Una città n. 285

una città 32 dell’approccio comunitario, la carenza di figure apicali e la centralità delle assemblee, dei coordinamenti... All’interno del movimento dei Sem Terra c’è una tendenza a lasciare poco spazio alla tradizionale figura del grande leader carismatico, della personalità oggetto del culto collettivo. In realtà non è sempre così; pensiamo per esempio a João Pedro Stedile, che è diventato un leader di spicco riconosciuto sul piano internazionale, e come lui ce ne sono alcuni altri. Ma in effetti non esiste la figura del segretario generale o del presidente; manca una figura che rappresenti in toto il movimento. Questo viene giustificato in parte per impedire che un leader venga cooptato o sia oggetto di tentativi di corruzione, in parte per motivi di sicurezza, perché se delle persone sono sovraesposte possono più facilmente diventare vittime della reazione, della repressione, degli attentati dei pistoleros al soldo degli agrari e della polizia. Sicuramente il principio a cui il movimento cerca di attenersi è quello della direzione collettiva, con una leadership per quanto possibile condivisa. Infatti, un particolare interessante che ho percepito è come anche negli insediamenti più sperduti dei Sem Terra si incontrino figure di leader militanti di grande cultura politica, di grande personalità e carisma che sono quasi resi invisibili perché immersi nella quotidianità della vita collettiva del singolo accampamento. Bisogna aggiungere, da questo punto di vista, che il movimento dei Sem Terra ha una grande cura nella scelta e nella formazione dei leader che sorgono spontaneamente nel corso delle lotte contadine. Se la parte programmatica del movimento che aspira alla riforma agraria resta utopistica, la pratica dello sviluppo della vita civile negli accampamenti invece sembra produrre buoni risultati, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di avvicinare molti contadini al sistema educativo... Il movimento ha programmi intensi (imponenti direi), di formazione politica. Giovani contadini e contadine che per le condizioni sociali in cui sono nati non avrebbero possibilità di accedere ad alcuna formazione, attraverso la partecipazione al Movimento riescono a intraprendere un processo capace di portarli a livelli elevati di istruzione. Il Movimento ha diverse scuole di formazione. Ne cito due: quella dedicata a Florestan Fernandes, un grande sociologo brasiliano che fu vicino al Movimento, che ha sede vicino a São Paulo, e la scuola di formazione di Caruaru, nel Pernambuco, intitolata al famoso pedagogista Paulo Freire. I corsi di formazione professionale, molto diffusi ovunque, tendono poi a tenere insieme le conoscenze tradizionali del mondo contadino con quelle più avanzate, in collaborazione con le università brasiliane. C’è un intenso passaggio di conoscenze tra le università, che sono spesso vicine al movimento dei Sem Terra, e gli accampamenti. I corsi universitari vengono tenuti direttamente nelle agrovilas e danno una spinta e un carattere scientifico ad attività che tradizionalmente sono legate a dei saperi antichi, depositati nella tradizione del mondo contadino. Non si può dire quindi che il Movimento Sem Terra sia conservatore, antimodernista, che si basi solo sulla tradizione contadina e che sia ostile alla novità. Nel libro si citano alcune famiglie che dalle favelas sono andate a vivere nelle comunità dei Sem Terra... Il Movimento Sem Terra sta anche cercando di organizzare i senzatetto che nelle grandi città lottano per ottenere politiche abitative adeguate. Una delle possibilità aperte è quella di costruire tragitti di ritorno dalle favelas delle periferie urbane a una vita nelle comunità contadine. Attualmente non sono grandi numeri, ma alcuni casi ci sono. Se interroghiamo le famiglie di contadini che vivono nelle comunità rurali dei Sem Terra, riscontriamo facilmente che la spinta a migliorare il reddito, ad avere più denaro, a poter consumare di più è molto minore di quanto un ricercatore che viene dall’Europa possa aspettarsi. Tra le motivazioni che spingono all’occupazione della terra e a vivere in una comunità rurale c’è piuttosto il bisogno di avere un pezzo di terra di proprietà e soprattutto di poter vivere in condizioni diverse da quelle alle quali si è condannati quando si vive nelle periferie metropolitane. Uno dei motivi che spingono i lavoratori ad aggregarsi tra di loro, a occupare una terra, a costruire una comunità, è sicuramente quello di sfuggire all’anomia, alla disgregazione, alla solitudine, all’anonimato e alla violenza tipiche dell’ambiente urbano brasiliano. Questa opinione la si incontra costantemente nelle interviste che si fanno alle famiglie degli accampamenti e degli insediamenti. Quando sono stato in Brasile l’ultima volta, nel 2019, ho potuto visitare alcuni accampamenti di senzatetto a Sao Paolo. Nella metropoli paulista ci sono centinaia di migliaia di persone che vivono per strada. Nel 2019 c’erano diciannove accampamenti con migliaia di persone che si riunivano tra loro per trovare una casa e per avere una possibilità di difendersi e lottare insieme. Uno di questi, che ho visitato, era sorto da una settimana, ed era già composto da duemila persone. Mi dicono che dopo i due anni di pandemia la situazione sia ulteriormente peggiorata. Gli anni della presidenza di Bolsonaro hanno rappresentato un grandissimo passo indietro per il movimento Sem Terra. Ora si spera di nuovo in Lula che, però, come presidente è stato una cocente delusione per il movimento... In effetti il movimento Sem Terra, che pur aveva sostenuto con tutte le sue energie Lula, è rimasto profondamente deluso dalla politica agraria da lui condotta a partire dal 2003, anno del suo insediamento. Ci si aspettava, tenendo conto delle promesse fatte, che affrontasse di petto il problema della riforma agraria, che riuscisse a insediare stabilmente sulla terra un numero molto più elevato di contadini di quanto non abbia fatto. Durante il governo Lula, secondo i dati ufficiali governativi, hanno beneficiato della distribuzione della terra 614.000 famiglie, mentre secondo i dati del movimento dei Sem Terra se ne sarebbero insediate circa la metà: 362.086. Questa situazione è peggiorata durante il governo successivo, quello di Dilma Rousseff, quando le politiche di insediamento dei contadini sono state quasi del tutto abbandonate. Certo è, però, che la svolta indotta dal governo Bolsonaro è stata ben peggiore. Bolsonaro ha cominciato ad attaccare direttamente i Sem Terra, dando vita a pratiche di sgombero degli accampamenti molto più frequenti che in passato, e ha cercato di chiudere le scuole nazionali del movimento in base al principio che queste erano scuole di “indottrinamento” dei bambini e dei ragazzi contadini. Con Bolsonaro è aumentato anche il numero di persone assassinate, per non parlare della sua politica nei confronti dell’Amazzonia, che tutti conosciamo, per cui i veri latifondisti sarebbero gli indios, con le loro riserve. Alla luce di tutto ciò, ovviamente il giudizio su Lula è stato un po’ rivisto. Ero in Brasile proprio nel giorno in cui Lula è stato liberato dagli arresti domiciliari e ho potuto vedere come le bandiere dei Sem Terra davanti a casa sua fossero molto più numerose di quelle del Pt, il Partito dei lavoratori. Nelle elezioni del prossimo ottobre, Sem Terra ha dichiarato che sosterrà la candidatura di Lula con tutte le forze. un intenso passaggio di conoscenze tra le università, spesso vicine al movimento dei Sem Terra, e gli accampamenti Bolsonaro ha attaccato direttamente i Sem Terra, con sgomberi di accampamenti molto più frequenti internazionalismo

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==