Una città n. 283

una città 13 Taras Bilous è uno storico ucraino e un attivista della Social Movement Organization. Redattore di “Commons: Journal of Social Critique”, si occupa dei temi delle guerre e del nazionalismo. Due mesi fa, quando ho scritto “Una lettera da Kiev alla sinistra occidentale”[NdR: articolo pubblicato su “Dissent” e uscito anche nel n. 282 di “Una città” con il titolo “Noi vi opporremo resistenza”] speravo che lo shock provocato dall’invasione russa e le voci della sinistra ucraina avrebbero spinto la sinistra occidentale a ripensare al proprio approccio. Sfortunatamente, sono troppi quelli che non ci sono riusciti. Nelle loro analisi sul conflitto, gli ucraini rimangono semplici vittime che richiedono aiuto umanitario, e non soggetti i cui desideri andrebbero rispettati. Naturalmente ciò non vale per tutti, a sinistra -proprio no. I partiti scandinavi di sinistra, così come quelli dell’est Europa, hanno ascoltato i bisogni degli ucraini e fornito armi al nostro paese, e ci sono progressi anche tra i socialisti statunitensi. Ma, sfortunatamente, neppure una dichiarazione unitaria rilasciata dai socialisti ucraini e quelli russi è riuscita a convincere un numero sufficiente di persone a sostenere la causa degli aiuti militari. Per cui, lasciate che mi rivolga, ancora una volta, alla sinistra. Una guerra giusta? Cominciamo occupandoci della domanda più comune: “Perché dedicare tanta attenzione all’Ucraina, fornire loro tanti aiuti, quando non ci occupiamo con altrettanta attenzione di altri conflitti armati che avvengono in giro per il mondo?”. Prima di tutto, non credete che le conseguenze di questa guerra possano rappresentare una ragione sufficiente per prestarvi attenzione? Quand’è stata l’ultima volta che il mondo si è trovato tanto vicino a un conflitto nucleare? In secondo luogo, sono d’accordo sul fatto che ad altri conflitti non venga dedicata un’attenzione sufficiente. Come ho già avuto modo di scrivere, il fatto che l’Europa abbia trattato i rifugiati ucraini meglio di quanto non abbia fatto con le loro controparti siriane e afghane si deve sicuramente al razzismo. È il momento giusto per criticare le politiche migratorie e far notare come l’aiuto offerto ai rifugiati ucraini dovrebbe essere fornito anche a tutti gli altri rifugiati. Ricordo un altro conflitto armato in cui alcune parti della sinistra avevano individuato i propri “bravi ragazzi” (e ragazze), e dedicavano loro un’attenzione sproporzionata rispetto ad altri conflitti armati: quello del Rojava. L’Ucraina non è il Rojava, e sicuramente possiamo elencare molti dei problemi delle politiche interne ed estere di Zelensky. L’Ucraina non è neppure un modello di democrazia liberale classico: qui, ogni nuovo presidente cerca di accumulare quanto più potere possibile con meccanismi informali, il parlamento passa di continuo leggi incostituzionali, e spesso i diritti e le libertà dei cittadini vengono violati. Persino durante la guerra, il governo ucraino è riuscito ad approvare una legge che mette a rischio i diritti dei lavoratori. Da questo punto di vista, il paese non differisce poi tanto dal resto dell’Europa dell’est. Questo significa forse che l’Ucraina dovrebbe rinunciare alla propria battaglia? Per me, la risposta è ovvia: ho personalmente deciso di unirmi alle forze di difesa territoriale già all’inizio del conflitto. Ma non sono certo l’unico. Anarchici dall’Ucraina, dalla Bielorussia e persino alcuni provenienti dalla Russia sono attualmente inquadrati nelle forze di difesa territoriale, o prestano il loro aiuto in qualche modo. A loro non piace Zelensky, non amano lo stato così com’è costituito, sono stati più volte detenuti dalla polizia per aver preso parte a manifestazioni (come peraltro è accaduto anche a me), e alcuni degli anarchici provenienti dall’estero con cui combatto hanno subìto tentativi di rimpatrio da parte dei servizi speciali. Ciononostante, abbiamo cominciato a combattere. Potrete pensare che non si tratti di anarchici “veri” -o potreste dover ammettere a voi stessi che qui noi sappiamo qualcosa sull’Europa dell’est che voi non riuscite a capire. Sono un socialista, e non credo che si debba difendere il proprio paese in qualunque caso. Una decisione simile dovrebbe essere presa sulla base delle analisi di chi è chiamato a parteciparvi, sulla natura sociale del conflitto, sul sentimento del popolo, tenendo in considerazione il contesto più ampio, e le conseguenze potenziali di tutti i possibili esiti della situazione. Se l’Ucraina fosse davvero governata da una giunta fascista, se la situazione fosse quella descritta dalla propaganda russa, io sarei ancora contrario all’invasione, ma certo non mi unirei all’esercito. In quel caso, sarebbe più appropriato portare avanti una lotta partigiana indipendente. Ci sono state altre invasioni, come quella statunitense dell’Afghanistan, o dell’Iraq, che andavano denunciate, ma anche lì, avrei avuto il diritto di combattere per difendere il regime dei talebani, o quello di Saddam Hussein? Ne dubito. Ma la democrazia ucraina, pur lontana dall’essere perfetta, merita comunque di essere difesa dal regime parafascista di Putin? Sì. So che a molti non piace che si ponga la questione in questi termini. Dopo il 2014, quando divenne popolare in Ucraina etichettare Putin come un fascista, ho criticato questo aggettivo. Ma in anni più recenti, il regime di Putin è divenuto sempre più autoritario, conservatore, nazionalista, e dopo la sconfitta del movimento pacifista, ha raggiunto un nuovo livello. Ora sono degli intellettuali di sinistra russi come Greg Yudin e Ilya Budraitskis a dire che il paese sta scivolando verso il fascismo. In molti conflitti armati è giusto invocare la diplomazia e il compromesso. Spesso, nei casi di conflitti etnici, gli internazionalisti non dovrebbero parteggiare per una delle parti. Ma questa guerra non rientra in quei casi. A differenza della guerra del 2014 nel Donbass, che era molto complessa, la natura del conflitto attuale è in realtà molto semplice: la Russia si è avventurata in una guerra imperialista di aggressione; l’Ucraina, da parte sua, è impegnata in una guerra popolare di liberazione. Non sappiamo come evolverà la situazione dell’Ucraina dopo la guerra -questo dipende da una varietà di fattori diversi. Ciò che possiamo dire con certezza è che solo se l’Ucraina dovesse uscirne vincitrice ci sarà la possibilità di una svolta progressista. Se vincerà la Russia, le conseguenze saranno terribili. È questa la ragione principale per cui è giusto sostenere la resistenza ucraina, e ciò includendo gli potreste dover ammettere a voi stessi che qui noi sappiamo qualcosa sull’Europa dell’est che voi non riuscite a capire UNA GUERRA GIUSTA? Non sappiamo come evolverà la situazione dell’Ucraina dopo la guerra, ma sappiamo che ci saranno terribili conseguenze se la Russia dovesse risultare vincitrice; un paese in cui vige ormai un regime fascista; le parole di Nehru secondo cui fra fascismo e democrazia non si poteva che scegliere quest’ultima; la falsa idea di una guerra per procura. Di Taras Bilous. cosa sta succedendo

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