Chi controlla il presente controlla il passato
(Lo slogan del Partito. 1984, George Orwell)
Il passato serve a capire il presente? Se non si ha futuro, resta solo riscrivere passato?
La bravissima attrice Helen Mirren recita la parte dell’ex Primo Ministro israeliano Golda Meir in un film, e si è dovuta adattare il volto (il naso a esser specifici) per somigliarle di più. Un’altra attrice britannica, Maureen Lipman, solleva il problema del perché non ebrei/e recitino parte di ebrei/e mentre si richiede la congruità tra “recitare ed essere’”per afroamericani/e, trans, gay e lesbiche, per esempio. La diatriba viene definita Jewface, riprendendo la parola Blackface che indicava persone bianche che negli Usa recitavano parti di neri in maniera deliberatamente irrealistica e spesso offensiva. Negli ultimi anni accuse di Blackface anche in feste in costume fatte anni prima da giovani sono costate il posto a politici americani. La discussione sulla Jewface è stata poi alimentata dal fatto che alcune persone sostengono che ebreo sia una religione, altre che sia una razza. L’attrice afro-americana Whoopi Goldberg definisce la Shoah “una questione tra bianchi” (e poi chiede scusa) cosa che pone due questioni: ha bianchizzato gli ebrei ignorando la definizione razziale nazista di ariani e razze inferiori, e va bene, ma nel farlo ha eliminato anche dallo sterminio (Porrajmos) i sinti e rom. Questione tra bianchi? La Goldberg vuole imporre il suo punto di vista di non bianca, che va benissimo, ma qui mi pare un po’ peregrino. Whoopi nasce Caryn Elaine Johnson, figlia di un pastore battista, e prende il nome d’arte Goldberg (nome ebreo askenazita o tedesco) perché pensa che un nome di assonanza ebraica possa esserle d’aiuto a Hollywood.
Si tratta del processo di ri-nominazione di sé e del mondo e per certi versi ben venga, ma non ridefinendo e dando nuovi valori al passato. Non è solo Pirandello che vede la realtà raccontata in modo individualmente diverso a seconda di chi si è, ma si può vedere per storia, etnia o classe. Tuttavia, quando il mondo è descritto come “verità” allora il racconto diventa atemporale e assoluto, fuori dal tempo e da ogni contesto, para-religioso. Ri-nominare o nominare è un grosso potere: si dà un nome ai figli/e, se lo danno sovrani/e, papi e imperatori, persone di spettacolo, succedeva agli schiavi negli Usa e succede ancora a 9,2 milioni di schiavi in Africa (dati Ilo e Human Rights Foundation -schiavi per debiti e per casta), succedeva e succede agli immigrati.
Secondo la Genesi, Dio chiese ad Adamo di dare un nome alle piante e agli animali. Nel dare un nome si definisce anche il mondo rappresentato, si cambia il modo di esser percepiti. Oggi si mettono in discussione anche i monumenti, ma non ri-contestualizzandoli, ovvero spiegando il monumento nel suo contesto, magari criticandolo perché non risucceda ciò che celebra e che ora pare inaccettabile o perché non siamo d’accordo per quel che rappresentava. I russi hanno ricontestualizzato i monumenti/busti sovietici di media qualità (quelli belli restano al loro posto) non distruggendoli, ma relegandoli nel Parco degli Eroi Caduti che si trova dietro alla Galleria Tretyakov a Mosca, dove stanno le statue dei leader ed eroi caduti.
Giù le statue, via i nomi, come diceva Orwell: chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato. Forse vogliamo anche trasformare Auschwitz in un parco divertimenti? Perché no, in fondo Auschwitz non è un ricordo virtuoso. E il Colosseo, dove uccidevano? Abbattiamolo senza remore e costruiamo palazzine.
Invece di insegnare la storia, potremmo avere una materia che si chiama Sostituzione, che valuta tutto con i parametri egemoni in un periodo particolare.
Alla radio ho sentito un noto giornalista parlare del fatto che all’Eur ci sono edifici fascisti con scritte del regime e di come, passando, si abbassano gli occhi per non vederle. Certo si potrebbero ricontestualizzare e ricordare che noi siamo qui e vivi e Mussolini no. Se cambiamo i nomi, se annulliamo il passato e la storia, che futuro avremo? Nessuno si ricorderà. Nessuno saprà e sarà più facile che gli eventi si ripetano, come se fossero nuovi.
Ma ritorniamo agli attori/trici: il dibattito è stato poi alimentato da Peter Dinklage -attore noto in tutto il mondo affetto da acondroplasia (disordine genetico che colpisce gli arti che crescono notevo ...[continua]
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