Moltissime lettere sono legate alla quotidianità della casa editrice fondata nel 1923 e sono significative della vasta rete politico-culturale intessuta da Gobetti, su cui un lavoro di scavo importante è costituito anche dalle postfazioni ai volumi dell’intero catalogo gobettiano, la cui ristampa è in via di conclusione nelle Edizioni di Storia e letteratura di Roma.
Nel 1924 la Piero Gobetti Editore pubblicò libri politici importanti -tra cui Una battaglia liberale. Discorsi politici (1919-1923) di Amendola, Le lotte del lavoro di Einaudi, Popolarismo e fascismo di Sturzo- mentre continuava anche la produzione letteraria e, attraverso Sergio Solmi, Gobetti prendeva contatti con Montale, del quale pubblicherà nel 1925 Ossi di seppia. Le difficoltà di una impresa molto artigianale stava soprattutto nella diffusione, per la quale Gobetti dovette appoggiarsi a un distributore, ma progettando contestualmente una seconda casa editrice tutta in proprio e persino l’acquisto di una libreria a Torino.
Momenti salienti della biografia gobettiana nel 1924 sono la pubblicazione a marzo del saggio La Rivoluzione Liberale, nella collana diretta per Cappelli da Rodolfo Mondolfo; dopo il delitto Matteotti, la scrittura del profilo del dirigente antifascista pubblicato sulla rivista e in volume, corredato di Cenni biografici forniti dal sindacalista Aldo Parini, che aveva lavorato nel Polesine con il dirigente socialista assassinato; la costituzione dei Gruppi della “Rivoluzione Liberale” a luglio e i contrasti con l’Aventino; l’aggressione fascista a Gobetti nel settembre dopo l’ingiuria di “aborto morale” rivolta a Delcroix, che tentava un cauto disimpegno rispetto all’ala oltranzista dei fascisti: un infortunio pagato a caro prezzo; l’Appello ai Meridionali del 2 dicembre, con Guido Dorso primo firmatario, e l’uscita del “Baretti” nello stesso mese, dopo una quasi triennale gestazione.
Il Carteggio conferma la convinzione di molti studiosi di Gobetti che non si possa dare pienamente conto del suo impegno e del suo pensiero se non si incrociano i testi politici con gli altri della sua vasta produzione. “Noi siamo più elaboratori di idee che condottieri di uomini, più alimentatori della lotta politica che realizzatori: e tuttavia già la nostra cultura, come tale, è azione, è un elemento della vita politica” aveva scritto su “La Rivoluzione Liberale” il 28 settembre 1922 nella prima polemica sulla Società degli Apoti proposta da Prezzolini (Scritti politici, a cura di P. Spriano, Einaudi, Torino 1997, p. 410, d’ora in poi citati come SP).
Un nodo rilevante della biografia gobettiana è proprio quello del rapporto tra impegno culturale e impegno politico diretto, del quale un primo momento fu l’attività nel gruppo degli unitari salveminiani torinesi, presto seguito dalla delusione e dalla decisione di chiudere “Energie Nove” per aprire un pausa di studio e di riflessione. Come ha mostrato nella introduzione al Carteggio 1918-1922 Ersilia Alessandrone Perona, i due anni tra la fine di “Energie Nove” e gli inizi di “La Rivoluzione Liberale” sono molto complicati e mettono capo a un progetto di cultura politica e non di politica diretta come base della nuova rivista: “politica educativa”, come scriveva a Caramella il 20 luglio 1920. Ma l’educazione storico-teorica di una nuova classe dirigente prospettata nel Manifesto di “La Rivoluzione Liberale” non poteva bastare man mano che il fascismo si affermava con tutta la sua violenza sovversiva nei confronti delle istituzioni e degli oppositori.
Nella crisi seguita al delitto Matteotti divenne per Gobetti inderogabile un secondo periodo d’impegno direttamente politico. Il 18 giugno presentava a nome della rivista e riusciva a far approvare all’unanimità nella riunione dei rappresentanti delle opposizioni torinesi (tra cui popolari, repubblicani, democratici, socialisti unitari e massimalisti, comunisti) un ordine del giorno indirizzato ai dep ...[continua]
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