è un settembre lunatico. L’estate è finita e le giornate sempre più corte riflettono il grigio sconforto che si è impossessato del Paese. Ci sono talmente tanti problemi interni e internazionali che adombrano i nostri orizzonti, che ci potrebbe venir perdonato di pensare che davanti a noi si staglia una nube infinita. Il governo non sembra impegnato a darci speranze o soluzioni. Non c’è da stupirsi che i nostri millenials, i nostri giovani, sognino di essere nati una generazione prima. In un rapporto diffuso dalla Resolution Foundation questa settimana, risulta che almeno un giovane su tre vorrebbe essere nato in un’epoca differente, prima della tecnologia, prima dei social media, prima del crollo della fiducia. Come Crono, stiamo mangiando i nostri figli.
I giovani e i vecchi non sono mai stati tanto pessimisti sul loro futuro. In quello stesso rapporto emerge che se solo il 15% della popolazione più anziana pensa che i giovani staranno meglio, oltre il 70% dei giovani intervistati credono che andranno a stare peggio dei loro genitori. Nonostante questo tradimento, e il fardello di ciò che stiamo lasciando loro in eredità: un mondo pericoloso come non mai, il cambiamento climatico, un’economia crudele, la malnutrizione, il bombardamento sui bambini in Yemen, il doppio e triplo standard, il riemergere del fascismo (pensiamo a Polonia e Ungheria, senza contare la marcia dei fascisti di Charlottesville), un populismo rude ed egoista, la divisione, l’odio e il razzismo e, naturamente, Donald Trump; nonostante i contratti a zero ore, un’economia fondata sugli stipendi minimi, gli affitti che si portano via il 72% degli stipendi a Londra, (e il 41% nel resto del paese, secondo l’English Housing Survey), tassi d’interesse da aguzzino sui prestiti studenteschi; ecco, nonostante tutto questo, i giovani ci stanno mostrando la via verso un mondo migliore.
Li abbiamo allevati come tributo a un Minotauro vorace, ma, come Arianna e Teseo, hanno un filo da seguire. Abbiamo bisogno di credere che quel filo ci porterà fuori dal labirinto di avidità, divisioni sociali, odiose disuguaglianze, verso la luce di un rinnovato senso di comunità. Dobbiamo sperare.
Anche se la Brexit divora la nostra luce, la nostra energia, c’è una reazione. I giovani hanno votato in quantità massicce. Hanno invocato Jeremy Corbyn sul palco di Glanstonbury; in 30.000 hanno applaudito la sua versione dello "Yes, we can”. I giovani stanno mettendo su organizzazioni per rappresentare i loro interessi, come Generation Rent, che denuncia gli affitti immoralmente alti e le vergognose condizioni degli spazi messi a disposizione dai locatori privati. C’è una nuova consapevolezza. Davanti alle troppe e inutili regole sulle uniforme scolastiche, i ragazzi della Exeter Academy nel sud-ovest del paese hanno preteso di indossare dei pantaloncini, date le temperature record della scorsa estate. Gli è stato negato. Come hanno reagito? Non hanno risposto: "Sì, signore!”, "Pantaloni lunghi, signore!”. No! Hanno indossato le gonne prestate loro dalle amiche, dalle sorelle, e hanno messo in scena una protesta che ha catturato l’attenzione dei media. Hanno vinto.
Le giovani donne si trovano ad avere a che fare con un crescente sessismo. Ecco allora che Laura Bates, giovane scrittrice femminista, ha messo in piedi il progetto "Everyday Sexism”, un sito dove donne e ragazze possono riportare gli episodi di sessismo e molestie subiti quotidianamente. La giovane Malala Yosafzai si è appellata ad Aung San Suu Kyi perché rompa il suo silenzio complice. Abbiamo bisogno di queste Arianne, di questi Teseo, se vogliamo sopravvivere a ciò che accade attorno a noi.
George Monbiot, scrittore, ambientalista e attivista politico, ha scritto del bisogno di nuove narrazioni e di politiche più benevole, più inclusive. Ha usato due parole meravigliose: gentilezza e appartenenza. È il contrario della politica del disprezzo. Una volta un uomo giovane e ricco mi ha spiegato che la "gentilezza è debolezza”. La verità è che solo i privilegiati possono dire una cosa del genere. Poter raccontare il nostro lato migliore, il coraggio, la cura, usare l’immaginazione e l’empatia: improvvisamente, le nubi si diradano.
A Londra, una giovane donna, Bernadette Russell, ha lanciato una campagna fondata su gesti gratuiti di gentilezza. "Credo che oggi più che mai abbiamo bisogno della gentilezza. La gentilezza può cambiare il mondo”. Così ha spiegato nel 201 ...[continua]
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