Il Cremlino certo non si immaginava che la mobilitazione militare sarebbe stata ben accolta dal popolo russo; questa è la motivazione, già emersa in passato, per il ritardo con cui la Russia aveva fin qui rimandato una mobilitazione -seppur parziale. Alcuni focus group cittadini (gruppi di inchiesta per sondare il sentimento popolare) svoltisi di recente e commissionati dallo stesso Cremlino, hanno reso evidente che praticamente nessuno nelle grandi città approva la guerra. Solo alcuni cittadini molto anziani -e cioè persone che comunque non verrebbero mai inviate al fronte- approvano ancora l’“operazione speciale”. Cosa ancora più scoraggiante per l’ufficio del presidente russo è la crescente e diffusa “frustrazione” nei confronti della leadership di Vladimir Putin. Il corrispondente di “Meduza” Andrey Pertsev ha intervistato alcune fonti vicine al Cremlino su come il governo stia sondando il termometro politico in tutto il paese e su come si stia cercando di impedire che la società giunga a un punto di rottura.

Il 17 ottobre scorso il sindaco di Mosca Sergey Sobyanin ha annunciato che la città ha completato la sua “mobilitazione parziale”.

La mobilitazione militare ha costituito una dura prova per migliaia di famiglie moscovite, per tantissimi padri, mariti e figli che ora vengono arruolati nell’esercito. Ciononostante l’obiettivo della mobilitazione parziale è stato raggiunto soprattutto grazie al senso di responsabilità dei cittadini di Mosca, al loro senso del dovere e al loro patriottismo.

Sobyanin ha aggiunto che gli uffici per la mobilitazione sarebbero rimasti chiusi a partire da mezzogiorno del 17 ottobre e che ogni cittadino che avesse ricevuto una lettera di convocazione poteva tranquillamente ignorarla. Secondo il sindaco, l’obiettivo stabilito per Mosca di mobilitare 16.000 uomini era stato raggiunto in pieno. Eppure, né nel decreto di mobilitazione, né in alcun altro documento legislativo sembra esserci alcun termine per la conclusione della mobilitazione.

La sera dello stesso 17 ottobre anche Andrey Vorobyov, governatore della regione di Mosca, ha annunciato che la quota di cittadini mobilitati era stata raggiunta nella sua area amministrativa. “Abbiamo interrotto la consegna degli avvisi di leva; chi li avesse comunque ricevuti non è più tenuto a presentarsi agli uffici militari”. Nel frattempo altre trenta regioni hanno riferito di aver anch’esse completato le operazioni di reclutamento.

Fonti interne al Cremlino hanno attribuito questo cambiamento improvviso nella strategia di arruolamento alla “frustrazione” che il governo avrebbe sentito montare nella popolazione urbana moscovita. Quando poliziotti e personale dell’esercito avevano cominciato a fare delle vere e proprie “imboscate” ai potenziali soldati nei pressi delle stazioni della metropolitana, ai primi di ottobre, l’opinione pubblica aveva risposto molto negativamente.

Le persone sono letteralmente costrette a nascondersi e sempre più serpeggiano paura e incertezza per il futuro. In tanti hanno già lasciato il paese; il livello di paura e sfiducia nel governo è in costante aumento. Mosca si è trasformata in una città completamente diversa; quei raid nelle metropolitane erano diventate una messa in scena troppo grottesca, e andavano fermate.

Secondo la nostra fonte, i metodi che tanto avevano indispettito l’opinione pubblica erano stati introdotti dal Ministero della difesa e dalle forze di polizia. In una simile situazione, Sobyanin, che normalmente non ama assecondare l’agenda militare, si è trovato costretto a obbedire a quanto gli era stato richiesto e a raggiungere gli obiettivi di mobilitazione.

All’annuncio del “completamento della mobilitazione”, il sindaco ha parlato della leva di massa come di “una grande fatica per migliaia di persone”, con lo stesso tono che di solito si sente utilizzare dalle autorità che commentano un disastro naturale. Degno di nota è anche il fatto che Sobyanin non abbia mai utilizzato il termine “operazione militare speciale”. Queste le sue parole ai moscoviti:

Miei cari cittadini, voglio offrirvi tutta la mia riconoscenza e la mia gratitudine. Siamo tutti preoccupati del vostro destino, delle difficoltà e dei pericoli che vi attendono e che già state sperimentando. Speriamo e preghiamo che tutti, dopo aver difeso la sicurezza e la sovranità del nostro paese, possiate tornare a casa vittoriosi, vivi e in salute.

Questa retorica potrebbe essere dovuta a quanto ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!