La copertina è dedicata per l’ennesima volta agli ucraini che vanno incontro a un inverno durissimo. Il terrorismo di Putin ha fatto ammutolire tutti. La resistenza degli ucraini resterà nella storia. Ci sentiamo impotenti ma in una guerra in cui le opinioni pubbliche europee giocano un ruolo importante, qualcosa possiamo fare: non lamentarci dei sacrifici che questa guerra ci costringe a fare, ma andarne orgogliosi e denunciare gli sciacalli che, addossandone la colpa agli ucraini che lottano e muoiono per la loro libertà e per il loro desiderio di essere Europa, cercano qualche voto in più. L’ideologia degli interessi è una delle peggiori, salvo che fra questi non si consideri, come uno dei più vitali, anche quello di dare un senso ai nostri atti e, in fondo, alla nostra vita. Della guerra in Ucraina ci parla Andrea Graziosi.
Perché tanti lavoratori, sia negli Stati uniti che in Europa, hanno abbandonato i partiti socialdemocratici e la sinistra? Per Michael Walzer la risposta è semplice: perché si sono sentiti abbandonati da un ceto sociale “progressista” che ama definirsi dei “meritocratici”, un ceto di privilegiati, agiati, assicurati e sicuri del proprio futuro e di quello dei figli, brave persone che sostengono i diritti di minoranze, immigrati, Lgbt, ma che hanno abbandonato ogni discorso di classe, di redistribuzione del potere oltre che di reddito, che non credono più nell’emancipazione e nell’autogoverno delle persone e che in più si sentono moralmente a posto, se non addirittura superiori. Proprio quello che dei socialdemocratici non devono fare, pena, fra l’altro, l’avanzata di un populismo anti-élite, risentito, che per reazione finisce per sostenere l’uomo forte di turno, solitamente di destra, a cui concedere tutti i poteri.
Al centro della rivista molte pagine sono ancora dedicate all’“altra tradizione” della sinistra, quella non-marxista, democratica e socialista, liberale e libertaria, antitotalitaria. L’abbiamo già scritto tante volte, la tradizione e i conti col passato sono cose necessarie per definire un’identità e gli ideali per costruire un futuro, ma anche utilissime per esercitarsi e far esercitare i giovani a ragionare “sul libro”, nel confronto col presente. L’intellettuale militante a cui dedichiamo le pagine è di nuovo Nicola Chiaromonte; pubblichiamo, di un convegno tenutosi a Roma nel cinquantenario della morte, le relazioni di Alfonso Berardinelli, Sergio Soave e Massimo Teodori. Parlando di Chiaromonte, uno degli intellettuali fra i più dimenticati e rimossi della storia politica e culturale italiana almeno fino a qualche tempo fa, è impossibile non menzionarne tanti altri come, per citarne solo alcuni, George Orwell, Simone Weil, Albert Camus, Gaetano Salvemini, Angelo Tasca, Ignazio Silone. A proposito di questi ultimi, amici e compagni di Chiaromonte, il primo nell’esilio in Francia, il secondo nell’impegno di “Tempo presente” e del Congresso per la libertà della cultura, citiamo il finale dell’intervento di Soave: “Nell’incapacità di contrastare la forza del loro pensiero, furono tutti e tre, in momenti diversi, colpiti da immorali maestri della squalifica morale che li additarono al pubblico ludibrio, definendoli servi del nemico, traditori dell’idea, moralmente abietti e marci. E tuttavia, mentre quei maestri della malafede sono scomparsi dalla scena, è a loro che dobbiamo ancora quelle parole di verità che servirebbero, oggi, per cambiare il verso di un mondo in cui una sinistra che si dice erede delle tradizioni liberal-socialiste e social-cristiane sembra priva di pensiero e di stelle polari che la orientino nel cammino”.
Sul “problema scuola” Pierpaolo Perretti ci parla della “solitudine dell’insegnante”; Grazia Barbiero dell’esperienza di convivenza etnica e linguistica del Sud Ttirolo, per la quale tanto si è battuto l’amico Alexander Langer; in realtà il plurilinguismo di un territorio può essere una ricchezza. Khalida a proposito del francese in Algeria ci disse: “No, no, ce lo siamo tenuti, bottino della guerra di liberazione”. I nazionalisti arabi la pensavano diversamente così come oggi Putin; speriamo che gli ucraini, un domani, malgrado le sofferenze patite, non mettano al bando la lingua russa. Poi Alfonso Berardinelli ci parla di Eliot, Matteo lo Presti di un comunista anomalo, Napoleone Colajanni, Michele Battini dei “russi che ama”, Wlodek Goldkorn della traversata nel deserto che aspetta la sinistra dopo l’Ucraina; infine le lettere dal Marocco e dall’Inghilterra. La “visita” è alla tomba di Argentina Altobelli. Infine ricordiamo la cara amica e maestra, Clotilde Pontecorvo, che non c’è più.
novembre 2022
Una sinistra senza operai?
Su populismo di destra e socialdemocrazia
Michael Walzer
Il mondo si è rotto
Su Russia e Ucraina, tra storia e ideologia
intervista a Andrea Graziosi
La solitudine dell’insegnante
Sul senso della scuola
Intervista a Pierpaolo Perretti
Chiaromonte scrittore
Alfonso Berardinelli
Angelo Tasca, Ignazio Silone, Nicola Chiaromonte
Sergio Soave
Chiaromonte e la Guerra fredda culturale
Massimo Teodori
Convivenza
Sul modello sudtirolese e i movimenti degli anni 70
Intervista a Grazia Barbiero
Addio Clotilde
Un testo del 1995 di Clotilde Pontecorvo
Il lascito di Clotilde
Un ricordo di Vittoria Gallina
Un ricordo di Lucia Giovannini
Eliot e l’idea di una società cristiana
Alfonso Berardinelli
La siccità e le foreste di argania
Emanuele Maspoli
In ricordo di Napoleone Colajanni
Matteo Lo Presti
I russi che amo
Michele Battini
Un tetto, una porta e due finestre
Belona Greenwood
Deserto
Wlodek Goldkorn
La visita è alla tomba di Argentina Altobelli
Sommario del n. 288
Una Città n° 288 / 2022 novembre
Articolo di redazione
Sommario del n. 288
Archivio
EGREGIO SIGNOR LADRO...
Una Città n° 126 / 2005 Febbraio
Realizzata da Paola Sabbatani
Realizzata da Paola Sabbatani
Stefano, Paolo, Elton, Giuma, Sandro, Alessandro, Elvis il più giovane, Claudio, Gianfranco, Marino, Andrea, uno dei soci fondatori, Nicola, Ilir, Graziano il vignettista sono nella redazione di Ristretti Orizzonti; Ornella Favero ne è la coordinatrice.Co...
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Chi erano
Una Città n° 295 / 2023 settembre
Erano ebrei che venivano dalla Germania, dall’Austria, dalla Polonia, ed erano in fuga dalle leggi razziali di Hitler. Uno di loro viveva in Italia da più di vent’anni. L’unico ebreo italiano veniva da Gorizia. Erano padri e madri...
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Editoriale del n. 296
Una Città n° 296 / 2023 ottobre
La copertina è dedicata agli ebrei caduti durante l’attacco di Hamas e riporta i campi coltivati di girasoli che circondano il Kibbutz di Kfar Aza. E anche a tutti coloro, israeliani e palestinesi, che ora pagheranno il conto di altri. La str...
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La croce al merito...
Una Città n° 295 / 2023 settembre
Bernardo Brumer è in Italia da tanti anni e di mestiere si occupa del legno curvato, quello delle famose sedie Thonet, nella fabbrica delle quali, in Austria, Brumer aveva lavorato. La sua odissea fra i meandri delle leggi razziali, che per altro s...
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Libri su Israele e Palestina di Una città, scaricabili
Una Città n° 296 / 2023 ottobre
In questo momento tragico, per chi volesse approfondire la storia del rapporto fra ebrei e palestinesi mettiamo a disposizione gratuitamente il pdf dei nostri libri.
La bandiera nera
A cura di Asher Salah, Francesco Papafava, Barbara Bertoncin
da ...
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