Si avvicina ai cinquanta milioni, nel mondo, il numero di persone che si trovano in uno stadio più o meno avanzato di demenza. Una malattia crudele per chi ne soffre e per i suoi familiari, lunga nel suo sviluppo, onerosa per le cure che richiede, progressiva e irreversibile. E queste cure sono, in parte prevalente, date dai familiari, nella maggioranza dei casi non sostenuti adeguatamente, o non sostenuti affatto, dai sistemi sanitari e sociali. Il nostro Ministero della Salute definisce la demenza come “una malattia cronico degenerativa caratterizzata dalla progressione più o meno rapida dei deficit cognitivi, dei disturbi del comportamento e del danno funzionale con perdita dell’autonomia e dell’autosufficienza con vario grado di disabilità e conseguente dipendenza dagli altri, fino alla immobilizzazione a letto”. Si tratta di una malattia silenziosa, insidiosamente graduale, che colpisce le persone anziane; un tempo, nelle popolazioni per lo più rurali con pochi vecchi, essa veniva metabolizzata dal tessuto familiare e aveva scarsa rilevanza sociale. Ma oggi si sta trasformando in un colossale problema in conseguenza del rapido invecchiamento demografico, del rarefarsi delle reti familiari, delle modalità di vita, particolarmente nelle aree urbanizzate oramai prevalenti nel mondo.
Le origini della demenza ancora avvolte nella nebbia
Prima di analizzare le dimensioni del fenomeno, la sua distribuzione globale, la possibile evoluzione, il costo per la collettività, è utile ricordare che “nella definizione di demenza rientrano diverse malattie, alcune classificabili come demenze ‘primarie’ come la malattia di Alzheimer, la demenza con corpi di Lewy, la demenza frontotemporale, e altre definite ‘secondarie’, in quanto conseguenza di altre condizioni”. All’intorno dei due terzi, le demenze sono imputabili alla malattia di Alzheimer; tutte quante però determinano il progressivo deficit cognitivo che conduce alla completa perdita di autonomia. Le cause dell’insorgere della demenza sono per ora avvolte nella nebbia. Si sa però che le persone con alta pressione sanguigna, o con alto livello di colesterolo, o diabetiche, depresse, con alto consumo di alcol e fumatrici, corrono maggiori rischi della media. La malattia dura a lungo, dalla diagnosi alla morte intercorrono, per lo più, 8-12 anni, all’interno però di un ventaglio molto esteso, compreso tra 1-2 anni e oltre vent’anni. La durata dipende dall’età alla quale la diagnosi viene fatta, dallo stato di salute generale della persona, dalle cure ricevute. Poiché la malattia è progressiva, quando si afferma che in Italia ci sono 1,3 milioni di persone con demenza, è sottinteso che in quel numero si annoverano persone con diversi gradi della stessa, che a un estremo hanno un alto grado di autonomia e all’altro estremo sono in stato di completa dipendenza. Gli esperti si sono cimentati in varie valutazioni del costo economico della demenza, che eccede l’1% del prodotto mondiale, e si traduce in una cifra enorme, dell’ordine del Pil globale di un paese come la Spagna.
Una patologia degli anziani in rapida crescita
La demenza è una condizione degli anziani, e la sua prevalenza (la % che ne soffre, in ogni classe di età) aumenta rapidamente con l’età, non diversamente da quanto avviene per molte altre patologie. Nella regione europea, tra i 60 e i 65 anni meno dell’1% soffre di demenza, ma la percentuale supera il 10% tra gli 80 e gli 85 anni, e supera un terzo oltre i 90 anni. La demenza è più frequente tra le donne che tra gli uomini e il divario cresce con l’età: tra gli 85 e i 90 anni ne soffre il 25% delle prime contro il 16% dei secondi; oltre i 90 anni, il 45% contro il 30%. Molte sono le ipotesi circa le cause di questo divario, pochissime le certezze. Negli ultimi decenni, dove esistono indagini comparabili nel tempo, la prevalenza delle demenze nelle varie classi di età appare abbastanza stabile o anche in leggero declino, forse in ragione delle migliorate condizioni di salute della popolazione. Troppo poco, per ora, per alimentare aspettative di un duraturo declino, data l’assenza di farmaci che curino la malattia. Quello che invece è sicuro è che si prevede, in tutto il mondo, un aumento del numero di ammalati di demenza assai superiore all’aumento della popolazione, a causa dell’invecchiamento demografico (cioè della crescita delle classi di età anziane assai più rapida di quella di altre fasce di età). Secondo l’Organizzazione Mondiale dell ...[continua]

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