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le della Memoria come prova che non ab-
biamo dimenticato Srebrenica e che le sia-
mo vicini.
Il nome
Adopt, Srebrenica
all’inizio non mi
piaceva. Oggi sono grata a Sabina Langer
per aver riconosciuto tutta la forza e tutto
l’amore che la parola Adopt porta con sé. Se
adotti qualcuno lo fai perché lo vuoi. E fai
tutto per farlo felice. Insieme a te. E solo
quando sei sicuro che può continuare da so-
lo lo lasci volare via. Però ci sei sempre, per
condividere le gioie e i dispiaceri, per sen-
tirlo e farti sentire quando c’è bisogno.
Srebrenica città della memoria e della
speranza
Ricordo la Prima Settimana internazionale
della memoria. Abituati che solo il giorno
dell’anniversario del genocidio a Srebrenica
ci fossero tante attività, gli abitanti ci guar-
davano stupiti.
Quando abbiamo cercato famiglie disposte
ad alloggiare i partecipanti, per lo più gio-
vani dall’Italia, non c’erano interessati. Le
famiglie, che prima della guerra vivevano
di turismo e si caratterizzavano per la gen-
tilezza nei confronti degli ospiti, rifiutavano
l’idea di continuare. Abbiamo capito che do-
po anni di traumatizzazione pensavano di
non saperlo fare. Abbiamo parlato a lungo
con loro, gli abbiamo spiegato cosa avrebbe-
ro dovuto fare, li abbiamo convinti che sa-
rebbe stato molto più semplice di prima, gli
abbiamo ripetuto che nessuno se ne avreb-
be avuto a male se non era tutto perfetto.
Alla fine hanno accettato e noi siamo stati
testimoni della loro felicità quando gli ospi-
ti se ne sono andati contentissimi. L’anno
successivo il numero delle famiglie che vo-
levano ospitare i partecipanti della Setti-
mana era enorme. E quando gli abbiamo
detto che avrebbero dovuto preparare an-
che la colazione, per loro è stato un colpo -
di nuovo la stessa sensazione d’impotenza
e incapacità. Avremmo potuto rinunciare,
però non l’abbiamo fatto. Sapevamo che
erano conseguenze di quello che avevano
vissuto.
Durante una conferenza, un rappresentan-
te dell’Onu definì “pigrizia” il comporta-
mento di questo tipo di rifugiati di un vil-
laggio profughi. Ma se solo avesse voluto,
avrebbe capito che la mancanza di interes-
se per le attività che un tempo erano ordi-
narie, che la sensazione di futuro rubato, la
sensazione di impotenza sono reazioni nor-
mali di una lunga traumatizzazione.
Quando tutto finì la loro felicità era tangi-
bile. Anche il denaro guadagnato non era
da meno. La gran parte delle famiglie con
molto piacere ha constatato che per la pri-
ma volta non dovevano preoccuparsi per la
legna e il carbone per il riscaldamento du-
rante il lungo inverno di Srebrenica.
Abbiamo fatto e facciamo un passo alla vol-
ta. Ascoltando e decidendo insieme. Parlan-
do del passato, ma sempre con il pensiero
rivolto al futuro. Organizzando gite per far
conoscere le bellezze di Srebrenica e della
sua tumultuosa storia. Portando numerosi
artisti ed esperti in vari campi, numerosi
gruppi di giovani per far sì che a Srebrenica
imparino “la lezione”. Organizzando semi-
nari educativi e laboratori con i giovani di
Srebrenica.
Le difficoltà che abbiamo incontrato le ab-
biamo superate insieme. Non è stato diffi-
cile. Non pensiamo di aver fatto un miraco-
lo a Srebrenica con il progetto Adopt. Non
pensiamo di aver cambiato tanto le loro vi-
te. Però sappiamo, e anche loro lo sanno,
che hanno degli amici in noi e che ogni gior-
no che passa siamo sempre più numerosi.
Ed è per questo che tutte le volte ci accolgo-
no con gioia. E tutte le volte rimangono del-
le tracce. Come i campi di grano saraceno
sull’altopiano sopra Srebrenica.
Srebrenica deve diventare la città della me-
moria. Ma anche la città della speranza. La
città nella quale impareremo delle lezioni.
E speriamo che questa volta vengano impa-
rate veramente. Perché non si ripeta, come
si sta ripetendo oggi in Siria, in Ucraina...
un rappresentante Onu definì
“pigrizia” il comportamento
dei rifugiati di un villaggio profughi
Associazione Tuzlanska Amica
Fin dalla sua fondazione, all’inizio degli eventi bellici nel maggio del 1992, Tuzlanska Amica
opera nel territorio nordorientale della Bosnia e oltre, attraverso team mobili multidiscipli-
nari, con l’obiettivo di aiutare le categorie piu
̀
vulnerabili, con un particolare accento sul so-
stegno alla famiglia che e
̀
stata la categoria piu
̀
colpita nel periodo bellico e post-bellico, così
come ai bambini senza tutela genitoriale. La promozione del dialogo e il sostegno alla ge-
stione di servizi di assistenza alla persona, di formazione professionale, consulenza psicoso-
ciale e sostegno psicologico agli afflitti da Sindrome post traumatica da Stress (pstd), edu-
cazione alla pace, della formazione civica, sociale, culturale, professionale dei giovani e di
ricerca sulla condizione femminile in Bosnia-Erzegovina, sono solo alcune delle attività
̀
. È
particolarmente importante il progetto pluriennale di adozione a distanza dei bambini bo-
sniaci in un modo diverso, “affettivo”, che attualmente include 700 amici, associati tra loro.
Con la Fondazione Alexander Langer Stiftung ha fondato nel 2005 “Adopt, Srebrenica”, col-
laborando con le Municipalità
̀
di Tuzla e Srebrenica e con molteplici associazioni locali. Ha
assunto ruoli di consulenza e partenariato locale in progetti di cooperazione in villaggi dei
dintorni di Srebrenica.
Per informazioni: Tuzlanska Amica,
Hasana Kikica 1, Tuzla (Bosnia–Erzegovina), tel. e fax +387.(0).35.312321,
t
z–amica@bih.net.ba; referente per Adopt: Amira Becirovic