gli ucraini non avessero opposto resistenza fin da subito, non ci saremmo più cosa sta succedendo

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==