Bnp ParisBas trasforma in residenze di pregio
gli inutili uffici di un laborioso passato,
la Banca Nazionale del Lavoro a Piazza Albania
Dalle fatiche che la pubblicità del venditore certifica esclusive
si leva una polvere acre e solerte che offusca la statua equestre di Skanderbeg
il condottiero, e allo straniero nasconde il sudore e i colori del cielo.
Nei pressi della statua il terreno è cosparso di frantumi
di laterizi, di chiazze di ghiaia e pietrisco, e mucchi di sanpietrini
Qui e là tra un batter d’ali e sussulti di volo si odono
gli strepiti e le strida di uccelli nervosi e infastiditi nella caccia dai propri
concorrenti e vicini.
Al di là della strada la regina spintonata fino all’Italia
dalle stesse acque in cui si specchia il corno d’Africa
ha creato all’ingresso della nuova reggia il suo nido
sotto uno spesso telo di plastica per edili e lo ha protetto
con un arredo originale di rami, piume, stoffe e asciugamani
donati da mani amiche.
Un giorno, di ritorno dal supermercato, mi fermai a guardarla e finii
per offrirle un cartone di latte e alcuni spiccioli, e lei in diniego
scuotendo sprezzante il capo coronato di stracci variopinti
ribadì la consueta richiesta di cibo scarna e frugale: “Mangiare… mangiare…”
Dentro la borsa della spesa trovai una pesca: “Va bene questa?”
Nel silenzio la regina africana accolse il frutto nelle mani, lo spezzò
in più parti e le distribuì nella cerchia che la scorta ai corvi e ai gabbiani…
La vidi solo un’altra volta. A poca distanza dalla pompa della Esso
stava immobile, sbiancata, chiusa e cinturata dentro un borsone più nero
della tempesta che spinge i naufraghi giù negli abissi del pelago insincero
ma dei loro barchini nemmeno uno resta intero.
E la straniera cercando scampo in uno spazio interno
vi aveva eletto per l’ultimo viaggio in questo esilio
il proprio tetto e il nostro scherno.
La regina d'Africa
di letteratura e altro
Una Città n° 263 / 2020 febbraio
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La regina d'Africa
Poesia di Michele Colafato
Archivio
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