Il Labour Party ha anche formulato un memoriale su “il lavoro e il nuovo ordinamento sociale”, che formerà oggetto di discussione di un Congresso nel prossimo giugno.
“I quattro pilastri dell’edificio, che noi proponiamo di costruire -ivi è detto- sul comune fondamento del controllo democratico della società in tutte le sue forme di attività, sono questi:
a) adozione universale del minimo nazionale;
b) controllo democratico dell’industria;
c) rivoluzione nella finanza nazionale;
d) destinazione della ricchezza superflua al bene comune”.
Sul primo punto, il minimo di salario (da rivedersi periodicamente secondo il livello dei prezzi) non deve essere inferiore ai 30 scellini (1 scellino = L. it. 1,25 di valor nominale) la settimana per il lavoratore adulto, qualificato, sia uomo o donna, in ogni genere di occupazione e in ogni parte del Regno.
Per prevenire la disoccupazione il Governo procederà alla costruzione di un milione di case (cottages) a una spesa di 7 miliardi e 500 milioni di lire; provvederà scuole, corsi professionali e tecnici; costruirà strade, ferrovie; amplierà e riorganizzerà porti e canali; procederà a rimboschimenti; fornirà terra a Cooperative di piccoli coltivatori.
Inoltre dovrà portare il limite di età per il compimento scolastico a 16 anni; aumentare le borse di studio per l’educazione secondaria e superiore; ridurre le ore di lavoro per i giovani e, per quanto è possibile, estendere le 8 ore settimanali di riposo dal lavoro per poter seguire i corsi tecnici durante il giorno.
Dove è possibile, la settimana di lavoro per gli adulti dovrà essere ridotta a 48 ore senza diminuzione del salario, non essendovi alcuna giustificazione economica perché si debba far lavorare lunghe ore, e in ore straordinarie, un uomo o una donna, quando altri sono disoccupati.
Estendendo il principio della proprietà comune della terra della nazione, le ferrovie, i canali, insieme ai porti, alle strade, alle poste, ai telegrafi e alle grandi linee di navigazione, debbono costituire un unico grande servizio nazionale delle comunicazioni e dei trasporti.
Le ferrovie, assunte dallo Stato, non debbono tornare agli azionisti; e le ferrovie e le miniere nazionalizzate dovranno accordare agli operai una sempre più larga partecipazione nella direzione centrale e locale; mentre il prezzo del carbone di uso domestico dovrà essere fissato in misura unica, uguale per tutti poveri e ricchi, come il francobollo da 10 centesimi.
Le assicurazioni sulla vita, sottratte alle Società per azioni, debbono essere assorbite da un apposito Ministero.
Sarà inoltre vietata la vendita dei liquori e limitata e regolata la concessione delle licenze.
Tutto il sistema d’imposte deve essere riformato, sostituendo all’imposta individuale quella per famiglia, alleviandone una grande massa di professionisti, e procedendo con una scala da un penny per sterlina (Lire it. 25) a 16 e persino a 19 scellini, pure per sterlina, sui più alti redditi dei milionari.
I sopraprofitti dovranno essere confiscati, e nelle successioni quel che eccede il moderato patrimonio di una famiglia deve passare allo Stato, che è l’erede normale di tutte le fortune private.
Note a "Rivoluzioni che maturano"
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Note a "Rivoluzioni che maturano"
Note a “Rivoluzioni che maturano” di Alessandro Schiavi, Critica Sociale, Anno XXVIII, n. 3, febbraio 1918
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