I. Il 13 novembre del 1934, anno XII dell’“era fascista”, Mussolini dette udienza a Nahum Goldmann, un diplomatico che, in rappresentanza di tre importanti organizzazioni internazionali ebraiche, avrebbe voluto essere rassicurato circa la minaccia che si addensava sulle teste degli ebrei d’Europa dopo la conquista del potere da parte di Hitler. Il dittatore aveva smantellato democrazia e diritti in Italia e, due anni prima, in La dottrina del Fascismo, aveva scritto: “Se il XIX secolo fu il secolo dell’individuo (liberalismo significa individualismo), questo sarà il secolo dello Stato. Il fascismo respinge nella democrazia l’assurda menzogna convenzionale dell’egualitarismo politico”. Alla fine della conversazione domandò a bruciapelo all’ospite: “Ma perché ovunque gli ebrei son sempre stati sostenitori accaniti della democrazia formale?”. Goldmann capì il punto e meditò la risposta: “La democrazia ha portato agli ebrei emancipazione e diritti civili, è naturale che essi le siano grati”.
La conquista dei diritti fu per gli ebrei un processo lunghissimo e contraddittorio iniziato molto tempo prima la nascita della democrazia. David Sorkin, professore a Yale, ne ha studiato le molte forme dal Cinquecento in poi: le franchigie dei mercanti nei porti mediterranei, olandesi, anseatici; le autonomie delle corporazioni tutelate dai magnati lituano-polacchi; la cittadinanza municipale nei principati tedeschi, l’autogoverno delle comunità (millets) in materia di educazione ,matrimonio e divorzio nell’impero ottomano. Solo alla fine del Settecento, per gli ebrei d’Europa, si giunse nell’Impero asburgico a una emancipazione parziale e condizionata ai vantaggi dello Stato, poi, nel corso della Rivoluzione francese, tra 1790 e ’91, alla piena emancipazione nello Stato costituzionale di diritto. Anche qui, però, tutto veniva garantito agli ebrei solo come individui, nulla però come comunità. Il prezzo da pagare fu di qua e di là dal Reno una contraddittoria “assimilazione”. Inoltre, nell’Ottocento, i diritti non vennero ottenuti una volta per tutte, ma furono più volte perduti e riconquistati: conquistati, ad esempio in Italia, nel 1799, 1801, 1848, 1870 e persi nel 1800, 1813, 1848 e 1938 (proprio per decisione di Mussolini); persi in Francia nel 1808 e poi nel 1940; vinti negli stati tedeschi dal 1800 al 1813, nel 1848, nel 1870, ripersi nel 1815, 1848 e 1933. Fu un processo interminabile di avanzamenti e arretramenti, in lotta contro un nuovo fenomeno sociale e politico, l’antisemitismo, assai forte nell’Europa orientale ma anche all’interno dei sistemi liberali e costituzionali. La relazione storica tra ebrei d’Europa e liberalismo non fu affatto univoca, sin dall’inizio.

II. Jews, Liberalism, Antisemitism. A Global History (Palgrave Macmillan 2021), curato da una storica di Oxford, Abigail Green, e dal professor Levis Sullam di Ca’ Foscari, è un’avvincente esplorazione compiuta in diciassette saggi attraverso le costellazioni del giudaismo e del liberalismo. Attraverso le indagini differenziate su casi specifici, i curatori percorrono la storia mondiale, “provincializzano” le vicende degli Stati costituzionali europei, relativizzano e contestualizzano i vari movimenti e protagonisti della reazione antisemita, a partire da quelli nell’Impero asburgico, nel Reich guglielmino e nella Francia della metà dell’Ottocento.
Tra le costellazioni si azzardano tragitti trasversali e si scoprono insospettate contiguità. Si viene così a sapere, grazie a Sullam, che uno dei testi dell’antisemitismo ottocentesco, La conquete du monde par les Juifs, di Frederick Millinger (pseudonimo Osman Bey), fu debitore della concezione liberale della storia europea, elaborata dagli scrittori francesi dell’età della Restaurazione, e influenzò un liberal-conservatore tedesco come Treitschke; grazie a Lisa Moses Leff, che l’indipendenza di Moldavia e Valacchia venne completata dalla edificazione della monarchia costituzionale rumena, che adottò una legislazione discriminatoria in ambito di diritti politici e autonomia economica degli ebrei; che nei dipartimenti francesi di Algeria, gli ebrei vennero identificati con la popolazione indigena e sottomessi a “trattamenti” coloniali.
Come in cosmologia i gruppi di stelle sono solo apparenti, così le costellazioni storiche diventano nel libro estremamente fluide. Al liberalismo non si riconosce alcuna unità ideologica (neppure quella del governo rappresentativo) e vi si attribuisce una ...[continua]

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