Caro Lombardo,
certo la quiete, dopo la tempesta, è il bene più ambito; ma per te, se fossi venuto, avrei fatto volentieri un’eccezione. Rivedersi fra galantuomini e collaboratori, scambiarsi esperienze e conclusioni è riposo, non turbamento. Quando ti sarà comodo, qui o dopo il 15 a Roma, sono a tua disposizione, per ringraziarti ancora dell’opera preziosa che hai compiuto e che spero avrà una continuazione altrettanto proficua. Ne abbiamo parlato anche con Pella.
Hai fatto bene a raccogliere i tuoi discorsi, così pieni di fatti, e validissimi e attuali sempre. Codesto è socialismo costruttore e mobilissimo in ciò che il mobilismo costituisce una virtù, cioè nell’adattamento alla flessibilità della vita collettiva, e salva l’immobilità della tendenza finalistica.
Come puoi immaginare, sono molto preoccupato per l’indomani. Ho sfuggito tutti i contatti: solo Romita mi ha raggiunto nel transatlantico per confermarmi la sua amicizia e Nenni mi ha rincorso per dirmi: “Bisogna che ci vediamo”. Vedersi perché? Il colloquio è inutile, quando manca il coraggio dell’azione. Prevedo tempi duri e battaglie aspre. Per fortuna, per parlare con Nenni, siamo fideisti, cioè abbiamo una fede che non vacilla e non chiede alla vita che, per naturale corso, va verso la fine, ulteriori soddisfazioni. Ne ho avute già troppe, perfino quella di una dimostrazione a controprova della bontà della riforma elettorale proposta.
Dunque arrivederci, caro Lombardo, e conservami la tua affettuosa amicizia. Ossequi anche da Francesca alla tua gentile signora. Tuo, De Gasperi
Sella, 27 agosto 1953
La lettera che pubblichiamo, fornitaci da Marina Cattaneo, ci aiuta a capire il nesso che univa strettamente suo nonno, Ivan Matteo Lombardo, al presidente De Gasperi, specie in un momento di crisi e trapasso, estate 1953, quando al leader trentino non fu consentito, dopo le elezioni maggioritarie del 7 giugno, di costituire un suo nuovo governo. Chi gli negò il voto, astenendosi, furono i partiti centristi minori, verso i quali De Gasperi aveva sempre manifestato invece ampia considerazione. Contrasti tra i laici come tra le fazioni Dc faranno decidere il presidente Einaudi a incaricare Giuseppe Pella, Dc fuori dalle correnti e noto liberista, che otterrà il sì di Senato e Camera il 22 e il 24 agosto. Ivan Matteo Lombardo era stato nominato segretario del Partito socialista per un accordo tra le opposte correnti nell’aprile ’46, mentre era in Usa in missione a difesa dell’industria tessile italiana. Resterà nel Partito socialista anche dopo la scissione di Saragat (gennaio ’47), uscendone solo un anno dopo in disaccordo sul progetto di Fronte popolare. Fautore del Piano Marshall, europeista e atlantista convinto, eletto nell’alleanza socialdemocratica a Napoli il 18 aprile, sarà ministro per il commercio estero nel 6° ministero De Gasperi, e parteciperà attivamente ai lavori per la costituzione della Ceca e poi della Comunità Europea di Difesa (Ced), ultima battaglia, persa, di De Gasperi. Sarà deluso in questo dai socialisti non solo italiani ma anche francesi e tedeschi, distaccandosi dalla politica attiva. Ma resterà presidente del Comitato Italiano Atlantico.
De Gasperi morirà il 19 agosto 1954.
De Gasperi: l’amarezza di un leader
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Una Città n° 299 / 2024 febbraio
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De Gasperi: l’amarezza di un leader
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