Una città n. 283

una città 33 conflittuale, devo dire che anche dopo la sua morte ci ho messo molti anni ad acquistare uno sguardo un po’ più in alto, un po’ più da adulta, rispetto a mio padre e a ritrovarlo come uomo. Ed è stato anche un percorso doloroso. Ho cercato di contestualizzare i suoi difetti, i suoi sbagli, senza volerli giustificare, come in fondo sarebbe stato il primo impulso. Adesso credo di poter dire che mio padre esagerò perché un’educazione così severa rischiò di essere del tutto negativa, se mi fece vacillare al punto di rinunciare all’università. Evidentemente lui mi comunicava un’immagine troppo distorta. Da una parte penso di dovergli moltissimo, per questa fortissima passione che mi ha spinto a continuare a studiare, però non ho avuto nessuno che mi ha insegnato, e col quale poter mettere alla prova le mie idee. Ho fatto la bibliotecaria per undici anni e intanto ho continuato a studiare ma ho pubblicato solo dopo che mio padre era morto. A essere sincera, credo che se mio padre avesse continuato a vivere io sarei rimasta in biblioteca. Mio fratello, invece, aveva un carattere molto più mite e poi, forse più saggiamente, si era ritagliato una nicchia nella quale mio padre non poteva arrivare. Infatti lui aveva fatto studi di medicina e aveva altri interessi, ad esempio disegnava molto bene. Era molto intelligente, ero legatissima a mio fratello e lo sono ancora. Andavamo molto d’accordo, e certamente lui mostrava un sano distacco verso molti argomenti cari a mio padre, per cui veniva più facilmente lasciato in pace. C’era proprio una distinzione forte: mio fratello poteva permettersi di non andare bene per una volta, mentre per me era una tragedia se prendevo un sei. Questo fece di me un’invasata, una perfezionista. Subivo una tale pressione che finivo l’anno senza avere un’idea esatta della mia valutazione: andavo a vedere i quadri e pensavo: o sono la prima oppure mi hanno bocciato. Devo dire che mio fratello lo rimpiango moltissimo perché andavamo molto d’accordo e poi perché in questo tipo di famiglia lui rappresentava la possibilità del recupero di una certa pace. Se per esempio si scatenava una baraonda a pranzo, poi noi lavavamo i piatti assieme e così commentavamo. C’erano cinque anni di differenza ma con lui riuscivo a sentirmi a mio agio. Parlavamo moltissimo di tante cose, dei problemi che hanno i giovani. Una cosa che ho sempre detto ai miei figli è che i fratelli devono stare insieme e per fortuna loro sono molto uniti. Per me è stato una grande perdita, mi sono sentita spezzata. All’improvviso mi trovai figlia unica. Mio padre aveva fortissimo il senso del passato, delle generazioni, pensava fosse importante avere delle radici. Per esempio, un giorno -ero già sposata- avevo visto in mostra alla Rinascente dei mobili fatti di cartone che costavano pochissimo ed ero tornata a casa tutta entusiasta dicendo: “Guarda che bella cosa, oggi anche con pochi soldi si possono prendere delle cose”. Ma lo dissi così, mi ero ben guardata dal comprarli. Ebbene, mio padre mi scrisse una lettera lunghissima, dicendo che da questo si vedeva quanto fossi consumista, quale atteggiamento fatuo avessi verso la vita; scrisse che in realtà rifiutavo i mobili che avevamo a Solto, che non erano particolarmente belli, ma avevano tutti i tagli dei coltelli, il logorio delle mani, il senso che c’era una continuità; scrisse che invece questi mobili di cartone la rompevano, tutto diventava provvisorio, non si ricordava più niente, le cose venivano prese, buttate, non c’era più alcun affetto verso i propri antenati, verso i nonni, verso il passato, si viveva così, come gli americani che non hanno radici... Tutta una lettera così, solo per una frase che in fondo avevo detto anche pensando alla gente con pochi soldi. Mi ricordo i discorsi sulla necessità di avere un legame con il passato, di capire la storia: in realtà tutta la storia passata è solo storia recente perché non facciamo altro che proiettare sul passato quello che noi siamo. D’altra parte, se non cerchiamo di recuperare il passato non abbiamo neanche il presente.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==