Una città n. 285

una città 45 lettere, rubriche, interventi sfatta”. Al momento, il documento di raccomandazione per le compensazioni sul sangue infetto è all’analisi del governo. Speriamo che il processo di riparazione dei torti passati si muova un po’ più velocemente del solito. È giusto che l’ultima parola in proposito vada a DJ Ford, che ha trascorso gli ultimi tre anni dalla conclusione dell’indagine ad ascoltare online tutte le prove raccolte dalla commissione d’inchiesta. “Avevo proprio bisogno di sentirle”, mi dice, “anche per tutti quelli che non ce l’hanno fatta”. (traduzione a cura di Stefano Ignone) Ha scritto su Facebook Lorenzo Masili: “Per le donne che lavorano nel multiservizi e che perderanno la clausola sociale nei cambi d’appalto ossia il lavoro, per gli adolescenti dalla pelle scura, per noi omosessuali e per le nostre famiglie, per i poveri che hanno bisogno di cure gratuite. Forse voi uomini eterosessuali bianchi, di mezza età e con entrate sicure potete permettervi di sostenere che la cura di anni di destra estrema gioverebbero alla ricostituzione di una ‘vera sinistra’. Noi no. Per noi un governo o l’altro significa vivere o morire. Noi non ci possiamo permettere l’agio dei vostri ragionamenti col sedere al caldo. Pensateci. Non scrivete cose di cui potreste vergognarvi un giorno. Contenetevi. O concedetevi ogni tanto uno sguardo di minoranza. Grazie”. Masili, che non rientra in quella categoria che in genere chiamiamo intellettuali, ha riassunto o forse sarebbe meglio dire, parafrasato, quello che Hannah Arendt aveva scritto in proposito dei “paria”. I paria, a suo tempo, erano gli apolidi, persone private del diritto di avere diritti. Ecco, quando, sempre su social media vedo i testi scritti da persone, uomini e donne che si presentano come esponenti e custodi dei veri valori e dei veri linguaggi della vera sinistra (parlando del Pd, o delle guerra in Ucraina e di qualunque altro soggetto) ho sempre più forte l’impressione che in fondo si tratti di una questione di classe, o più precisamente di posizione sociale. C’è chi può permettersi di giudicare e non ha urgenze, perché pensa di avere i mezzi (materiali e immateriali) per sopravvivere alla catastrofe. Il caso estremo dell’atteggiamento di classe è quello di chiamare Volodymyr Zelensky “attore comico”. Per carità, liberi di criticare il presidente ucraino. Ma in quelle due parole c’è tutto il disprezzo per un mestiere associato a qualcosa di volgare. È un disprezzo della borghesia moralista dell’Ottocento, quella che applaudiva a Parigi Adolphe Thiers nelle giornate di maggio 1871. Non è un atteggiamento, mi pare, che corrisponda all’ethos della sinistra. O forse sì: e in tal caso, mi dichiaro una persona non di sinistra. E per tornare ai temi del mio amico Lorenzo: ecco, quando pensate alla politica, agli schieramenti, alle geopolitiche kissingeriane e simili, prendete in considerazione le vite concrete delle minoranze. Il mondo non è fatto di giuste o sbagliate idee e neanche dell’irriflessiva trasposizione delle memorie del passato nel presente (la memoria è una forma di immaginazione del futuro, per questo va interpretata) ma dei corpi delle persone. E dei loro bisogni concreti (direbbero i neomarxisti di una volta). Vale per l’Ucraina come per l’Italia, per i migranti come per i gay. Noi no! di Wlodek Goldkorn Omaggio alla memoria di Giacomo Matteotti In rete, sul sito della Biblioteca Gino Bianco, si possono sfogliare molte pagine di giornali (provenienti dall’archivio della Fondazione Kuliscioff), con gli articoli riguardanti il rapimento, la scomparsa e infine il ritrovamento del cadavere di Matteotti. Le abbiamo suddivise in singoli fascicoli per ciascun giorno, dal rapimento fino al ritrovamento del cadavere, tra il 10 giugno e il 16 agosto 1922. www.bibliotecaginobianco.it bibliotecaginobianco.it

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