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Camil Durakovic, attuale sindaco di Sre-
brenica, all’epoca dell’intervista (2012) ne
era vicesindaco.
Quante persone vivono a Srebrenica?
Prima della guerra a Srebrenica c’erano
36.666 abitanti, di cui l’80% bosgnacchi,
quindi circa 28.000 abitanti. Il resto erano
serbi. Oggi a Srebrenica vivono all’incirca
7.000 persone: 50% bosgnacchi e 50% serbi.
Però questi sono gli abitanti de facto. De iu-
re, formalmente, nei registri risultano
14.090 persone, che hanno la residenza pe-
rò non necessariamente vivono qui.
In questo numero abbiamo all’incirca 8.000
serbi e il resto sono bosgnacchi.
Qual è la situazione economica a Sre-
brenica?
Il nostro comune si estende su 527.000 mq.
Siamo ricchi di risorse naturali, anche mi-
nerarie, che però non governiamo -a diffe-
renza di prima della guerra. Le nostre ri-
sorse sono sotto la giurisdizione di Banja
Luka, così la maggior parte dei nostri citta-
dini, in particolare i bosgnacchi, che perlo-
più sono contadini, svolgono attività priva-
te, coltivando la terra, allevando il bestiame.
A Srebrenica abbiamo alcune ditte nate do-
po la guerra, come Cimos, una ditta slove-
na che produce pezzi di ricambio per auto-
mobili, dove lavorano un centinaio di perso-
ne; o come Bos Agro Food, che si occupa di
conservazione e lavorazione di frutta e ver-
dura. Stagionalmente ci lavorano da 50 a
100 persone. Sto parlando delle ditte in cui
possono lavorare i bosgnacchi. Tutte le al-
tre ditte sono serbe e quindi non ne so mol-
to. È facile capire che in un siffatto conte-
sto la possibilità di trovare lavoro, per i bo-
sgnacchi che tornano, è molto limitata. Ri-
spetto a com’era Srebrenica prima della
guerra, come attività produttive siamo a
meno dell’1%. In passato avevamo tre zone
industriali che davano lavoro a circa a
8.000 persone.
Qualche tempo fa sembrava che le ter-
me, vero polo d’attrazione turistica
per l’intera ex-Jugoslavia, potessero
innescare una dinamica positiva...
Purtroppo neanche l’acqua delle terme è
sotto il controllo del Comune; è Banja Luka
che dà le concessioni. Noi è già il terzo an-
no che abbiamo problemi con il governo del-
la Republika Srpska. C’è un investitore che
aveva intenzione di ricostruire e mettere in
funzione le terme, il Comune ha già rila-
sciato i permessi edilizi, ma resta tutto
bloccato dal governo di Banja Luka.
Ma anche i serbi di Srebrenica sareb-
bero stati contenti delle terme.
Ma certo, tutti i cittadini sarebbero stati
contenti! Anche qui: ci sono cittadini serbi
che lo possono dire pubblicamente e altri
che non lo possono dire.
Purtroppo alla base delle esternazioni poli-
tiche dei bosniaci prevale quello che chiamo
un approccio “nazional primitivo” più che
economico. D’altra parte, questo è il modo
più facile per ottenere il consenso degli elet-
tori; sicuramente è più semplice così che
parlando della piattaforma economica.
Nella gente continua a essere alimentata la
paura che un gruppo etnico distrugga l’al-
tro se prende il potere.
Ma nella vita quotidiana quali sono i
rapporti tra serbi e bosgnacchi?
Considerando quello che è successo in que-
sti luoghi, non abbiamo gravi problemi, non
assistiamo a vendette fisiche o a rese dei
conti. Anche perché sono pochi quelli che
sono direttamente colpevoli del genocidio e
che vivono a Srebrenica. C’è qualcuno che
risulta sulle liste dei sospettati, verrà an-
che il suo momento. Ma quelli che si sono
sporcati le mani non vivono più qui.
Durante la guerra la sua famiglia era
qui?
Nel 1995 eravamo tutti qui. Io avevo 16 an-
ni. Sono sopravvissuto perché non mi sono
arreso, ho attraversato il bosco a piedi e so-
no arrivato nella zona libera di Tuzla. Mio
papà e mio fratello sono stati catturati nel
1995 e portati in campo di concentramento
in Serbia. In seguito sono andati in Ameri-
ca, e la mamma e io li abbiamo raggiunti.
Sono tornato qui nel 2005. All’epoca c’era-
no molti più serbi. Erano stati attratti qui
Intervista a Camil Durakovic
“A Srebrenica è stata distrutta
una storia millenaria di convivenza”
I numeri di Srebrenica
La Municipalità di Srebrenica comprende
il capoluogo omonimo e altri 19 centri mi-
nori. Si trova in Bosnia orientale, a una
quindicina di chilometri dal confine con la
Serbia, tracciato dal fiume Drina. La re-
gione, storicamente a maggioranza bo-
sgnacca (bosniaco-musulmana), in base
agli accordi di Dayton è stata inglobata
nella Republika Srpska, una delle due en-
tità che, insieme al Distretto autonomo di
Brcko, costituiscono oggi la Bosnia-Erze-
govina. Prima del genocidio -secondo il
censimento del 1991- nella municipalità
vivevano circa 37.000 persone, di cui 75%
musulmani e 23% serbi. Di queste circa
6.000 vivevano a Srebrenica città, che era
un fiorente centro termale e culturale.
Oggi, secondo stime ufficiose ma realisti-
che, vivono in città meno di 2.000 persone.
Nell’intera area si stimano appena 6-7.000
abitanti. Eppure, per uno dei tanti para-
dossi che caratterizzano questo luogo tor-
mentato, dalle liste elettorali e dai primi
dati del recente censimento, i cittadini
residenti a Srebrenica sarebbero oltre
15.000.
Secondo gli Accordi di Dayton e successivi
accordi locali, Srebrenica aveva uno sta-
tus elettorale speciale per il quale ci si do-
veva basare sugli aventi diritto in base al
censimento del 1991 (quindi anche i citta-
dini fuggiti o emigrati altrove a causa del-
le pulizie etniche conservavano il diritto
di voto).
Nel 2011, però, la Republika Srpska solle-
vò la questione al Parlamento nazionale,
affermando che il censimento del 1991 non
corrispondeva più alla realtà odierna, per
ottenere la restrizione del diritto di voto ai
soli residenti attuali. L’opinione pubblica
bosgnacca si oppose denunciando in questa
operazione il tentativo di trovare un com-
promesso politico per “normalizzare” l’area.
Sfruttando le possibilità offerte da questo
status elettorale speciale, prima delle ele-
zioni amministrative del 2012, con lo sco-
po di contrastare la completa inglobazione
di Srebrenica nella Republika Srpska (era
l’unica città con sindaco bosgnacco), è nata
una campagna di mobilitazione identita-
ria con lo slogan: “Io voterò per Srebreni-
ca”, per cui qualche migliaio di bosgnacchi
di varie località, anche dalla diaspora,
hanno preso qui la residenza al solo scopo
di iscriversi alle liste elettorali, pur man-
tenendo attività e domicilio altrove.
Un’analoga campagna è stata però condot-
ta dalla parte serba. Così si possono calco-
lare in oltre 7.000 le persone che vivono al-
trove, ma risultano oggi residenti a Sre-
brenica.
Conseguenze: alle elezioni dell’ottobre
2012 gli elettori nell’area erano risultati
13.396. Per pochissimi voti, la vittoria è
andata a una coalizione di partiti bosgnac-
chi guidata dal sindaco Camil Durakovic.