Forlì, 18 settembre 1950
Caro Ragghianti,
per quanto riguarda i miei ricordi sul periodo cospirativo spero di averti accontentato con gli appunti che ti accludo. Certamente vi sono lacune: ma nel complesso, poiché tutti gli amici antifascisti passarono e ripassarono nel mio studio, il panorama è esatto.
Per il periodo insurrezionale e di lotta partigiana, ogni gruppo o partito ha ora rivendicato meriti e onori e forse è difficile essere obbiettivi perché, viste da vicino, troppe glorie partigiane rimpiccioliscono o troppi eroismi autentici, che non hanno trovato un partito che le esalti, sono passati nel dimenticatoio.
Ad ogni modo ti compiego anche un volumetto sulla Banda Corbari. Altri scritti in memoria del povero Tonino Spazzoli (vero e grande e generoso eroe al quale io e tanti altri dobbiamo la vita), e una rassegna delle attività del Partito repubblicano. Se desideri ti farò avere elementi per la 8a Brigata Garibaldi e per il partito comunista. Mi domandi di me? Non ne vale la pena. Ricordiamo i caduti.
L’unico mio vanto può essere quello di essere stato sempre e tenacemente antifascista, fuori dei sindacati e di ogni organismo, anche quando molti in Romagna, specialmente per odio contro i socialisti, si erano ubriacati delle parole di Mussolini, e di avere sempre mantenuto contatti con tutti gli aggruppamenti operanti dall’“Italia Libera” di Pacciardi a “Giustizia e Libertà”. E ancora prima, di avere aderito alla “Unione” del povero Amendola. E quando Mussolini, nel 1922, venne nominato Presidente Onorario della Sezione Combattenti di Forlì, io intervenni, e volli che risultasse, anche in verbale, il mio dissenso e il mio unico voto contrario. Con le conseguenze, naturali, di aumentarmi le persecuzioni. Per il resto: venti anni di piccole noie, quattro bastonature, bandi, incarcerato nel 1926, poi nel 1943, poi al 1° gennaio 1944 arrestato a Firenze (ove mi ero recato dopo che in Romagna mi cercavano da tutte le parti, e ove avevo preso contatto in casa di Pistocchi con Agnoletti e con altri), processato nel marzo 1944 al “Tribunale provinciale straordinario […] per avere in Forlì dal 27 luglio in avanti con la sua azione e la sua personalità antifascista permesso violenze contro le cose e persone del fascismo […] e continuando l’opera denigratoria del Pnf, già intrapresa fino dal 1922 […] etc.”.
Il Tribunale Speciale Straordinario mi assolse, permettendomi di esprimere liberamente le ragioni del mio antifascismo e la sfiducia che tutti sentivano per la Repubblica Sociale di Mussolini, e mi consegnò alle Ss tedesche che mi carcerarono per “atti di sabotaggio”. Accusa elevata contemporaneamente contro A. Guerrini e G. Babbi, a seguito delle rivelazioni di persone sbarcate dal Sud. Dopo molti mesi nelle carceri di Bologna, fummo dimessi Babbi e io: Guarini, uscito per le sue gravi condizioni di salute, era morto pochi giorni prima a Ravenna.
Ricercato dalla polizia repubblichina dopo alcune settimane in Romagna, mi spostai a San Marino: vennero le Ss tedesche a cercarmi anche a San Marino, poi, al passaggio del fronte e al seguito degli inglesi, rientrai a Forlì diventando Presidente del Cln per circa un anno. Per dissidi coi comunisti ai quali mi opponevo nel loro tentativo di impadronirsi del paese e di imporre, con le violenze, la loro ideologia, e per non inasprire le questioni, preferii dimettermi dopo circa un anno.
Tenni la Presidenza dell’Amministrazione provinciale fino alle prime elezioni: poi, democraticamente essendosi sciolto il P. d’A. e stante l’esito delle elezioni che aveva dato un orientamento della situazione politica della provincia, io, e gli altri deputati provinciali, ci dimettemmo, e io passai, definitivamente, a vita privata. E ne sono contento perché ti confesso che questo primo esperimento di democrazia mi sta dando molte delusioni, e mi accorgo che noi abbiamo per venti anni attribuito al fascismo gli errori e i difetti che sono degli italiani.
Scusami dunque questa chiacchierata e queste amare considerazioni: ma ti confesso che quando ripenso alle nostre illusioni, e al sacrificio degli amici caduti, Spazzoli, Masia, Quadri, Zoboli, Galimberti e Gasparotto, e tanti tanti altri, io ne sono veramente rattristato.
Stà bene: ossequiami la tua signora, e abbiti un abbraccio fraterno dal tuo, Bruno Angeletti
Gli appunti allegati
Sciolti i partiti politici, nel 1925, ogni attività antifascista rimase, in Romagna, limitata a singole persone che mantene ...[continua]
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