Una città n. 285

una città 15 storie di lavoro “Non se ne parla, noi ci faremo in quattro, ma tu devi dimostrare che oggi una donna può fare il neurochirurgo e anche avere una famiglia”. E così è stato. Certo, se fosse rimasta a Bologna, non ce l’avrebbe fatta a gestire due bambini. Tanto più che all’inizio il bambino si ammala continuamente, quindi ce l’hai spesso a casa. Già con un figlio è dura lavorare, ma quando arriva il secondo… Poi lei fa le notti, ci sono le urgenze... il medico in ospedale non ha orari. Il marito è operaio e spesso fa gli straordinari. Comunque dandoci il cambio, anche con il mio compagno, che è in pensione, e facendo un po’ di acrobazie, finora ce l’abbiamo fatta. Raccontavi che quando hai cominciato eri nella catena delle mamme e oggi invece siete tutte nonne… È proprio così. Quando sono stata assunta, nelle linee del part-time c’erano tutte donne giovani, spesso mamme, per cui gli argomenti giravano sempre attorno al figlio piccolo, all’asilo, ecc. All’epoca le donne che arrivavano a cinquantacinque-cinquantasei anni andavano in pensione. Era difficile vedere una donna di sessant’anni alla catena. Oggi invece nelle linee di montaggio abbiamo in maggioranza delle nonne! Infatti è tutto un parlare dei nostri nipoti! Ma perché l’età pensionistica si è alzata tantissimo. Io poi ho cinquantasei anni, sono una nonna giovane, però ho già ventitré anni di Electrolux, otto di scatolificio, più altri cinque o sei, per cui, se non cambiano la legge, tra cinque anni arrivo a quaranta di contributi e posso andare in pensione. A quel punto avrò sessantun anni, ma io ho iniziato a versare i contributi a diciotto anni. E le altre? Quelle che andranno in pensione a sessantasette anni o più? È vero che abbiamo delle fasi un po’ più leggere in cui possiamo mettere le persone con dei problemi, però non ci sono tante postazioni. L’Electrolux ha lavorato molto sull’ergonomia in questi anni, anche perché l’allungamento dell’età pensionistica è sicuramente un problema per la persona che lavora, ma anche per le aziende che si ritrovano in fabbrica donne e uomini con capacità ridotte. Otto ore in catena di montaggio, in fabbrica, pur con tutti gli accorgimenti, sono pesanti. Bisognerebbe pensare a qualcosa: se non mi mandi in pensione, bisogna che mi aiuti. Oggi a sessant’anni ci si trova a doversi occupare anche dei genitori anziani... Sì, da un lato ci sono i figli o i nipoti e dall’altra i genitori, oltre alla casa da gestire e le incombenze della vita. È dura, soprattutto per le donne, anche se poi vedo pure molti uomini in difficoltà, perché casomai prima di venire qui hanno fatto a lungo i muratori o magari fanno i turni di notte. Per l’assistenza ai malati, bisogna dire che la Legge 104 non ti cambia la vita, però ti aiuta. In Electrolux, se qualcuno fa richiesta di orari particolari, in genere gli si va incontro. Certo nei prossimi anni questo diventerà un bel problema. In Electrolux siamo in mille quindi riusciamo a gestire la situazione, ma l’azienda piccola avrà dei grossi problemi o semplicemente licenzierà. Ricordi il tuo primo giorno in fabbrica? Qual è stato l’impatto? Allora, io venivo dall’esperienza in uno scatolificio; era sempre fabbrica, però col padrone che ti soffiava sulle spalle, con pochi diritti… la paga c’è sempre stata, però il lavoro era veramente pesante, arrivavi a sera distrutta; la schiena era la prima che partiva, poi ti tagliavi, nessuno ti dava i guanti, te li dovevi comprare… Non dovrei dirlo, ma quando sono entrata in Electrolux per me era un paradiso. Per chi viene dall’artigiano piccolo, dal padrone di una volta, beh, quando arrivi in un posto dove è prevista la pausa caffè! Ma quando mai! Ma soprattutto in un posto dove c’è il sindacato, dove sei tutelata… Intendiamoci, si lavora, perché in Electrolux si lavora tanto, però è una grande multinazionale, quindi ha anche un’immagine da difendere. Chi nasce in Electrolux non si rende conto di tutto questo. Se uno viene dalla stagione al mare ed entra in Electrolux, dice: “Questo è il paradiso!”. Insomma, qui non si sta male… poi è chiaro, se il tuo sogno è di diventare maestra d’asilo, è meglio se cerchi altro, però se devi andare a fare l’operaia in un’altra azienda, allora si arrivavi a sera distrutta; la schiena era la prima che partiva, poi ti tagliavi, i guanti te li dovevi comprare…

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