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rative delle acque di Srebrenica fu il dott.
Hans Duller.
Il nome “acqua Guber” nacque dopo che fu
accertato che queste fonti avevano grande
successo nella cura delle malattie dermato-
logiche, soprattutto della lebbra (guba).
Studiando il suolo di Srebrenica, nel 1880
E. Tieze constatò che erano presenti tracce
di solfati e propose di analizzare la compo-
sizione chimica delle fonti minerarie. Nove
anni dopo, il professor E. Ludwig dell’Uni-
versità di Vienna, studiando le acque mine-
rali in Bosnia-Erzegovina, nel suo studio af-
fermava: “Alcune delle fonti (di Srebrenica)
sembrano le più preziose fra tutte quelle sul
territorio e sono convinto che il loro uso te-
rapeutico porterà a importanti risultati”.
Dalle analisi sulle acque minerali del Gu-
ber Nero, è stato accertato che si tratta di
acque arsenicali, paragonabili alle fonti di
Levico (Trentino-Italia), che però hanno
una più alta concentrazione. Quelle del Gu-
ber sono state quindi considerate più pre-
giate in quanto l’acqua può essere usata al-
lo stato naturale, non diluita.
Nell’arco del 1898 vennero esportate
200.000 bottiglie di acqua Guber. Tre anni
dopo, la compagnia “Matoni” di Vienna ne
esportò una cifra record, 236.544 bottiglie.
L’acqua veniva imbottigliata e poi venduta
in Gran Bretagna, Danimarca, Germania,
Olanda, Svezia, ma anche in Africa e Ame-
rica.
Fino alla Prima guerra mondiale l’industria
delle terme contava molti lavoratori, soprat-
tutto donne e ragazze che riempivano e im-
pacchettavano le bottiglie. Nel 1927 l’imbot-
tigliamento dell’acqua minerale cessò.
Nel periodo tra le due guerre mondiali, le
terme di Srebrenica furono poco curate, a
parte qualche lavoro di manutenzione. Il
bagno è stato aperto nel 1930, ma l’esporta-
zione dell’acqua minerale continuava a es-
sere trascurata. Va ricordato che la Bosnia-
Erzegovina, e anche Srebrenica, faceva par-
te del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni
(1918-1929), che in seguito assumerà il no-
me di Regno di Jugoslavia (1929-1941).
Lo stabilimento termale Guber venne ria-
perto nel 1950 con strutture accanto alle
fonti, sulle colline e in città.
Le fonti minerali curative del Guber Nero
si trovano lungo il “Fiume rosso”. Dalla
parte più alta sgorga
Ocna voda
(l’acqua
per gli occhi) e dalla parte più bassa
Kozna
Voda
(l’acqua per la pelle). Il “Fiume rosso”
deve il suo nome al colore della pietra su
cui scorre, colorata dalle proprietà minerali
dell’acqua.
C’è un aneddoto legato a questo fiume. Du-
rante una delle guerre, un gruppo di soldati
passava accanto al fiume trasportando un
compagno ferito. Il comandante, vedendo
che il ferito non dava nessun segno di vita,
ordinò di buttarlo nel fiume. Il giorno dopo,
il comandante rimase stupito quando vide
ricomparire il “defunto” sfinito e bagnato…
Caratteristiche delle fonti minerali
Ocna voda
si trova nel folto del bosco. Ha
un flusso di 19 litri al minuto. Nonostante
la piccola capacità, tra tutte le fonti di Gu-
ber è quella con il più alto tasso di minera-
lizzazione, al terzo posto in Europa. L’uso
terapeutico di quest’acqua aiuta nella cura
della mucosa dell’occhio.
Il Guber Nero sgorga a 596 metri di altez-
za. Il flusso della fonte è di 163,6 1/min.
Il Piccolo Guber contiene il doppio del ferro
rispetto al Guber Nero e maggiori quantità
di calcio e magnesio. La sua concentrazione
di ferro si avvicina a quella dello stabili-
mento termale di Levico e si caratterizza
per una temperatura costante pari a 12,4 C.
Ljepotica
piace particolarmente alle donne,
perché lavandosi il viso con quest’acqua la
carnagione risulta più bella e più sana, la
pelle più pulita e libera da acne e impurità.
Le analisi delle cliniche di Sarajevo, Bel-
grado e del Centro medico Guber hanno
confermato le proprietà curative dell’acqua
del Guber, stabilendo che poteva essere
utilizzata come prodotto integrativo nella
cura di anemia dovuta a grandi perdite di
ferro, emorragie croniche e acute, mal di
testa simili all’emicrania, disturbi endocri-
nologi delle donne, perdita di peso, stan-
chezza, malattie dermatologiche croniche,
reumatiti delle articolazioni e delle ossa.
La cura si fa bevendo l’acqua, facendo ba-
gni e inalazioni.
Capacità di accoglienza
Il turismo termale a Srebrenica si sviluppa
durante gli anni Ottanta. Sarà così fino al-
l’inizio della guerra nel ’92.
Le capacità di accoglienza del Comune di
Srebrenica erano rappresentate dall’Hotel
Domavija, dal centro medico Argentarija e
dal Motel Sorgente Guber Nero. Durante il
periodo estivo (giugno-settembre) queste
strutture erano sfruttate al massimo, pri-
ma di tutto da parte dei visitatori prove-
nienti dalla Jugoslavia e, successivamente,
anche da turisti stranieri.
In un articolo di quel periodo si parla di in-
teresse da parte della Svizzera, più precisa-
mente di 300-400 visitatori provenienti da
questo paese. L’aumentare del numero dei
turisti preoccupava la dirigenza dell’Hotel
Terme Argentaria, che si trovava a conside-
rare la costruzione di nuovi edifici per l’ac-
coglienza di flussi di turismo sempre più
consistenti.
Un articolo del 1982 parla di come, solo nei
primi nove mesi di quell’anno, nelle strut-
ture dello stabilimento termale ci siano sta-
ti 6.174 visitatori, con 49.056 pernottamen-
ti; 5.000 volte in più rispetto allo stesso pe-
riodo nell’anno precedente.
Anche molti abitanti di Srebrenica, durante
la stagione estiva, affittavano stanze ai tu-
risti che non riuscivano a trovare una siste-
mazione nei due hotel vicini alle fonti o
nell’hotel a Srebrenica. Ancora oggi, molti
di loro parlano con nostalgia di quei tempi
così sereni, quando riuscivano a vivere bene
durante tutto l’anno grazie all’affitto dei lo-
cali ai turisti.
Il periodo invernale non poteva essere pa-
ragonato a quello estivo. Tuttavia, a Sre-
brenica c’erano turisti durante tutto l’anno
che venivano volentieri a visitare la nostra
città. Il potenziale turistico era rappresen-
tato anche dalle meravigliose colline e dalle
montagne. Su una di queste c’era anche
una pista da sci.
Nelle vacanze invernali, l’hotel Domavija
veniva praticamente “occupato”, in partico-
lare da visitatori provenienti da Belgrado,
che prenotavano con anticipo per poter pas-
sare il Capodanno proprio in questo alber-
go. Alcuni abitanti di Srebrenica scherzan-
do dicevano: “Non riuscivamo ad avere il bi-
glietto per colpa dei belgradesi!”.
Lo stabilimento termale oggi
Durante la guerra, e anche dopo, gli alber-
ghi delle terme Guber, un tempo gioielli di
Srebrenica, vennero usati per sistemare il
gran numero di profughi provenienti dai co-
muni vicini che cercavano rifugio nell’allora
“zona protetta”.
Alcuni anni fa lo stabilimento termale venne
privatizzato da Ad Guber, mentre l’azienda
Argentum 09 ottenne la concessione per la
gestione dell’acqua. L’azienda però non la
sfrutta, il che porta alla perdita di più di
100 litri d’acqua al minuto nei flussi del
Fiume Rosso.
D’altra parte, Ad Guber, pur avendo inizia-
to a investire in progetti avviati per la co-
struzione e la ristrutturazione dell’hotel e
dello stabilimento termale, è stata costretta
a rinunciare a un progetto quasi finito.
È evidente che se le risorse idriche, che do-
vrebbero essere sfruttate per invogliare i
turisti a curarsi, non possono essere utiliz-
zate, è assurdo anche continuare con i rin-
novamenti edilizi.
Sin dall’inizio, questo progetto avrebbe ga-
rantito oltre 300 posti di lavoro per i locali
e avrebbe finalmente tirato fuori Srebreni-
ca dalla depressione economica nella quale
si trova. Invece ora siamo persi tra aule di
tribunale e processi.
In questo processo è chiaro il ruolo dell’au-
torità della Republika Srpska, solitamente
preposta alle concessioni per l’acqua (sia
minerale che potabile), che per motivi ben
noti non mette in pratica la procedura lega-
le. In tal modo si frenano progetti che
avrebbero un’enorme importanza per Sre-
brenica e i suoi abitanti, che ogni giorno ca-
lano di numero.
Una targa ci ricorda che il complesso dello
stabilimento termale Guber doveva essere
aperto già nel 2012.