Una città n. 283

una città 14 cosa sta succedendo aiuti militari. L’estrema destra ucraina A questo punto, alcuni lettori potrebbero sollevare un’altra questione: “E che cosa ne dici dell’estrema destra ucraina?”. Nei dibattiti più ragionevoli su questo argomento, di solito una parte tende a sottolineare il basso sostegno elettorale delle forze di estrema destra, la sua mancanza di una rappresentanza parlamentare, mentre altri evidenzierebbero che, a causa dell’infiltrazione negli enti per l’ordine pubblico e la partecipazione attiva alle manifestazioni pubbliche, l’estrema destra gode di un’influenza sproporzionata sulla politica ucraina. Entrambe le affermazioni sono vere, ma c’è un fatto importante che solitamente entrambe le parti ignorano, e cioè che questa “influenza sproporzionata” dell’estrema destra era da addebitare più alla debolezza della società civile e dello stato che alla loro effettiva potenza. Si può avvertire una presenza dell’estrema destra in tutta l’Europa dell’est, ma con dinamiche differenti in ogni paese. Nei tardi anni Duemila, l’estrema destra russa diede vita a una campagna di terrore strada per strada, con tanto di ricorso a esplosivi, pogrom, e altri attacchi mortali. Dopo la rivolta di Piazza Manezhnaya nel 2010, lo stato russo cominciò ad attuare una repressione, e alcuni esponenti dell’estrema destra russa vennero imprigionati o fuggirono all’estero. Alcuni di questi ultimi si rifugiarono in Ucraina, un luogo sicuro per loro anche perché l’apparato repressivo ucraino era decisamente più debole rispetto a quello russo (una relativa debolezza dello stato è anche la ragione principale dietro al successo delle proteste di massa in Ucraina, se paragonato al fallimento di quelle in Bielorussia dove i manifestanti venivano costretti alla detenzione arbitraria e alla tortura, o al Kazakistan, dove le forze di sicurezza, supportate dai russi, sono state capaci di operare una sanguinosa repressione). In anni recenti, l’estrema destra ucraina ha dovuto affrontare nuove sfide. Sin dalla rivoluzione di Piazza Majdan, lo sviluppo della società civile progressista ha cambiato gli equilibri di forze nella “politica di strada”. Fino a poco tempo fa non c’era sempre una linea di demarcazione netta tra l’estrema destra e le altre forze politiche; questo è andato via via cambiando con l’evolversi dei movimenti femministi e Lgbt, che andavano a sfidare il radicalismo di destra. Infine, grazie alla campagna contro la deportazione dell’anarchico bielorusso Aleksey Bolenkov e la protezione del distretto di Podil, a Kiev, dall’estrema destra, lo scorso anno, è rinato il movimento antifascista “di strada”. Sin dal 2014, l’estrema destra aveva compensato i fallimenti elettorali rafforzando la propria presenza sulle strade e rinsaldando l’alleanza con le forze liberali, alleanza formatasi durante gli anni della lotta contro il regime di Yanukovych. Ma questa unione è andata gradualmente indebolendosi dopo la salita al potere di Zelensky nel 2019. L’estrema destra, e in particolare il movimento Azov, era in crisi. Dopo le dimissioni del ministro degli interni Arsen Avakov, considerato un protettore di Azov, lo stato aveva cominciato a trattare quel movimento con più freddezza. Naturalmente, la guerra ha cambiato tutto, e ciò che accadrà ora dipende da tanti fattori. La partecipazione dell’estrema destra ucraina alla guerra in corso è meno evidente rispetto al 2014, con un’eccezione degna di nota -il reggimento Azov. Ma non è vero che tutti i combattenti attualmente inquadrati in quel reggimento sono di estrema destra e, facendo parte della Guardia Nazionale e delle Forze Armate, di fatto seguono gli ordini dell’alto comando. Per di più, Azov non è che una piccola parte della resistenza ucraina. Pertanto, non c’è motivo di ritenere che l’attuale conflitto armato farà crescere l’estrema destra come già avvenuto nel Donbass. Oggi, la principale minaccia all’Ucraina non è rappresentata dall’estrema destra interna, ma dagli occupanti russi. Questo vale anche per i gruppi che spesso sono stati attaccati dall’estrema destra negli anni recenti, come le comunità Rom o i gruppi Lgbt, entrambi parti attive nella resistenza ucraina. Questo vale anche per i residenti del Donbass. La propaganda russa ha ipocritamente fatto leva sui residenti del Donbass per giustificare l’invasione, e accusare l’Ucraina di “genocidio”, mentre è l’esercito russo a radere al suolo le città della regione. Mentre le persone fanno lunghe file per arruolarsi nelle forze di difesa territoriale ucraina, nelle parti del Donbass sotto il controllo russo gli uomini sono prelevati per strada, arruolati con la forza e gettati in battaglia senza addestramento, come carne da cannone. Un conflitto inter-imperialista Un altro argomento comunemente diffuso contro la resistenza ucraina è che quella in corso sarebbe solo una guerra per procura combattuta in realtà da Occidente e Russia. Ogni conflitto militare presenta vari livelli di lettura, e una delle componenti dello scontro attualmente in corso è quello del conflitto inter-imperialista. Ma se questo è sufficiente a definire la guerra un conflitto per procura, allora lo sono anche quasi tutte le guerre del mondo. Invece che discutere di questo termine, è più importante analizzare il grado della dipendenza ucraina dall’Occidente, e comprendere gli obiettivi di entrambi gli imperialismi. L’Ucraina è un agente per procura degli Stati Uniti molto meno di quanto non lo fossero i curdi siriani durante la loro eroica lotta contro l’Isis. Ma gli agenti per procura non sono semplici marionette; sono attori locali che ricevono un sostegno militare da altri stati. Sia loro che gli stati che li aiutano hanno i propri interessi, interessi che magari coincidono solo parzialmente. E così come a sinistra si sostenevano i combattenti del Rojava nonostante quei curdi siriani ricevessero aiuti militari dagli Stati Uniti, così a sinistra bisognerebbe sostenere il popolo ucraino. La visione politica di un socialista sui conflitti armati dovrebbe fondarsi su un’analisi della situazione sul campo e non su quale potenza imperialista sostenga chi. Negli ultimi mesi, alcuni a sinistra hanno fatto ricorso alla storia della Prima guerra mondiale per sostenere che i socialisti non dovrebbero mai prendere le parti in un conflitto inter-imperialista. Ma anche la Seconda guerra mondiale è stata un conflitto inter-imperialista. Questo forse significa che non si dovesse sostenere alcuna delle parti in guerra? No, perché quella del conflitto inter-imperialista era solo una delle dimensioni di quella guerra. In un articolo precedente ho ricordato che durante la Seconda guerra mondiale molti rappresentanti dei movimenti anticolonialisti non volevano combattere per il proprio colonizzatore, e che uno dei leader del partito Indian National Congress, Chandra Boss, era arrivato persino a collaborare con la Germania nazista. Ma a questo proposito è il caso di ricordare le parole di Jawaharlal Nehru: nella lotta tra fascismo e democrazia, dobbiamo inequivocabilmente schierarci dalla parte di quest’ultima. È anche bene ricordare che il più convinto dei leader dell’Indian National Congress nel sostegno alla guerra degli Alleati era stato M. N. Roy, il suo esponente più di sinistra. Certo questo non aveva significato per Roy un improvviso sostegno all’imperialismo britannico. Allo stesso modo, invocare la lotta contro l’imperialismo russo non implica di per sé un sostegno all’imperialismo statunitense. la principale minaccia all’Ucraina non è l’estrema destra interna, ma gli occupanti russi l’Ucraina è un agente degli Stati Uniti molto meno di quanto non lo fossero i curdi siriani nella lotta contro l’Isis

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